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Bambina di 5 anni senza soldi per le cure:

Pochi giorni fa è giunto un messaggio presso la nostra redazione, in cui ci veniva raccontata la storia di una bambina di cinque anni nella speranza che la diffusione della notizia potesse essere utile per il suo destino. Il messaggio conteneva anche un appello rivolto alle Istituzioni:

Caro ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, le faccio solo una sintesi del grave problema di salute di mia nipote, Darenka, che adesso ha 5 anni. All’età di 17 mesi le è stato diagnosticato un tumore al cervelletto (Ependimona Anaplastico di terzo Grado). Dopo essere stata operata per 3 volte, ed in seguito ad un anno di chemioterapia unita a 53 giorni di radioterapia, la piccola non è fuori pericolo di vita.
Non cammina da sola e il problema è che non ha nessun tipo di sostegno. Io mi occupo di lei da più di tre anni, ma sono un disoccupato e lavoro solo saltuariamente. Ho portato Darenka a casa mia dal suo Paese d’origine, l’Ucraina, perché lì le cure avevano un costo elevatissimo. Dopo anni di sacrifici fatti per aiutarla, ora non riesco più a sostenere le spese economiche relative alle cure necessarie per la sua salute”.

Storia di Darenka: 5 anni e un tumore al cervello

Sono parole di Mario d’Auria, un uomo di 55 anni che vive a Fisciano, in provincia di Salerno, e che ci spiega come a questo messaggio non sia mai giunta alcun tipo di risposta. Dopo aver ricevuto la sua segnalazione lo abbiamo contattato telefonicamente per poter meglio comprendere l’intera vicenda.

Darenka è la mia nipotina acquisita, cioè è la nipote della mia attuale convivente. Vivo con mia figlia di 27 anni e con la nonna della piccola e quando abbiamo saputo della gravissima malattia della bambina ci siamo subito attivati per una colletta di solidarietà, per aiutarla nel suo Paese d’origine. Dopo il primo intervento chirurgico di asportazione del tumore, costato 6.000 euro, la piccola ha iniziato subito la chemioterapia , che in Ucraina aveva il costo elevatissimo di 1.800 euro al mese.
Mi sono quindi attivato per trasferire la bimba e la mamma a casa mia, in Italia, dove ha continuato la chemio per un anno grazie all’aiuto del parroco del nostro paese e di una colletta nata dalla solidarietà di tutta la comunità, con cui siamo infatti riusciti a portare avanti le cure necessarie.
La chemioterapia si è conclusa, ora però occorrerebbe trovare una struttura più specializzata per la sua patologia. La bambina avrebbe infatti bisogno di una fisioterapia riabilitativa perché non cammina: non si regge in piedi, ma vorrebbe correre e camminare. Non abbiamo più soldi e purtroppo non può fare niente di tutto ciò”.

Ha necessità particolari: solo la Caritas ci sta aiutando

La salute di Darenka oggi è stabile. Come ci spiega Mario, i controlli che prima avvenivano ogni 4 mesi, ora si susseguono ogni sei. Il tumore che le è stato asportato è uno di quelli più aggressivi, che lascia scampo solo a pochi: si salva un caso su cento.
Il male però adesso è fermo. I medici non fanno previsioni per il futuro perché non sono in grado di fornire alcuna certezza. Darenka però c’è ancora, è qui con me ed il presente quello che conta, anche se non è fuori pericolo. Ha voglia di vivere, questo sì. Vorrei fare di più per lei, perché ha bisogno di tante cose.
Ad esempio lei si muove bene solo nell’acqua, dove ha la massima libertà, ma anche questo è un problema perché ogni lezione costa 22 euro ed è un costo che io e la famiglia non ci possiamo più permettere. I controlli e le visite che deve fare richiedono molti soldi, solamente la risonanza magnetica ammonta a 167 euro.
Ci sono poi le spese alimentari, perché Darenka può mangiare solo particolari alimenti, non avendo la forza nelle mandibole per masticare. Oltre a questo ci sono le bollette, il riscaldamento, l’affitto e tutte le normali spese quotidiane. Viviamo in 5, ma lavora solo la nonna della piccola e io saltuariamente.
Non possiamo fare più niente per Darenka in queste condizioni. Le istituzioni ci hanno abbandonato, nessuno si è presentato per darci una mano e io ho scritto praticamente a tutti, rivolgendomi ai politici e ai ministri. Soltanto la Caritas ci sta dando qualche alimento”
.
La bambina avrebbe quindi bisogno di una struttura in grado di ospitarla e di rimetterla in piedi, ma la famiglia non può permettersi ulteriori spese economiche, per questo si rivolge alle Istituzioni. “Non pensiamo di salvarla o renderla una bambina normale: vorremo semplicemente aiutarla ad avere una vita meno difficile per il tempo che resta”.

Pubblicato in Inchieste

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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