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Concerti estivi e raduni rock: quante trappole per i consumatori

Si sta svolgendo, come da tradizione estiva italiana, la stagione dei grandi concerti rock; eventi in grado di richiamare folle oceaniche arrivando finanche a record mondiali come nel caso del concerto di Vasco Rossi a Modena al quale hanno partecipato oltre 220mila persone.
Il rock è da sempre un tema di grande interesse; un rito sacro in grado di richiamare a sé milioni di fedeli che nel nome di quella musica finiscono per spendere svariate centinaia di euro. Moltiplicando il tutto per le centinaia di migliaia di spettatori che non si lasciano sfuggire l’occasione, si generano numeri da favola, ovviamente solo per gli organizzatori; ai quali non seguono spesso e volentieri servizi all’altezza.
La stagione 2017 è stata piuttosto prolifica in Italia per quanto riguarda i grandi artisti del rock: dai Guns N’ Roses agli Aerosmith passando per Depeche Mode, Vasco Rossi, U2 e chi più ne ha più ne metta. Tutti eventi di grande richiamo. E tutti caratterizzati da qualche distonia o malfunzionamento.

Regole rigide contro il terrorismo:

È nato tutto dal rischio attentati e dalla cosiddetta ‘sindrome di Torino’, termine orami divenuto di uso quotidiano dopo l’episodio accaduto in piazza a Torino durante la finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus.
Una storia ormai nota che ha portato anche alla sindaca di Torino, la 5 Stelle Appendino, ad essere indagata dalla procura come atto dovuto. Cosa accadde quella sera è risaputo: una folla di migliaia di persone, tra le 20mila e le 40 mila, si era radunata in piazza san Carlo di fronte al maxi schermo allestito per la finale di Champions.
All’improvviso, per cause ancora sconosciute, è scoppiato il panico; pare che qualcuno abbia iniziato ad urlare, a seguito di uno scoppio di un semplice petardo, che fosse in corso un attentato. Risultato, una folla in preda al panico ha iniziato a scappare in modo disordinato travolgendo chiunque le si ponesse innanzi; e causando oltre 1500 feriti, alcuni anche piuttosto gravi.
Da lì è nata la sindrome di Torino: ovvero il terrore che durante eventi in grado di richiamare decine di migliaia di persone si potessero generare manifestazioni di panico collettivo, anche non giustificati, causando risultati come quello di piazza san Carlo la notte della finale tra Juventus e Real Madrid.
E neanche a farlo apposta, pochi giorni dopo quella finale il paese ha dovuto affrontare un banco di prova impegnativo con una serie di concerti piuttosto ‘pesanti’-

I controlli per i concerti

Si parte con i Guns N’ Roses che suonano ad Imola: una reunion dopo oltre 24 anni per uno dei gruppi più amati della storia del rock e che porta in Emilia Romagna oltre 100mila persone.
È passata poco più di una settimana dall’evento di Torino e il panico è ancora tangibile: vengono allora decise misure di sicurezza particolari. Come ad esempio divieto di introdurre materiali vario quale bombolette spray, bottiglie di ogni genere, anche di plastica e contenenti acqua.
All’ingresso vengono requisiti accendini, confezioni di creme abbronzanti che in molti si erano portati per la lunga attesa (iniziata dalle prime ore del pomeriggio, sotto un cocente sole del 10 di giugno) e perfino deodoranti. Neanche le bottiglie di acqua possono entrare: solo di plastica e senza tappo. Il che ovviamente equivale a non averle visto che bisognerebbe tenerle ina mano tutto il tempo e dopo pochi minuti l’acqua sarebbe già calda.
La motivazione fornita è quella di evitare che queste bottiglie possano essere lanciate piene e tappate, ferendo qualcuno. Fattore piuttosto curioso e poco convincente, come sottolineato anche dall’associazione per i consumatori Aduc in riferimento al meccanismo di approvvigionamento di acqua per i presenti ai concerti rock dell’ippodromo di Firenze.
Dentro è possibile acquistare ovviamente bottigliette fresche, ma soltanto pagando con i token; tenete a mente questo nome che a breve tornerà.

Metal detector sbrigativi

Pochi giorni dopo è la volta, in sequenza, di Aerosmith a Firenze, presso l’ippodromo; Eddie Vedder, sempre nello stesso luogo il giorno dopo gli Aerosmith; e infine il top dell’estate (e almeno stando ai numeri, anche della storia del rock): il mega raduno di Vasco Rossi al Modena Park, all’autodromo Enzo Ferrari. Oltre 220mila fan scatenati di Vasco approdati da tutta Italia; biglietti polverizzati e record di incassi.
Anche per tutti questi concerti si procede con la stesse modalità: rigidi controlli all’ingresso e uso dei soli token per acquistare beni di prima necessità. Continuate a tenere a mente questo nome, a breve ci arriviamo.
I controlli all’ingresso sono supportati da metal detector: anche se capita di vedere steward troppo zelanti sul proprio lavoro venire prontamente ripresi dal proprio capo che intima loro di “fare più in fretta a passare il metal detector sulle persone” perché altrimenti si crea troppa fila.

Il sequestro dei tappi di plastica dalle bottiglie di acqua

Anche qui vengono sequestrati i tappi delle bottiglie di plastica: ma visto che l’Italia è il paese del ‘fatta la legge trovato l’inganno’ e anche dell’arte di arrangiarsi, come Totò insegnava, ecco che in molti si portano tappi in esubero da casa.
Se li nascondono nei calzoni; quindi, una volta che gli viene sequestrato quello che chiude la bottiglia, fanno qualche passo; prendono il tappo di riserva dai calzoni; e il gioco è fatto. Chissà che nei prossimi concerti il tutto non dia vita ad un mercato nero dei tappi di plastica, magari venduto dai bagarini (a proposito, sempre presenti malgrado i ‘rigidi’ controlli) insieme al biglietto per accedere all’evento.
Ma è l’acqua stessa a diventare un bene di assoluto valore nel corso di questi concerti; tutto legato al discorso dei mitici token cui facevamo riferimento.

I token: soldi virtuali da usare durante i concerti

Dicono che siano stati introdotti per facilitare la vita degli utenti ed evitare lunghe file alle casse dentro i luoghi che ospitano eventi: niente attese per tirare fuori i soldi, pagare, aspettare il resto ecc..
Per questo sono nati i mitici token; nemici giurati di ogni appassionato di rock che partecipi ad un concerto. Dentro gli eventi infatti, se si vuole bere o mangiare lo si può fare esclusivamente (o quasi) pagando con i token. Appena si entra nel luogo dell’evento si deve quindi ricordare di cambiarli. A che prezzo?
In tutti i concerti di cui sopra, il costo era di 15 euro per 5 token. E, per dare un’idea del valore, con 2 token ci si prende una birra; con mezzo token (in alcuni casi con uno) una bottiglietta di acqua piccola.
Ebbene, chi vuole bere ad esempio solo una bottiglia di acqua è costretto ad acquistare 5 token; quando l’acqua costa mezzo o uno. E gli altri? Molte persone hanno finito il concerto con token avanzati in tasca; che resteranno come ricordo o giù di lì (qualcuno ha lanciato la moda di farci delle spille tributo del concerto).

Il Modena Park e il problema delle bottiglie di acqua

La situazione più paradossale si vive al concerto di Vasco Rossi. D’altra parte era un evento epocale e 220mila persone non sono acqua fresca, perdonateci il gioco di parole.
Ebbene nella calca immane riuscire ad accedere nell’area dove erano presenti gli stand con roba da mangiare e da bere, quella per capirci dove erano stipati il 90% dei partecipanti, poteva essere impresa proibitiva.
Chi ha voluto assistere allo spettacolo evitando la calca, in un posto più comodo, si è piazzato sulle collinette di lato. Lì ovviamente non c’erano gli stand dove rifocillarsi. L’alternativa era aspettare l’arrivo del personale che ogni tanto passava con il tradizionale cestino appeso al collo all’interno del quale trovare bibite di vario genere.
A loro si poteva pagare direttamente in contanti, senza dover entrare nella calca, recarsi allo stand dove acquistare token (stand tra l’altro letteralmente preso d’assalto: ma i token non erano stati pensati per evitare file?) per poi fare un’altra file allo stand scelto per rifocillarsi.

Al concerto di Vasco Rossi per una bottiglietta d’acqua si può arrivare a spendere  15 euro

Solo che praticamente prima ancora che il concerto iniziasse, questo personale che girava tra la folla non aveva più l’acqua. “È finita, non ce la danno più. La si può prendere solo direttamente agli stand.” Questa la spiegazione. Ed il concerto doveva ancora iniziare.
Nel concreto, chi aveva sete e voleva semplicemente bere acqua doveva andare nel cuore della calca; cambiare 15 euro per avere 5 token (il minimo consentito); fare poi la fila allo stand che vende acqua; pagare mezzo token per una bottiglietta o magari 1 token, nel caso se ne volessero prendere 2. Se poi nel corso del concerto non si aveva più bisogno di acqua, i restanti 4 token e mezzo (ovvero 13 euro e 50 centesimi) si potevano anche buttare. O tenere come ricordo.
In conclusione, chi voleva bere soltanto una bottiglia di acqua al concerto di Vasco Rossi rischiava, dalle 18 circa in poi, di dover pagare la cifra di 15 euro.

L’acqua no, la birra si: per non morire di sete ci si ubriaca

Il personale che passava non aveva più acqua; ma continuava a vendere, guarda caso, Pepsi Cola e birre. Queste si. In perfetta linea con il divieto che era stato esplicitamente lanciato prima del concerto nel vademecum di regole per il concerto del Modena Park: ovvero, di presentarsi all’ingresso con bottiglie di alcolici; o di presentarsi già ubriachi (non è dato sapersi in che modo si sia potuto controllare il tasso alcolico dei partecipanti).
Che tanto a bere e ad ubriacarsi poi ci si pensava dentro. E per alcuni diventava anche una necessità. Perché come detto, l’acqua non passava più e chi la voleva doveva acquistare token e fare poi file infinite nella calca; mentre il personale che passava e che accettava soldi contanti vendeva nei cesti solo birra (a volontà) o Pepsi. E allora per molti bere birra è stata una necessità, un modo per non morire di sete; o quantomeno una soluzione per evitare di fare trafile infinite, comprare 15 euro di token e magari utilizzarne solo mezzo per una bottiglia di acqua piccola.
In sostanza non è vietato bere alcol o ubriacarsi: è vietato farlo fuori dal concerto. Senza partecipare, verrebbe da dire con un pizzico di malizia, ad ingrassare il meccanismo dello spettacolo.
Ma d’altra parte si stava pur sempre al concerto di Vasco; quello della ‘vita spericolata’ e del ‘ci vuole sempre vicino un bicchiere’. Che sia di acqua o birra e pagato a caro prezzo, poco cambia.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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