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Ricavare tessuto dagli scarti di arance: il progetto Orange Fiber

Quella che stiamo vivendo è un’epoca fortemente caratterizzata dall’esigenza di ricorrere a concetti come sostenibilità, risparmio, rispetto per l’ambiente, riciclo e quant’altro possa andare a delineare comportamenti virtuosi di tale genere.
Concetti che vengono spesso declinati in diversi ambiti e che trovano terreno fertile per la proliferazione di idee innovative e interessanti. Come quella che stiamo per raccontare. Orange Fiber è un progetto nato dalla voglia di proporre un qualcosa di innovativo e, al contempo, di utile e sostenibile per l’ambiente.
Un tessuto ecosostenibile nato dalla menti di due imprenditrici, Adriana Santanocito ed Enrica Arena, unendo la passione per il mondo del fashion e quello dell’innovazione. Ciò che ne è derivato è Orange Fiber, azienda siciliana che ha ideato un tessuto ecosostenibile nato dagli scarti delle arance.

Il progetto Orange Fiber

Cos’è il progetto Orange Fiber e come nasce?
(Risponde Enrica Arena) “Secondo dati aggiornati, in Italia ogni anno si producono circa 1 milione di tonnellate di pastazzo, un sottoprodotto ingombrante, che finora ha rappresentato un grosso problema per l’intera filiera agrumicola a causa dei suoi elevati costi per le industrie di succhi e per l’ambiente. Orange Fiber nasce dalla voglia di fare qualcosa per la nostra terra, dall’esigenza di trasformare un problema in una risorsa economica e portare l’innovazione e la sostenibilità all’interno del comparto tessile e manifatturiero italiano. Nel 2011, nel corso dei suoi studi in Fashion Design e materiali innovativi all’AFOL Moda di Milano, Adriana Santanocito – ideatrice & Co-Founder – intercetta il trend dei tessuti sostenibili e decide di approfondire l’argomento nella sua tesi.
Parallelamente, entrando in contatto con i produttori di agrumi, rimane molto colpita dalla sofferenza del settore – le cui arance faticano ad entrare sul mercato – e ha l’intuizione di poter utilizzare gli agrumi per creare un tessuto innovativo.”
Come si è arrivati poi a fa nascere il progetto Orange Fiber?
“Dalla teoria, riesce ben presto ad arrivare alla pratica, e dopo aver provato la fattibilità del processo con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, deposita il brevetto italiano, esteso poi in PCT internazionale nel 2014. È durante lo sviluppo del processo che scopre l’altra grave questione che affligge il settore agrumicolo siciliano: lo smaltimento dei sottoprodotti della spremitura – ovvero di tutto quello che resta dopo la produzione industriale di succo – che vale circa 1 milione di tonnellate l’anno in Italia – e la cui gestione comporta ingenti costi economici per le industrie di trasformazione e impatta l’ambiente. A quel tempo condividevamo la stessa casa a Milano, città in cui anche io mi ero trasferita per studiare comunicazione e cooperazione internazionale, immaginando un futuro nell’imprenditoria sociale. Mi parlò della sua idea e ne rimasi colpita: la sostenibilità ci ha unite e da quel giorno lavoriamo fianco a fianco ad Orange Fiber.”

Nascita di Orange Fiber e finanziamenti ricevuti

Chi vi ha aiutato a finanziare il progetto?
orange fiber(Risponde Enrica Arena) “Trasformare un’idea in un progetto imprenditoriale non è semplice ovunque ci si trovi, per un progetto industriale sperimentale come il nostro poi, le complessità non mancano. Probabilmente il più grande scoglio è sempre stato reperire i fondi sufficienti per mantenere in vita e far progredire il nostro progetto. Fortunatamente in questi anni siamo riuscite a superare questo scoglio con un mix di agevolazioni statali, capitale di rischio di Business Angel e il supporto ricevuto da acceleratori e incubatori. In particolare, i primi prototipi di tessuti sono stati realizzati grazie all’ingresso in società di alcuni imprenditori siciliani e al finanziamento del bando Seed Money di Trentino Sviluppo (programma Operativo FESR 2007-2013 della Provincia Autonoma di Trento con il contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale): un raso bianco e un pizzo nero e bianco ottenuti tessendo l’esclusivo filato Orange Fiber alla seta comasca e due varianti di filato di colore giallo e arancio, presentati in anteprima il 16 settembre 2014 all’Expo Gate di Milano in occasione della Vogue Fashion’s Night Out.”
Da lì si è arrivati alla realizzazione di un vero e proprio impianto di produzione. Esatto?
“A dicembre 2015, grazie al contributo del bando di finanziamento Smart&Start di Invitalia (Ministero Sviluppo Economico), siamo riuscite a far nascere il nostro primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa da agrumi atta alla filatura. Di recente, infine, grazie alla vittoria del Global Change Award 2015 – l’iniziativa lanciata dall’organizzazione no-profit H&M Foundation nel 2015 con l’obiettivo di ricercare idee innovative capaci di chiudere il cerchio nell’industria della moda per salvaguardare il nostro pianeta – abbiamo avuto la grande fortuna di poter investire il grant ricevuto in ricerca e sviluppo e beneficiare di un anno di consulenza e accelerazione personalizzata offerta da Accenture e dal KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma per far crescere e consolidare il nostro progetto e la nostra azienda.

Come si ricava tessuto dalle arance

Qual è il processo tramite il quale si riesce a ricavare tessuto dalle arance?
(Risponde Adriana Santanocito) “Il nostro tessuto viene realizzato a partire dal pastazzo d’agrumi, ossia quel residuo umido che resta al termine della produzione industriale di succo di agrumi e che non può più essere utilizzato. Grazie al processo da noi brevettato, siamo in grado di sfruttare le potenzialità del pastazzo per l’estrazione della cellulosa d’agrumi atta alla filatura, trasformando così uno scarto in una risorsa per il rilancio economico del comparto tessile-manifatturiero italiano.”
Dove avviene questa operazione?
“La prima parte della trasformazione avviene in Sicilia, dove la cellulosa atta alla filatura viene estratta, per essere poi mandata in Spagna, dove un nostro partner la trasforma in filato, e in ultimo questo rientra in Italia, presso una tessitura comasca, dove viene trasformato nel nostro prodotto. La nostra soluzione, estrarre una materia prima da un sottoprodotto industriale non rivale all’alimentazione offre la possibilità di soddisfare la crescente richiesta di cellulosa per uso tessile dovuta alla volatilità dei prezzi del cotone e del petrolio – preservando al contempo le risorse naturali, senza produrre scarti industriali.”
In che modo si può raggiungere questo scopo?
“Paragonato alle fibre cellulosiche artificiali esistenti, sia quelle derivate da legno che quelle da canapa e bambù, Orange Fiber non sfrutta le risorse naturali, ma riutilizza un sottoprodotto, riducendo così lo sfruttamento di terra e acqua e l’uso di pesticidi inquinanti.”

L’impatto del tessuto da scarti di arance nel mondo della moda

Come è stato accolto il vostro progetto nell’ambiente della moda?
(Risponde Enrica Arena) “La nostra Orange Fiber ha suscitato e continua a suscitare molta curiosità e interesse da parte di aziende, brand e imprenditori appartenenti ai settori più disparati, dalla moda al tessile casa, dal packaging all’automotive. Dal 2014 tramite il nostro sito internet (http://orangefiber.it/), i canali social e la partecipazione ad eventi di settore, abbiamo raccolto numerose manifestazioni d’interesse da diversi top fashion brand italiani e stranieri, a testimonianza della grande richiesta da parte del comparto moda di nuovi materiali, innovativi e sostenibili del fatto che i nostri prodotti soddisfano le esigenze di innovazione, sostenibilità e qualità richieste dal comparto moda lusso.”
Qualche grande azienda, magari anche internazionale, si è mai interessata al vostro progetto?
(Risponde Adriana Santanocito) “Lo scorso 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra, è stata presentata la prima collezione moda realizzata con i nostri esclusivi tessuti da agrumi dalla celebre e storica maison fiorentina Salvatore Ferragamo: la Ferragamo Orange Fiber Collection. Salvatore Ferragamo ha colto per primo le potenzialità del nostro tessuto da agrumi, dando vita ad una daily wear Capsule Collection, elegante, fresca e contemporanea perfetta per la primavera-estate 2017.”

Caratteristiche dei capi d’abbigliamento prodotti da scarti di arance

Quali caratteristiche hanno i capi che si producono con questo processo? E di quali capi nello specifico stiamo parlando?
(Risponde Adriana Santanocito) “La Ferragamo Orange Fiber Collection comprende abiti, foulard, pantaloni, gonne e twin set, tutti realizzati con i nostri tessuti da agrumi ed impreziositi dalle stampe originali di Mario Trimarchi, architetto e designer, Compasso d’Oro 2016. I capi della collezione, in particolare, sono stati realizzati con un esclusivo tessuto Orange Fiber dall’aspetto serico ottenuto tessendo l’innovativo filato da agrumi con della seta comasca. Il tessuto ottenuto è stato poi stampato e colorato proprio come i tessuti tradizionali.”
Dove sono acquistabili i capi che producete?
“I capi della Ferragamo Orange Fiber Collection sono stati i protagonisti delle vetrine dei principali flagship store Salvatore Ferragamo ed oggi è possibile acquistarli anche nello store on line del brand.”

L’importanza della sostenibilità nel mondo della moda

Quanto è importante la sostenibilità in questo momento storico? E in particolare quanto conta nel campo della moda, dove spesso si generano polemiche sui materiali utilizzati per produrre abiti?
(Risponde Enrica Arena)“È fondamentale. La moda e la sua filiera produttiva sono la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella del petrolio. Ripensare il settore e aumentare la consapevolezza dei brand e dei consumatori circa l’impatto sociale e ambientale delle loro scelte è indispensabile. Crediamo, in particolare, che bisognerebbe definire nuovi modelli di business improntati alla circular economy, economia circolare, scegliere materiali sostenibili prodotti in modo responsabile, integrare tecnologie e prodotti all’avanguardia, creare una filiera trasparente e certificata, monitorare e migliorare i processi produttivi, promuovere innovazioni responsabili che coniughino etica ed estetica, educare e sensibilizzare i consumatori verso un consumo responsabile.”

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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