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Berlusconi vuole andare in carcere: male o forse no, bene

A furia di dichiarazioni e poi smentite con Berlusconi Silvio non ci si raccapezza più. Non ci riesce neanche il suo cuoco. I direttori dei carceri se lo scaricherebbero l’un l’altro come fosse la peppatencia. Però per i carcerati potrebbe essere un diversivo. Di breve periodo.
Si è alle solite: prima la dichiarazione e poi la smentita. Questa volta anziché smentire giornalisti comunisti o di ispirazione casiniana Silvio Berlusconi s’è messo a sbugiardare uno dei suoi: nientepopodimeno che Maurizio Belpietro.
Che è come dire smentire sé stesso. Poiché neanche la Santanché, quella che gode nel farsi chiamare pitonessa, è tanto berlusconiana quanto Belpietro Maurizio che dice le cose prima ancora che Berlusconi le pensi.
Il quotidiano Libero, libero più di forma che non di sostanza, pubblica la notiziona: «Se condannato vado in carcere. Niente esilio alla Craxi, niente servizi sociali come fossi un delinquente da rieducare, niente domiciliari». E poi a stretto giro da palazzo Grazioli ecco giungere la smentita: «Era un colloquio informale. Una libera interpretazione di Belpietro».
Smentito uno che, senza arrossire, ancora adesso crede ai gradi di parentela tra marocchini ed egiziani e che se Berlusconi gli dicesse che gli asini volano ci crederebbe e ci vedrebbe in groppa pure Gasparri e Capezzone. Ma così va il mondo. E non è certo la prima volta che un padrone smentisce il suo reggipanza.

 

 

Berlusconi e le smentite delle sue stesse affermazioni:

Comunque di smentita in smentita sono passati quasi vent’anni e i più ci hanno fatto il callo. Chi forse non ci si è ancora abituato e impazzisce almeno due volte al giorno dev’essere il cuoco di Arcore. Quello che zitto zitto guardava le trasmissioni di Santoro e quando questi attaccava il principale andava subito a fare la spia.
Per un cuoco avere un padrone dalla smentita facile è un disastro. C’è da immaginarsi quante volte il Silvio cambia idea sul menù. Prima la pasta con le sarde, poi no meglio lo stinco di maiale, poi no meglio la pizza, poi no forse la purea della nonna, poi no la carbonara e via a cambiare opinione. Che forse le pietanze gli vengono a seconda che gli passino per la mente Dell’Utri o Calderoli o ad Apiciella o Alfano o Cicchitto.
Però, prendendo per buono quello che scrive Belpietro, che dopo il suo preteso attentato ci vuole un bel po’ di fantasia ia dargli retta, Berlusconi in caso di condanna non vuole essere rieducato come accadde al suo amico Cesare Previti e non vuol neanche stare in casa come è accaduto a Sallusti, altro suo direttore.
Par di capire che preferisca, come il suo amico Lavitola, andarsene dritto in cella. Forse bisognerebbe spiegargli che: uno non tocca a lui decidere dove si scconta la pena e due che il gabbio di solito si chiude alle ore 20,00 e non sono previste, da regolamento, cene eleganti e pali di lap dance. E, come non bastasse di celle singole ce ne sono pochine e di matrimoniali ancora meno.

 

Berlusconi vuole andare in carcere:

Certo che se per davvero Silvio Berlusconi, ammessa e non concessa la condanna, si decidesse a questo passo i direttori delle carceri farebbero a gara a scaricarlo, neanche fosse la peppatencia. Chi lo vorrebbe un simile un simile mal di pancia, nel proprio proprio albergo con le sbarre?
Ci si immagina le visite degli avvocati che vanno in giro a plotoni e poi dei deputati e poi dei senatori, che magari si metterebbero pure a cantare, e poi dei radicali che non sono né alla camera e neppure Senato ma nelle carceri ci sono sempre.
E magari tocca pure fare entrare Giuliano Ferrara che chissà come si presenta vestito e con che trucco e pure Adriano Sofri che così hanno qualche cosa in comune da dirsi. No. Altro che peppatencia, nessuno lo vorrebbe. Anzi, i direttori darebbero ordine alla sezione nuovi giunti di rispedirlo al mittente. Accampando la scusa che di solito prendono gli ospedali: «Non abbiamo posti letto disponibili». Anche se si sa che in carcere un posto letto lo si trova sempre. Si aggiunge un piano al letto a castello ed il gioco è fatto.
Però, per essere obbiettivi, bisogna dare un’occhiata all’altra faccia della medaglia: i detenuti magari ne sarebbero entusiasti e pure se lo litigherebbero tra le celle. Finalmente arriva uno che non è un poveraccio, uno con il libretto di risparmio sempre pieno che quindi non deve essere mantenuto dai compagni (come accade ai poveracci) ma sopratutto un uomo di spettacolo: barzellettiere e chansonnier. Vuoi mettere.

Come sarebbe la vita di Berlusconi in galera:

Una via di mezzo tra Gino Bramieri e Pippo Baudo. Barzellette a gogò e di tutti i tipi e canzoni, anche in napoletano, come se piovesse. Finalmente un modo per evadere, metaforicamente parlando, dalla monotonia di tutti i giorni. Tutte le battute che hanno scandalizzato la Merkel ed Obama ed erano indigeste anche al suo amico Sarko le smercerebbe in carcere.
E poi potrebbe raccontare delle sue avventure: dalla dacia di Putin alle cene eleganti passando per quando suonava il piano sulle navi a quando prendeva in giro gli italiani dicendo che la crisi non c’era e che i ristoranti erano pieni o quando stancamente imitava Mussolini con le solite domande retoriche.
In fondo nelle carceri italiane non c’è il cinema e questo sarebbe un bel diversivo. Ma magari anche i carcerati dopo un po’ ne avrebbero a noia che alla fine a sentir balle ci si stanca e tornerebbe ad essere la peppatencia che nessuno vuole. Forse meglio i domiciliari. Almeno il personale di servizio è pagato per sopportarlo. E non sarebbe una pena aggiuntiva.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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