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Periferie di Roma /5: il Bronx di Torrevecchia, luci spente sul degrado

Prosegue il nostro viaggio nelle periferie romane; dopo esser stati a Fidene (Viaggio nelle periferie di Roma /4: Fidene) presentiamo un’altra situazione. Il Bronx di Torrevecchia è un quartiere periferico situato nella zona nord-ovest di Roma e soprannominato così dai suoi stessi abitanti per via dell’aspetto architettonico, decisamente poco gradevole, degli edifici che lo compongono, molto simili alle costruzioni popolari di Corviale e Laurentino 38: un enorme agglomerato di cemento senza colore che sembra quasi inghiottire le numerose famiglie che ospita al suo interno.
Sorto nei primi anni ’80 accanto a Primavalle e al confinante Quartaccio, questo complesso di case popolari ha acquisito nel tempo una fama che precede spesso la realtà dei fatti, dovuta a storie di criminalità e degrado oggi assorbite nella memoria del quartiere.

Scuole e strade da ripulire e sistemare:

“Prima qui era un casino, succedeva sempre qualcosa. Adesso la vita è più tranquilla, ma in generale tra le persone c’è poco rispetto. Non si vede più tanta criminalità, però c’è un degrado che non concepisco”: sono parole di Flavio, un ragazzo di 23 anni che vive nelle case popolari “io lavoro in un negozio e qui ci sto poco, ma basta farsi un giro tra questi palazzi per vedere che tipo di problemi abbiamo”.
A prima vista il disagio maggiormente visibile riguarda la pulizia: anche qui cartacce e rifiuti sono infatti uno sfondo costante del panorama e gli spazi verdi che si alternano tra un palazzo e l’altro ne sono l’emblema. La scarsa pulizia delle strade trova poi un’eco nella sporadica raccolta dei rifiuti: i cassonetti posti in fondo al bronx non sono sufficienti in rapporto al numero elevato degli abitanti e i rifiuti si ammucchiano sulla strada emanando odori sgradevoli che con il caldo vengono amplificati ed entrano perfino nelle case.
“Oltre alla sporcizia qui stiamo al buio, c’è troppa poca illuminazione. Ogni tanto dal comune dicono che verranno e faranno qualcosa, ma poi non gliene frega niente a nessuno. Ho sentito quella storia di Alemanno e delle chiese che vuole costruire nelle periferie, ma qui non ci servono: ce ne sono due solo nel raggio di 300 e 800 metri. Piuttosto andrebbero risistemate le scuole e ripulite le strade, se il sindaco venisse lo vedrebbe con i suoi occhi ma, come ripeto, qui non si vede mai nessuno”.

Pochi lampioni: le strade del Bronx sono al buio

A raccontarlo è il proprietario dell’edicola posta all’entrata del Bronx mentre, trascurando per un momento i clienti, ci indica con la mano i rifiuti per terra e i palazzi che rimangono senza illuminazione per assenza di lampioni e luci esterne. Sul lato opposto della strada c’è poi un Centro di Orientamento al Lavoro dove si rivolgono le persone in cerca di un impiego.
Fuori al cancello incontriamo Francesco: “io ho 30 anni e vengo qui costantemente. L’ufficio apre verso le 9, ma la fila inizia già prima delle 8 con almeno 10 o 15 persone che aspettano, ormai lo so bene. Purtroppo non trovo un lavoro e sto così da anni. Non mi spiego come facciano certi politici a dire che la crisi non c’è: ma si rendono conto di come sta vivendo la gente e di come siamo messi male noi giovani? Hanno la faccia come…”.
Del resto la scritta a caratteri cubitali presente sul muro esterno dell’ufficio parla a nome di tutti i disoccupati che ogni giorno qui, come altrove, sono in attesa nella speranza di trovare un impiego: “lavoro subito”, un imperativo che, a tutti gli effetti, dovrebbe essere un diritto di tutti.

Vorrei che i miei figli andassero via da questo quartiere:

“Io ho due figlie grandi, tutte e due sono disoccupate. Abbiamo fatto tanti sacrifici per farle studiare e vedere che non riescono a uscire da qui è doloroso. Viviamo nel bronx e speravo in un futuro migliore per loro, ma per il momento non possono pensare ai loro progetti di vita. Non sappiamo come fare perché non arriviamo alla fine del mese anche se risparmiamo su tutto. A noi delle periferie, poi, ci considerano ancora meno e dovrebbe essere il contrario: è la gente più disagiata ad avere più bisogno di sostegno. I politici pensano a tutto tranne che a risolvere i problemi”.
Parole di Anna, una signora che incontriamo fuori al supermercato della zona, uno di quelli che vende prodotti al ribasso. “Sono stanca dell’emarginazione, di vivere in un ghetto dove la prospettiva del futuro non è sostenibile. Ci passano accanto chiudendosi gli occhi, facendo finta che non esistiamo e non è giusto, nessuno dovrebbe vivere così: per favore scrivete questo nel vostro articolo, raccontate voi come vive la povera gente”.

 

Puntata successiva – Viaggio nelle periferie di Roma /6: Laurentino 38

Pubblicato in Reportage

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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