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Greenpeace: “Ecco perchè diciamo no al ritorno al nucleare”

In tema di nucleare e di possibili risvolti futuri per le industrie italiane con il ritorno a questa tecnologia, si è tenuta nei giorni scorsi una riunione presso la sede di Confindustria a Roma durante la quale Enel ha presentato il progetto come un’ ottima opportunità di investimento, un’occasione importante anche in termini economici per le nostre imprese.
Ricordiamo che il 9 Luglio 2009 è stato approvato il disegno di legge che riporta il nucleare in Italia ripristinando gli incentivi economici agli enti locali che accettano l’installazione di impianti nucleari abrogati con referendum popolare nel 1987.
Contemporaneamente a questa serie di incontri si è assistito alla spettacolare e colorita protesta di Greenpeace che ha coperto con uno striscione recante la scritta “Stop alla follia nucleare” la facciata del Palazzo dell’Eur, sito proprio di fronte a quello di Confindustria, andando quindi a contrastare il messaggio positivo di cui sopra.
Abbiamo incontrato il responsabile della campagna nucleare di Greenpeace, Andrea Lepore, per farci spiegare in prima persona i motivi di questa protesta ed il pensiero di Greenpeace sull’energia nucleare.

Il nucleare in Italia

Come è nata la vostra protesta sul Palazzo dell’Eur?
“L’idea nasce dal fatto che, proprio lì di fronte, c’è il palazzo di Confindustria dove era in corso l’incontro in cui Enel cercava di presentare il nucleare come un ottimo investimento per le imprese italiane. Secondo loro, il nucleare rappresenterebbe un grande business che per i due terzi sarebbe riservato alle imprese italiane. In realtà  gli impianti EPR proposti da Enel sono un affare solo per il costruttore francese, non certo per l’economia italiana. ”
Ci spiega meglio come viene presentato questo business?
“Enel cerca di convincere le imprese italiane del fatto che il 70% degli investimenti per la costruzione di quattro reattori nucleari EPR sarà nella parte non nucleare, dunque non coperta da brevetti francesi. Ma in base alle informazioni pubblicate dall’azienda elettrica francese EDF gli investimenti nelle parti non riguardanti il nucleare, ovvero le uniche che potrebbero riguardare le imprese italiane, non superano il 40% degli investimenti totali.”
Perchè in altri paesi il nucleare è visto come una risorsa?
“Se noi andiamo a  vedere quello che sta  succedendo negli altri paesi dove si stanno costruendo modelli di reattori uguali a quelli che vengono proposti in Italia, cioè reattori EPR prodotti dalla società francese, vediamo che si è andati contro questo progetto; per esempio in Finlandia, dove c’è un EPR in costruzione ormai da 6 anni con 3 di ritardo su quella che era la scadenza iniziale, vediamo che i costi sono saliti del 50% rispetto alle previsioni iniziali e che le imprese finlandesi coinvolte nel progetto alla fine non hanno fatto un granchè, il ruolo principale alla fine l‘ ha avuto soltanto l’impresa francese. Questo soprattutto per la parte non nucleare dell’impianto, quella che qui da noi è stata promessa alle imprese italiane.”

I perchè del no di Greenpeace

Quindi è improbabile che qui le nostre imprese possano raggiungere i risultati sbandierati?
“In Italia l’esperienza nucleare è rimasta ferma agli anni ’80, non ve ne sono successive. Quindi il fatto che imprese italiane possano superare quelle ben più esperte francesi, anche parlando solo di parte non nucleare, ci sembra piuttosto difficile.”
Il no al nucleare di Greenpeace dipende solo da questi fattori prettamente economici ed industriali?
“Certamente non dipende soltanto da quei fattori. Diciamo che era quello che volevamo comunicare in quella precisa situazione, cioè che non accettavamo il voler far passare il nucleare come qualcosa di economicamente conveniente. Ma naturalmente noi siamo contrari al nucleare perché lo riteniamo rischioso, e questo è un dato di fatto visto che ci sono problemi non risolti come quello dello smaltimento delle scorie radioattive, e perché lo riteniamo dannoso per il clima.”
Cosa proponete come alternativa?
“Sarebbe certamente più giusto investire sulle energie rinnovabili per affrontare il grave problema dei cambiamenti climatici. Immaginiamo che, tanto per fare un esempio, se anche si raddoppiasse il numero di tutti i reattori nucleari presenti nel mondo, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica sarebbe solo del 4%. Quindi è una falsa soluzione per il clima e non è quello che attualmente servirebbe all’ Italia.”

Vantaggi economici del nucleare:

Neanche dal punto di vista economico presenterebbe vantaggi?
“Assolutamente no, partendo dal presupposto che in Italia verrebbe a costare più di 20 miliardi. Il problema vero è un altro, e cioè che anche con le centrali non ci sarebbe una riduzione dei costi ma bensì un incremento. Già adesso paghiamo una quota in bolletta per lo smaltimento delle scorie radioattive risalenti al nucleare passato. Quello che graverebbe in maniera sostanziosa sarebbero i costi dell’ investimento, che poi verrebbero spalmati ugualmente sulle bollette dei cittadini o in veste di tasse se le centrali venissero finanziate con soldi pubblici. Sottolineo inoltre che la materia prima per il funzionamento del nucleare, ossia l’uranio, in Italia non è presente quindi bisognerebbe importarlo.”
Torniamo alla vostra protesta. Avete avuto molta visibilità, quale messaggio volevate lanciare?
“Il nostro obiettivo era soprattutto quello di mandare un messaggio al mondo imprenditoriale italiano, questo è il motivo per il quale ci siamo posizionati proprio lì di fronte a Confindustria. Naturalmente di riflesso il messaggio è rivolto a tutti perchè il governo adesso sta tentando di far passare il nucleare a tutti i costi e bisogna fare in modo che, per quanto riguarda questo tipo di decisioni, la sovranità resti ai cittadini e non venga prelevata da chi ha il potere; anche gli enti locali non devono esser privati della possibilità di decidere se accettare o meno una centrale nucleare sul proprio territorio. E questo, purtroppo, è esattamente quanto sta accadendo in seguito al decreto approvato la scorsa estate.”

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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