Seguici su:

Interviste

Letto 5395 Volte
Condividi

Vivisezione e caso Green Hill: intervista alla LAV

Nelle scorse ore è emersa una vicenda di cronaca piuttosto inquietante in materia di animali: stiamo parlando dell’ingresso delle forze dell’ordine nello stabilimento Green Hill in provincia di Brescia, stabilimento allevatore di cani beagle destinati alla vivisezione. La struttura è stata posta sotto sequestro ed al momento le indagini sono ancora in corso.
Un argomento delicato quello che riguarda animali e vivisezione: in Italia sono circa 900.000 gli animali utilizzati ogni anno per la ricerca scientifica, fatto che divide da sempre l’opinione pubblica tra chi ritiene che  l’impiego degli animali ai fini scientifici sia un male necessario per apportare progressi nel campo della scienza e chi, viceversa, preferirebbe ricorrere a metodi alternativi.

Legge in materia di vivisezione

In Italia la materia è regolamentata dal Decreto Legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992 “Attuazione della direttiva (CEE) n.609/86 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici” con lo scopo di proteggere gli animali usati nelle procedure sperimentali e garantire loro il massimo benessere, limitare al minimo il dolore, la sofferenza, l’angoscia, i possibili danni derivanti dagli esperimenti, ridurre quanto più possibile il numero degli esperimenti e il numero degli animali usati negli esperimenti e che elenca specifici requisiti abbastanza stringenti per chi voglia ricorrere ad attività di ricerca con utilizzo di animali.
Una regolamentazione che, come detto, non manca di creare spaccature e posizioni contrapposte. Tornando al fatto di cronaca dello stabilimento Green Hill, la denuncia è partita anche a seguito della denuncia effettuata dalla LAV, la Lega Anti Vivisezione ovvero una delle più importanti associazioni animaliste di Italia: in un’intervista rilasciata al nostro giornale, la LAV nelle persone della biologa responsabile  per il settore vivisezione Michela Kuan, ci parla di questa vicenda di cronaca e di vivisezione in generale.

La Lega Anti Vivisezione e il caso Green Hill

Dottoressa Kuan, prima di tutto per chi non vi conosce diciamo cosa è la LAV
“Siamo un’ associazione per i diritti degli animali nata nel 1977 e che copre il settore a 360 gradi: in particolar modo la nostra attività è contro la sperimentazione sugli animali poichè riteniamo che questi vadano difesi e tutelati in ogni aspetto e da ogni forma di sfruttamento. Perché, purtroppo, gli animali sono ancora troppo spesso trattati come oggetti.”
Veniamo alla vicenda di cronaca delle scorse ore: cosa è successo nello stabilimento Green Hill in provincia di Brescia?
“Finalmente dopo mesi di accusa verso questo stabilimento allevatore di cani beagle destinati alla vivisezione  e varie denunce cadute nel vuoto siamo riusciti, grazie ad una denuncia congiunta di Lav e Legambiente, a far entrare le forze di polizia e la procura insieme ai veterinari che ora sono all’interno della struttura ad effettuare controlli. Speriamo di riuscire a far luce su un mondo solitamente silenzioso: quelli dove avviene la sperimentazione sugli animali sono infatti  posti  completamente chiusi all’informazione pubblica. Non a caso i laboratori sono costruiti sotto terra e gli animali non hanno modo di vedere la luce del sole quando, invece, i cittadini avrebbero diritto di sapere cosa accade nei laboratori.”

Cuccioli di cane mandati nei laboratori

Cosa può dirci di più specifico su Green Hill?
“Green Hill è uno stabilimento che si trova nella provincia di Brescia, a Montichari, ed è costituito da 5 capannoni all’interno dei quali sono raccolti circa 2500 cani: già questo lascia capire l’affollamento numerico nel quale vivono gli animali. I cuccioli appena nati viaggiano verso laboratori per arrivare nei luoghi di sperimentazione dove verranno effettuati vari tipi di procedure molto invasive per poi essere soppressi.”
Questi fatti sono stati già acclarati?
“No, non ancora: gli accertamenti sono in corso e la struttura è stata posta sotto sequestro probatorio.  Questo ci fa ben sperare ed è già un passo in avanti: gli accertamenti sono in corso le indagini, noi ci auguriamo la chiusura della struttura e la possibilità di salvare quei 2500 cani da quello che è un obiettivo certo, perché ogni volta che escono vanno incontro alla morte.”
Si parla quindi di una situazione giudiziaria ancora in divenire
“Si, la situazione è in divenire quindi gli accertamenti dureranno a lungo.”

Cosa accadeva nello stabilimento Green Hill di Brescia?

La denuncia da parte vostra come è nata? Seguivate quanto accadeva in quello stabilimento da tempo?
“No beh, le incongruenze su quelle che possono essere le modalità di detenzione degli animali in quella struttura sono abbastanza palesi: basta conoscere le necessità degli animali stessi per capire che erano tenuti in condizioni inaccettabili. La denuncia è stata fatta grazie ad una collaborazione di Legambiente ed anche per volontà del Corpo Forestale dello Stato. Ci auguriamo adesso di arrivare a soluzioni definitive: e non solo su questo.”
A cosa si riferisce?
“Andiamo avanti su più piani, uno fondamentale è l’art. 14: Al Senato in questi giorni doveva esserci un voto che però sta slittando, si tratta di un provvedimento che, se approvato, porterebbe alla chiusura immediata di Green Hill.”
Ci illustra questo articolo?
“È un articolo molto complesso che porterebbe l’immediata chiusura di Green Hill perché vieterebbe sul territorio nazionale l’allevamento  di cani, gatti e scimmie da sperimentazione; insieme a questo comma vi sarebbero altri articoli come, tanto per citarne uno, quello che prevederebbe l’obbligo di anestesia sugli animali perché, attualmente, ogni intervento avviene con l’animale completamente sveglio.”

Le strutture a rischio in Italia

Oltre a questo di Green Hill, ci sono altre situazioni critiche per quel che riguarda strutture simili nel territorio italiano?
“Da un certo punto di vista tutti gli stabulari sono situazioni critiche: in Italia ne abbiamo circa 600 il che vuol dire 600 laboratori attivi in un paese come il nostro che è abbastanza piccolo. I parametri definiti per legge sono minimi: gli animali possono stare in queste gabbie di detenzione per mesi o anni, in spazi minuscoli, sotto terra, senza luce, senza potersi muovere né poter uscire o interagire con altri animali.”
Quindi potrebbero esserci altre situazioni ai limiti della legalità?
“Noi possiamo solo sperare che questa vicenda possa scoperchiare un vaso di Pandora che contiene chissà cosa: perché non è facile entrare nei laboratori. Sono sistemi volutamente chiusi e che volutamente tengono lontano l’occhio esterno. Green Hill è l’ultimo stabilimento allevatore di cani presente sul territorio italiano: non ce ne sono altri. Purtroppo la legalità in queste strutture non sempre c’è stata: per fare un esempio, da poco nel modenese è stato scoperto un laboratorio che per anni ha lavorato senza esser registrato, utilizzando ed uccidendo migliaia di animali per testare la tossicità di alcuni composti farmacologici. Parliamo di uno stabilimento grosso, che ha lavorato per anni anche al servizio di aziende grandi e non è mai stato registrato al Ministero della Salute. Quindi la situazione di legalità generale non sempre è stata delle migliori.”

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: