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Satira

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Il Pd poteva vincere male o perdere bene. Ha deciso di perdere male

L’ideale in ogni competizione elettorale è vincere. E già che ci si è, vincere pure bene non fa male. Ma non è facile e non sempre ci si riesce. Allora in subordine si pongono altre due alternative: vincere male o perdere bene. Ogni tanto succede anche nello sport, figurarsi in politica.
Il primo caso non fa immagine ma per lo meno si porta a casa un risultato magari stiracchiato e striminzito, magari passando tutto il tempo a giocare in difesa e facendo catenaccio. Il secondo caso fa nobile ma è di quella nobiltà che si accompagna con le pezze sulle terga e che alla fine fa vincere il cucchiaio di legno, come nel rugby.
Che poi è il caso di quando si danno pacche sulle spalle dello sconfitto a dimostrargli affetto mentre gli occhi parlano di compatimento. E il ghigno beffardo balla dietro l’angolo.
Il Pd, che da quelle parti la creatività si spreca, non foss’altro che per la capacità di inventare un bestiario fatto di tacchini, di giaguari e simil altro, ha deciso per una strada alternativa: perdere male. Che è quello che nessuno vuole fare. Perché significa insuccesso di critica e di pubblico. Disastro. Ma d’altra parte bisogna essere originali.

 

La caratteristica intrinseca di perdere:

Peraltro la capacità di essere innovativi a quelli del Pd certo non manca. Il partito stesso è nato sull’idea fantasiosa di qualcuno, in seguito pentito, che s’è ricordato della legge di Hankel: quando due meno s’incontrano ne salta fuori un più. Quindi si sono messi insieme i nipotini poco furbi della vecchia Dc e quelli un po’ tarlucchi del vecchio Pci. Ma in questo caso, solo in questo caso, la legge matematica non ha funzionato e le due negatività si sono semplicemente sommate.
Il risultato: un bel meno-meno. E le elezioni ne sono la cartina di tornasole. Ora, in quanto a perdere visto la storia recente, un po’ dovrebbero esserci abituati, che poi anche quando vincono riescono a buttar via con l’acqua sporca anche il bambino. Perché? Perché sono distratti e non si rendono conto di quanto gli gira attorno.
Così distratti che mentre gli altri vanno in piazza a parlare con la gente questi si rinchiudono in stanzette a dividersi i posti nei futuri ministeri come, con l’ingenuità degli arroganti, ha ammesso anche D’Alema Massimo, il viceconte che a farlo tutto intero non se l’è sentita neppure il Vaticano.
Anche i sassi avevano capito dello stato delle difficoltà e dell’insofferenza della gente e poco senso aveva dire che gli altri erano fuori e ragionare per parametri autoreferenziale. Che poi, a forza di essere autoreferenziali, si perde anche là dove papà aveva la pompa di benzina. Che di benzina, con tanti ottani e pure in grande quantità, in questo caso ce ne sarebbe stato di bisogno.

 

Le solite vecchie facce:

Ma d’altra parte aver passato le settimane a chiacchierare e a sognare di una tintoria certo deve aver distratto e neanche poco l’attuale titolare della ditta.
Che poi, come sanno tutti quelli che una ditta ce l’hanno avuta per davvero, si deve essere pragmatici e mettere ad occupare la posizione di general manager non quelli che son simpatici o coi quali s’è giocato quando si portavano i pantaloni corti ma quelli che ti aiutano ad aumentare il fatturato. Che in politica si chiamano voti. A viver nel recinto ci si intristisce e si invecchia prima del tempo e poi la depressione è sempre dietro l’angolo.
Va poi detto che chi deve dare il consenso non ha da temere di veder rispuntare vecchie e bolse (ancorché presentuose) facce che già ampiamente hanno poco combinato se non addirittura fallito. E poi è tanta la voglia di sentire parole chiare o non ondivaganti che quelle uscite nel corso delle settimane passate spesso sono parse dal sen fuggite. Come quelle che anticipavano la vittoria e contemporaneamente proponevano alleanze astruse che suonavano di pateracchio ancor prima che il destinatario le rispedisse al mittente.
Eventualmente l’attuale titolare della ditta, visto gli antichi trascorsi da chierichetto, potrebbe prender ad esempio quel che è successo di là dal Tevere. che un po’ di meditazione non farebbe male. Magari anche solo per decidere di che colore dev’essere la tappezzeria della tintoria.

Pubblicato in Satira

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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