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Si avvicinano le elezioni per il Colle e riecco D’Alema

D’Alema e elezioni al Colle

Si avvicina l’elezione del Presidente della Repubblica e, forse, a stretto giro anche quelle politiche e quindi rieccolo: è D’Alema. L’idea di poter ancora una volta trafficare su qualcosa di importante, di manovrare dietro le quinte e di immergersi in estenuanti trattative talvolta fa resuscitare anche i (politicamente) morti e questo si presenta come uno dei casi da manuale.
Da qualche settimana del D’Alema si erano perse le tracce e i più se ne stavano facendo seppure festosamente una ragione, quando si è diffusa la voce che Giorgio Napolitano potrebbe dimettersi nel giro di qualche mese ed eccolo allora rimettersi nuovamente in moto. Uomo senza pace.
Blocco di partenza questa volta è stata la trasmissione di Lilli Gruber Otto e mezzo graziando così il Corriere della Sera e l’ottimo Dario Di Vico impegnato in una serie di assai interessanti articoli sul tema del lavoro. Sparring partner un po’ annoiato e appena sottopelle anche un tantinello antipatizzante è Beppe Severgnini.
L’intervento di quello che lo spiritoso Cossiga definiva il più intelligente è stato vacuo e, nella sostanza inutile: solite banalità su Renzi e Berlusconi ma anche sulla Merkel. Una puntatina contro le banche ma oramai è sport nazionale e poco più.
Impietosamente ripreso in campo lungo, così da mostrarlo appollaiato sullo sgabello con i piedi a venti centimetri dal pavimento, l’ex lìder massimo ha raccontato che «Oggi giro il mondo e faccio un altro mestiere.» meno male.

D’Alema e la corsa per il Colle:

Però se questa era la sua aspirazione avrebbe potuto arruolarsi già diciottenne nella Marina Militare che proprio questo ha sempre promesso ai giovani di belle speranze: «Diventerai un tecnico e girerai il mondo.» Il mondo lui l’avrebbe girato prima e agli italiani sarebbero stati risparmiati altri giramenti.
Peccato che il giovane D’Alema non abbia colto a suo tempo questa opportunità e si sia messo a seguire le orme del papà che fu deputato per cinque legislature. Ma si sa che nel Belpaese i figli dei farmacisti fanno i farmacisti quelli degli avvocati si ritrovano avvocati e quelli dei politici non possono quasi mai scantonare: politici anche loro. Peccato.
Un po’ maliziosamente la Gruber ha fatto notare al suo ospite di aver perso l’occasione di diventare Mr. Pesc (figura istituzionale dell’ Unione europea con il compito di rappresentare politica estera e sicurezza comune) e che, pure in questa tornata, non ci sia per lui alcuna speranza di aspirare alla sostituzione di Napolitano.
Il nostro ha risposto:«Io penso che è tempo (per lui i congiuntivi sono sempre stati un optional) di eleggere una donna.» La Gruber ha sottolineato che è la stessa opinione della Boldrini e qui il vecchio leone ha reagito: lui l’aveva detto prima. Sottolineatura fondamentale da tramandare ai posteri.

Scissione nel Pd:

Così come, sempre grazie a lui, l’Italia ha avuto Ciampi e Napolitano perché il suo intervento in entrambe le elezioni è stato cruciale. Chi mai avrebbe potuto metterlo in dubbio. dalema-e-renzi
Chicchetta (nel senso di piccola chicca) della trasmissione, il D’Alema prima ha minacciato la scissione «Se qualcuno pensa che la sinistra, lasciamo stare la generazione, abbia smobilitato si sbaglia. Fa un calcolo sbagliato e secondo me si troverà di fronte a qualche sorpresa.»
Quale sorpresa? «Beh che a un certo punto una parte di questo partito prenda un’attitudine più combattiva. Nel senso che la pazienza se sfidata oltre un certo limite potrebbe ….» Potrebbe cosa?
«Sempre minoranza resta ma potrebbe alternarsi, maggioranza, minoranza si può tornare maggioranza dipende la vita politica è piena … anche qui non è finita la storia.» Proprio un bel discorsino, sembrava di sentire il Presidente della Sampdoria Ferrero. Il tutto condito dal solito intercalare «Diciamo», lo sguardo talvolta perso nell’infinito, risatine solitarie e mossettine della testa alla Ridolini.
E poi ci si domanda perché il partito prima e gli elettori poi abbiano scelto Matteo Renzi: non perché sia più bravo ma semplicemente perché è meno peggio. E la quantità di peggio che il fiorentino aveva di fronte era veramente tanta, troppa. Bastava quindi esserlo un cicinin di meno e e il gioco era fatto. E così è stato.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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