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Accoglienza, integrazione e caporalato: situazione in Italia

Maurizio Alfano è un attento ricercatore. Laureato in Scienze Sociali per lo Sviluppo la Cooperazione e la Pace presso l’Università della Calabria, si occupa di migranti e migrazioni, Rom di etnia rumena, bulgara e serba, in particolare nei campi di Cosenza, Scampia, Giugliano e Prokuplje.
Abbiamo intervistato il dott. Alfano durante un suo incontro a Praia a Mare, dove si è recato proprio per parlare di questo delicato argomento.
Quanto è importante parlare non solo di accoglienza ma soprattutto di integrazione?
“E’ fondamentale. Noi stiamo pagando i danni della mancata o cattiva integrazione. Non conoscere l’altro può anche creare una dimensione di distanza che appartiene alla sfera naturale perché elaboriamo un concetto culturale che è quello della supponenza nel credere che siamo superiori agli altri. Nei confronti degli stranieri abbiamo forme di resistenze che non dovrebbero esistere.”
Può farci qualche esempio?
“Ci poniamo con pregiudizi a volte inutili e questo crea una mancata integrazione. Avere delle politiche di accoglienza significa investire su questo: se in un paese è attesa una comunità di profughi o richiedenti asilo è giusto creare prima processi di mediazione e pacificazioni dei conflitti sociali, far capire chi arriva, la loro religione e i loro usi e costumi in modo da facilitare una convivenza migliore per tutti.”

La fase di accoglienza in Italia:

Come è strutturata la fase di accoglienza nel nostro paese?
“Dobbiamo fare una classificazione tra prima e seconda accoglienza. La prima accoglienza è quella straordinaria che riguarda il numero di flussi e sbarchi e confluisce all’interno dei centri straordinari, ovvero Cas. In questo scatolone vengono molte volte stivate centinaia e centinaia di persone diverse per etnie e culture. Nella seconda accoglienza entra in gioco lo Sprar. Qui arrivano persone che sono già presenti sul territorio da anni più o meno in regola con i documenti e in attesa di protezione sussidiaria o con lo status del rifugiato.”
Quindi la differenza tra prima e seconda accoglienza?
“Nella prima accoglienza l’ente pubblico è assente. Ovvero la prefettura interviene e media direttamente con i privati senza entrare nel merito dei requisiti. Basta essere una Onlus e ti affidano la gestione dei migranti senza chiedere altro. Nella seconda accoglienza la prerogativa per aprire uno Sprar è solo del Comune. Ovviamente ci sono requisiti essenziali da seguire e anche molto precisi.”

Il nuovo caporalato in Calabria:

Vorrei parlare con lei di un’altra piaga dell’immigrazione qui in Calabria: il caporalato.
“Un vero problema per la nostra realtà. Anche nella vicina Basilicata e Puglia abbiamo un altro comune denominatore: oltre gli italiani che non vogliono fare più questo tipo lavoro c’è il problema delle false giornate dei braccianti agricoli. La Procura di Castrovillari negli ultimi tre anni ha smascherato tra sette e otto casi di falsi braccianti agricoli per migliaia e migliaia di giornate lavorative. Braccianti italiani che prendono le 51-101 giornate per andare nei campi ma in realtà introducono nel sistema e in maniera irregolare gli immigrati con paghe che si aggirano a 1,80 cent ad ora. Oggi c’è anche un altro fattore molto importante”.
Quale?
“La presenza sul territorio dei Rumeni e Bulgari che fanno lo stesso lavoro e prendono anche meno degli eritrei. Questo perché a differenza degli africani la migrazione bulgaro- rumena si muove per nuclei familiari. E’ una diversificazione del lavoro: c’è chi va a raccogliere il ferro, chi le arance a 0,40 cent, chi porta il bimbo o l’anziano al semaforo ma alla fine della serata producono un valore aggiunto diverso rispetto al singolo eritreo. Per i caporali e le aziende agricole calabresi è oro. Nel bacino della sibaritide e rosarnese ormai le famiglie bulgare e rumene stanno sostituendo gli africani.”

Come sono cambiati i flussi migratori negli ultimi anni?

Lei ha riscontrato una maggiore femminilizzazione dei flussi migratori?
“Si. Questo perché le migrazioni si strutturano in base all’aspettativa di lavoro del paese di accoglienza. Da noi c’è possibilità di lavoro e guadagno per le donne. Pensiamo solo alle badanti sempre di più magrebine. Se abbiamo bisogno di una badante per i nostri genitori ricorriamo senza pensarci due volte agli stranieri. Anche nel mondo agricolo, soprattutto in Puglia l’indice della femminilizzazione è aumentato.”
Quanto è cambiato il fenomeno migratorio negli ultimi anni?
“Più che cambiato si è strutturato in forme diverse. A noi viene raccontato che sbarcano qui quelli che scappano della guerre ed è vero, ma la maggior parte di loro scappano dalle mutate condizioni ambientali. In alcune zone ci sono infatti delle condizioni climatiche per cui non si è più in grado di sopravvivere in quei luoghi. Parliamo della glaciazione o desertificazione che porta le persone a spostarsi in massa. Oggi abbiamo mutamenti climatici notevoli. Queste persone altro non fanno che rispondere a un istinto umano e animale. Ecco perché intere famiglie sono disposte a mettere su un barcone un figlio anche immaginando di non vederlo più.”

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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