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Analfabetismo funzionale

Analfabetismo funzionale, l’ostacolo invisibile all’inclusione sociale

L’analfabetismo è un concetto che la maggior parte di noi associa a una mancanza fondamentale di capacità di leggere o scrivere. Tuttavia, esiste una forma più complessa e diffusa di analfabetismo che affligge silenziosamente milioni di persone in tutto il mondo, inclusa l’Italia: l’analfabetismo funzionale.

Non si tratta di non saper leggere o scrivere affatto, ma dell’incapacità di utilizzare queste competenze in modo efficace per affrontare le esigenze della vita quotidiana. È un ostacolo invisibile che mina l’autonomia individuale, limita le opportunità lavorative e professionali e, in definitiva, compromette gravemente l’inclusione sociale, creando una disuguaglianza sempre più profonda in società che diventano sempre più digitalizzate.

Definizione e distinzione dall’analfabetismo tradizionale

Per comprendere appieno l’analfabetismo funzionale, è essenziale distinguere la sua natura da quella dell’analfabetismo “tradizionale” o “di ritorno”. L’UNESCO definisce una persona funzionalmente analfabeta come chi “non è in grado di comprendere e impiegare le informazioni scritte nella vita quotidiana, al fine di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare pienamente alla società e al mondo del lavoro”.

Questo significa che una persona funzionalmente analfabeta può essere in grado di decifrare singole parole o frasi semplici, magari anche di scrivere il proprio nome o compilare un modulo base. Tuttavia, incontra enormi difficoltà nel comprendere un testo complesso, come un contratto di lavoro, un foglio illustrativo di un farmaco, un articolo di giornale che richiede un’analisi critica, o istruzioni per l’uso di un elettrodomestico.

A questo si aggiunge una mancanza totale o parziale di interpretare grafici, tabelle o mappe, elementi visivi sempre più presenti nella vita di tutti i giorni, o di eseguire operazioni matematiche di base in contesti reali, come calcolare uno sconto, comprendere un estratto conto bancario o confrontare i prezzi al supermercato.

Altro parametro collegato all’analfabetismo funzionale, molto diffuso negli ultimi anni, riguarda la facoltà di valutare la credibilità delle informazioni, essenziale nell’era delle fake news e della sovrabbondanza informativa, stesso discorso per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti digitali e online, come navigare su internet, compilare moduli online, utilizzare app di servizio o piattaforme di e-commerce.

L’analfabetismo funzionale, quindi, non è una questione di non sapere, ma di non saper fare con ciò che si sa. Spesso, queste persone hanno frequentato la scuola per un certo numero di anni, ma le competenze acquisite non sono state consolidate o aggiornate, oppure non sono sufficienti a gestire la crescente complessità della società contemporanea.

Le cause dell’analfabetismo funzionale

Le radici dell’analfabetismo funzionale sono molteplici e interconnesse, rendendolo un fenomeno difficile da eradicare. Tra le cause principali possiamo identificare senza dubbio il basso livello di istruzione formale, dovuto ad esempio all’abbandono scolastico precoce o una qualità dell’istruzione insufficiente. Se il sistema educativo non fornisce basi solide o non adatta l’insegnamento alle esigenze individuali, gli studenti possono terminare il percorso obbligatorio con competenze lacunose.

Le competenze linguistiche e numeriche, se non praticate e aggiornate costantemente, tendono a deteriorarsi. Ambienti familiari e lavorativi poco stimolanti, dove la lettura, la scrittura e il ragionamento critico sono raramente richiesti, possono contribuire al declino delle abilità.

Ovviamente un ruolo determinante è ricoperto dalle disuguaglianze socio-economiche. Le persone provenienti da contesti svantaggiati hanno spesso minori opportunità di accesso a risorse educative extra-scolastiche, a libri, a connessioni internet e a un ambiente culturale stimolante, creando un circolo vizioso in cui la povertà educativa si tramanda di generazione in generazione.

A questo si aggiunge la rapida evoluzione tecnologica e sociale che richiede nuove competenze (alfabetizzazione digitale, mediatica, finanziaria). Chi non riesce a tenere il passo si ritrova rapidamente emarginato.

Infine, in paesi come l’Italia, dove l’età della popolazione è molto avanzata, una quota significativa della popolazione anziana ha avuto accesso a un’istruzione meno avanzata rispetto alle generazioni attuali, e ha avuto meno opportunità di aggiornarsi sulle nuove tecnologie e pratiche comunicative.

Conseguenze dell’analfabetismo funzionale

Le implicazioni dell’analfabetismo funzionale sono profonde e si estendono ben oltre la sfera personale, influenzando il tessuto sociale ed economico di un Paese.

Dal punto di vista dell’individuo, questo fenomeno porta a reali difficoltà nel lavoro, in quanto limita l’accesso a professioni qualificate, confinando spesso le persone a mansioni meno retribuite e precarie. La difficoltà a comprendere istruzioni, a utilizzare software o a imparare nuove procedure ostacola la crescita professionale e la mobilità sociale.

L’incapacità di partecipare pienamente alle interazioni sociali che richiedono competenze specifiche, come comprendere notizie, partecipare a dibattiti online, utilizzare servizi pubblici digitali può portare a un senso di frustrazione e isolamento.

Stesso discorso per la gestione delle proprie finanze, non sapendo comprendere contratti o identificare truffe, ed esponendosi a maggiori rischi di indebitamento e sfruttamento, evidenza che va in parallelo con le implicazioni sulla salute e il benessere, perché la scarsa comprensione delle informazioni mediche (foglietti illustrativi, indicazioni del medico) può portare a errori nella gestione della propria salute, con gravi conseguenze.

Infine, le difficoltà ad assimilare e capire pienamente i programmi politici, a partecipare a referendum o a esprimere opinioni informate, può compromettere la partecipazione democratica, elemento fondamentale nel nostro sistema parlamentare.

Le conseguenze sulla società

L’analfabetismo funzionale ha ricadute rilevanti non solo sull’individuo, ma anche su diversi aspetti della società. Innanzitutto, incide direttamente sulla produttività economica: un capitale umano con competenze limitate frena l’innovazione e la competitività di un Paese, traducendosi in una minore capacità di progredire e adattarsi ai cambiamenti del mercato globale.

In secondo luogo, contribuisce all’aumento delle disuguaglianze, alimentando un vero e proprio divario sociale, separando chi possiede le competenze necessarie per muoversi nella complessità del mondo contemporaneo da chi ne è escluso. Questo, a sua volta, come detto in precedenza, acutizza le disparità economiche e sociali già esistenti.

Esiste anche un notevole costo sociale associato a questo fenomeno. Per mitigare le conseguenze negative sull’individuo e sulla collettività, sono necessari investimenti considerevoli in programmi di supporto, servizi di assistenza e interventi mirati. Si tratta di risorse che potrebbero essere impiegate altrove se la popolazione avesse un livello di alfabetizzazione funzionale più elevato.

Infine, l’analfabetismo funzionale favorisce la diffusione della disinformazione. Le persone con scarse capacità critiche sono infatti più vulnerabili e suscettibili a credere e diffondere notizie false o fuorvianti, con impatti profondi sulla coesione sociale, che può persino minare la stabilità politica di un Paese.

Come combattere l’analfabetismo funzionale

Contrastare l’analfabetismo funzionale richiede un approccio integrato e congiunto, che coinvolga istituzioni, scuole, aziende e la società civile. È fondamentale investire nell’istruzione di base e continua, rafforzando la scuola dell’obbligo con percorsi didattici innovativi che promuovano il pensiero critico e le competenze pratiche. Parallelamente, è altrettanto importante offrire programmi di istruzione degli adulti che siano accessibili, flessibili e mirati alle esigenze del mondo del lavoro e della vita quotidiana.

Inoltre, in un’epoca in cui gran parte delle informazioni e dei servizi si sposta online, è imperativo promuovere lo sviluppo delle competenze digitali per tutte le fasce d’età, in particolare per gli anziani e le persone a rischio di esclusione. Le istituzioni pubbliche, le aziende e i media dovrebbero adottare una comunicazione semplice e chiara nella redazione di documenti, moduli, avvisi e notizie, evitando tecnicismi e gergo specialistico, preferendo l’uso di infografiche, video esplicativi e un design intuitivo per facilitare notevolmente la comprensione.

È altresì prioritario parlare apertamente dell’analfabetismo funzionale per sensibilizzare e de-stigmatizzare il problema, riconoscendolo come una questione sociale e non una colpa individuale, così da incoraggiare le persone a cercare aiuto senza vergogna. Anche le aziende possono contribuire concretamente, investendo nella formazione sul lavoro dei propri dipendenti, non solo per competenze specifiche, ma anche per rafforzare quelle di base come lettura, scrittura, matematica e competenze digitali.

Infine, i media e le biblioteche svolgono un ruolo vitale, con i primi che hanno la responsabilità di fornire informazioni accurate e accessibili, mentre le seconde possono fungere da centri per l’alfabetizzazione, come era un tempo, offrendo corsi, supporti e spazi per la lettura e l’apprendimento.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it