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Italia: le donne di potere disprezzano le donne “normali”

Sembra strano che in questo periodo ci siano donne che non amano le donne, eppure così è. Ogni giorno i media ci raccontano che i talebani rappresentano la peggior iattura per le donne afghane e in prospettiva per tutte le donne del mondo.
I talebani odiano le donne e lo dimostrano tenendole in uno stato di completo analfabetismo, il 95% delle donne, dicono fonti ong, non sanno leggere e scrivere. Se non sai né leggere né scrivere difficilmente conoscerai la libertà. Ora donne condannate a non aver alcun tipo di istruzione sono destinate ai lavori più umili all’interno della famiglia e della società.
Questi lavori, cosiddetti umili sono tuttavia fondamentali, nel senso che rappresentano le fondamenta, per la famiglia e per la società. Diventano dunque, per contrappasso, lavori tra i più nobili e degni del massimo rispetto proprio perché su questi la famiglia e la società si poggiano.

Quando le donne di (preteso) potere si insultano tra di loro

Accade tuttavia che donne di preteso potere o intorno a questo naviganti, quando si insultano o vogliono dipingersi al peggio non trovano di meglio che evocare i lavori umili di quelle donne umili che a loro dire dovrebbero essere liberate.
La mia giovane età mi porta solo a ricordi recenti, come quando, correva l’anno 2010: l’onorevole Carfagna Mara definì vaiassa (Fonte: Napoly Today) la sua collega Mussolini Alessandra. Termine che tra i vari significati sta per serva, fantesca, abitante dei bassi, che nei bassi di solito si nasce per caso e non per merito o per demerito. All’epoca la Carfagna Mara era Ministra per le Pari Opportunità. Che caso.
Nel 2016 accadde che la Guidi Federica, Ministra dello Sviluppo Economico, accusò l’allora compagno di trattarla come una sguattera del Guatemala” (Fonte: La Stampa). Dove l’autoinsulto, sguattera uguale lava piatti, viene connotato anche da una larvata nota razzista: del Guatemala, come se essere guatemalteca sia un’aggravante. E anche nascere in Guatemala è solo un caso.

Lavori di donne umili usati come insulto

Infine la storia arriva alle settimane nostre quando la senatrice Cirinnà Monica si butta giù dicendo che negli ultimi giorni sta facendo «la lavandaia, l’ortolana e la cuoca» (Fonte: Affari Italiani) sottintendendo che siano tre lavori infami e magari anche infamanti. Lamentando inoltre che la cameriera «strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps» s’è licenziata (Fonte: Adn Kronos). Come dire aver toccato il fondo della scala sociale nonostante il grande atto di liberalità di aver messo in regola la cameriera, che di norma è un diritto del lavoratore e un dovere del datore di lavoro. A proposito la Cirinnà Monica è Segretaria della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani, del Senato e questo dal novembre 2018. Accipicchia.

In tutti e tre i casi il dottor Freud avrebbe molto da dire. Per farla semplice la morale è: le donne di potere disprezzano le donne “normali”. Quindi il consiglio è: donne “normali” emancipatevi da sole e non aspettatevi aiuto da quelle che stanno in alto. È questione di classe. Se intimamente non vi rispettano saranno sempre pronte ad affossarvi.

Pubblicato in Satira

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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