Seguici su:

Misteri di Cronaca Nera

Letto 5828 Volte
Condividi

Delitto di Garlasco, l’ultimo verdetto: Alberto Stasi colpevole

Dopo otto lunghi anni cala il sipario sull’omicidio di Chiara Poggi. La sezione V della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di Alberto Stasi, unico imputato.
La Suprema Corte ha così rigettato i ricorsi presentati dal procuratore generale di Milano e dai legali di Alberto Stasi che avevano richiesto l’annullamento della sentenza per la debolezza dell’impianto accusatorio.
Non siamo in grado di dire se la pena è adeguata. Siamo contenti perché Chiara ha avuto giustizia, ma non dimentichiamo che in questa storia due famiglie sono state distrutte”. È il commento a caldo dei genitori di Chiara Poggi dopo la lettura della sentenza che è arrivata poco dopo le undici e trenta di sabato 12 dicembre.

L’uccisione di Chiara Poggi:

Il 13 agosto 2007 Chiara Poggi viene trovata morta nella sua villetta di Garlasco, piccolo centro in provincia di Pavia. Una serie di coltellate feroci inferte senza pietà. A chiamare i soccorsi è l’allora fidanzato della ragazza, Alberto Stasi, che spiega di averla trovata a terra riversa in una pozza di sangue.
Il 24 settembre Alberto Stasi viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Per il Pm di Vigevano Rosa Muscio c’è un quadro indiziario “grave, preciso e concordante“, per il Gip Giulia Pravon gli elementi raccolti non bastano: dopo quattro giorni in carcere il giovane torna a casa.
Comincia il travaglio giudiziario del cosiddetto delitto di Garlasco, un processo che si è giocato su perizie, camminate, analisi di frammenti ritrovati sotto le unghie della povera Chiara, computer analizzati, dispenser di sapone, le scarpe di Alberto Stasi e la bicicletta repertata anni dopo.
Un processo che ha visto la famiglia Poggi chiusa nel suo dolore, nessuna ospitata in tv, nessuna dichiarazione. Quelle poche volte che mamma Rita ha parlato ha ricordato la sua Chiara, la sua semplicità, come era bella e dolce il giorno della sua laurea. Nessuna parola per Alberto, come prevedibile, nemmeno di cattiveria. “È giusto che se ha sbagliato paghi. Io chiedo sempre a Chiara di guidare i giudici affinché questa storia finisca. Lei merita di avere solo giustizia”. E forse Chiara ha ascoltato le preghiere di mamma Rita.

Storia del processo iniziato nel 2009:

Il processo comincia nel 2009, dove in primo grado col rito abbreviato il giudice dispone una serie di perizie per comprendere meglio alcune incompletezze di indagini, dall’analisi del pc alla camminata sperimentale che verrà proposta più volte.
Dopo 24 udienze e la richiesta di 30 anni di carcere, Alberto Stasi viene assolto. Nel 2011 per il processo d’appello a Milano, l’accusa chiede altre analisi: frammenti di materiale trovato sotto le unghie di Chiara e l’acquisizione della bici nera in possesso della famiglia di Stasi, che una testimone dice di aver visto davanti la villetta dei Poggi il giorno dell’omicidio.
I giudici però negano la riapertura del dibattimento e la Corte d’Assise di Appello conferma l’assoluzione. Il processo però arriva in Cassazione. Secondo il Sostituto Procuratore il fidanzato di Chiara è colpevole. Viene annullata l’assoluzione e rifatto il processo con una lettura più analitica di tutti gli elementi acquisiti.

Condanna confermata: 16 anni ad Alberto Stasi

I giudici della I sezione della Corte di Appello accolgono le richieste dell’accusa e le perizie sulla bici nera e sui frammenti trovati sotto le unghie di Chiara Poggi da cui non emergono nuovi dettagli, tranne che nell’analisi sperimentale della camminata, che ha confermato l’impossibilità per Stasi di non sporcarsi le scarpe con il sangue della ragazza.
Viene quindi confermata la condanna a 16 anni per omicidio con l’esclusione delle aggravanti. Dopo tante peripezie si arriva all’11/12/2015 quando il verdetto approda in Cassazione. I giudici dopo due giorni di camera di consiglio hanno confermato le accuse nei confronti di Stasi. Poche ore dopo la sentenza, Alberto Stasi si è costituito nel carcere milanese di Bollate, accompagnato dalla madre Elisabetta.
Si chiude così dopo otto lunghi anni la vicenda giudiziaria di quello che resterà nella storia della cronaca nera italiana come il delitto di Garlasco.

Pubblicato in Misteri di Cronaca Nera

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: