Seguici su:

Misteri di Cronaca Nera

Letto 7094 Volte
Condividi

Marco Pantani: il mistero della morte del ‘Pirata’

Quella di Marco Pantani è stata una vita di corsa, è proprio il caso di dirlo; una carriera brillante spezzata dopo una lunga serie di successi. E, come spesso accade ai grandi personaggi e miti, la sua fine è avvolta dal mistero. Ancora oggi a 10 anni dalla sua prematura morte.
Marco Pantani nasce a Cesena nel 1970: romagnolo doc si dedica fin da subito a quella che sarà la sua grande passione. Oltre che una professione che lo porterà in cima al mondo: il ciclismo.
Dopo una carriera brillante fatta di successi e di molte cadute, non solo su strada, Pantani termina la sua corsa nel giorno san Valentino del 2004 quando venne trovato morto in un residence di Rimini.
Per il ‘pirata’, come era soprannominato per via di quella bandana che indossava sempre in gara, è la fine della corsa. E l’inizio del mistero. La causa del decesso parla di arresto cardiaco dovuto ad un probabile eccesso di sostanze stupefacenti; quella cocaina di cui Pantani aveva iniziato a fare uso.
Ma con il passare del tempo le versioni alternative si susseguono e c’è chi inizia a sospettare di come siano effettivamente andate le cose. Al punto che, nell’agosto 2014, a dieci anni esatti dalla scomparsa del campione, il caso della morte di Marco Pantani torna prepotentemente sotto i riflettori e viene riaperto.
Parte tutto da un esposto presentato dall’avvocato che assiste i genitori di Marco Pantani, Antonio De Rensis. Secondo il legale, Pantani sarebbe stato ucciso. Viene aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti.
Tutto parte da una serie di anomalie nel caso della morte del campione che hanno convinto la famiglia a presentare l’esposto alla procura: secondo l’avvocato dei Pantani si potrebbe parlare di omicidio avvenuto da parte di sconosciuti che avrebbero obbligato Marco a bere cocaina disciolta in acqua. Da questo esposto riparte ora la nuova indagine della procura di Rimini.

La straordinaria carriera di Marco Pantani

Marco Pantani era un campione nato; uno scalatore, come viene chiamato in gergo un ciclista con le sue caratteristiche che lo portavano ad avere un ritmo impressionante soprattutto in salita, quando gli altri arrancavano. “Quando questo ragazzo scatta non c’è niente da fare” diceva di lui il noto cronista di ciclismo Adriano De Zan.
Era soprannominato il pirata per via di quella bandana che indossava sempre mentre gareggiava. La consacrazione di questo campione non tarda ad arrivare: è il 1998 quando Pantani vince il Giro d’Italia. Risultato straordinario che fu il preludio alla vittoria del Tour de France, evento epocale in Italia; l’ultimo prima di lui a riuscire nell’impresa era stato Felice Gimondi, 33 anni prima.
Una serie di trionfi che lascerebbero presagire ad un prosieguo brillante di carriera, all’insegna delle vittorie: ma così non sarà perché, come in molte storie che riguardano i grandi miti, qualcosa non va e irrompono diversi elementi avversi a spezzare il sogno.

Valori dell’ematocrito e accuse di doping

L’inizio della fine è il Giro di Italia del 1999, dove Marco arriva da grande favorito: Pantani stava dominando la competizione e la sua vittoria appariva ormai inevitabile quando, in data 5 giugno 1999, i risultati dei controlli svolti dai medici in quella stessa mattinata sugli atleti vengono resi pubblici: nel suo sangue vengono rivenuti valori fuori dalla norma; una concentrazione di globuli rossi fuori dal comune, indice di possibile assunzione di sostanze proibite come l’Epo (1).
La conseguenza è scontata: Pantani è squalificato dal Giro e su di lui si abbattono gli strali dell’opinione pubblica. Le accuse di doping si susseguono e viene etichettato con l’infamante marchio di ‘drogato’.
Un fardello pesante che butta giù Pantani, il quale prova a tornare a più riprese sulla scena del ciclismo mondiale ma sempre a sprazzi, senza più toccare le vette raggiunte sul finire degli anni ‘90. Nel 2003 ad esempio si ripresenta al Giro di Italia, che conclude con un discreto risultato ma senza alcuna vittoria di tappa.
Per queste ragioni non viene invitato a partecipare al Tour dello steso anno; Marco capisce che ormai le porte del grande ciclismo sono per lui chiuse ed entra in un vortice di depressione che lo porta a finire in una clinica per curarsi da questo brutto male. Un tunnel senza luce che a breve condurrà al triste epilogo.

La morte di Marco Pantani e le cause del decesso

È il 14 febbraio del 2004, giorno di san Valentino festa degli innamorati; Pantani si trova in un residence a Rimini quando la terribile notizia lascia di sasso tutti gli appassionati di sport. Il pirata è morto.
Il suo corpo viene ritrovato senza vita in una stanza del residence “Le Rose”. Il campione tanto amato dalle folle muore solo in una stanza anonima di un residence. L’autopsia sul corpo di Pantani rivela che si è trattato di edema polmonare e cerebrale dovuto ad un’overdose di cocaina. Nel suo organismo viene rinvenuta una dose di droga circa 6 volte superiore alla dose letale.
Intossicazione acuta da cocaina, questa la conclusione cui si arriva dopo la morte del ciclista. Nessun mistero né dubbio da chiarire. Una ‘semplice’ overdose di cocaina.
Una versione che convince (quasi) tutti malgrado alcuni aspetti poco chiari, come alcune lesioni rinvenute sul corpo di Pantani, la droga presente nello stomaco e, secondo l’avvocato De Rensis legale della famiglia, anche dubbi sui tabulati telefonici e sull’alterazione dello stato dei luoghi. Per la famiglia quindi c’era dell’altro; qualche manovra oscura da approfondire.
L’indagine porta subito agli spacciatori che hanno venduto la droga a Marco Pantani i quali vengono ritenuti colpevoli di reato di spaccio. Quattro persone responsabili per aver fornito la cocaina vengono arrestate (uno dei quali in Cassazione risulterà non colpevole) e la vicenda viene considerata chiusa. Per tutti ma non per la famiglia del campione. In particolare la mamma Tonina, che non ha mai accettato quella versione. “Me lo hanno ammazzato” ha spesso ripetuto.

Ombre sulla morte e la strana storia di Vallanzasca

A gettare ombre sulla morte di Pantani ci sono altri strani episodi e voci più o meno confermate; c’è chi, poco dopo la scomparsa di Pantani, inizia a parlare di scommesse clandestine. Argomento immancabile quando ci si riferisce a un campione dello sport come lui.
Ma c’è anche qualche pista più tangibile; è il caso delle dichiarazioni di Renato Vallanzasca, ex boss della Comasina e noto criminale degli anni ’70 condannato a quattro ergastoli. Vallanzasca, in un suo libro che vide la luce nel 2000, scrive di aver saputo in carcere, nel 1999 e pochi giorni prima lo scandalo doping, che Pantani non avrebbe mai vinto il Giro nonostante il fatto che fosse super favorito. Come se già si sapeva che un qualcosa lo avrebbe fermato.
Vallanzasca ebbe anche uno scambio di dichiarazioni con la madre di Pantani la quale espresse la volontà di incontrarlo per apprendere ulteriori particolari su quella vicenda; per tutta risposta l’ex boss della Comasina affermò in una lettera rivolta alla signora Tonina: “quanto sapevo l’ho detto al pm di Trento, ma qualcuno prima di Madonna di Campiglio mi disse: Marco non vincerà il Giro 2007” (2). Ecco quindi che la pista delle scommesse clandestine ritorna prepotente.

Verso una nuova indagine sulla morte

L’ultimo tassello della delicata vicenda Pantani è la riapertura del caso da parte della procura di Rimini; sulla decisione di riaprire il caso ha pesato anche una perizia medico legale eseguita per conto della famiglia, nella quale si evidenziano le numerose ferite sul corpo.
Secondo quanto presentato dall’avvocato di famiglia, il legale Antonio De Rensis, lo scenario della morte di Marco Pantani sarebbe da riscrivere; in quel 14 febbraio 2004 il campione avrebbe aperto la porta ai suoi assassini che, dopo una lite, lo avrebbero costretto a bere cocaina sciolta in acqua. Secondo il legale della famiglia, e secondo i genitori del ciclista, Marco Pantani non morì per overdose ma fu ucciso (3).
A 10 anni dalla sua scomparsa si infittisce il mistero su questo straordinario campione in grado di scalare le vette più alte e arrivare in cima al mondo con la sua bici salvo poi morire in solitudine e in circostanze poco chiare in una camera di un residence di Rimini.


  1. http://www2.raisport.rai.it/news/eventi/giro1999/199906/05/3758e6bf068c9/
  2. http://www.gazzetta.it/Ciclismo/Primo_Piano/2007/11_Novembre/16/vallanzascal.shtml
  3. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/02/morte-di-marco-pantani-fu-omicidio-la-procura-di-rimini-riapre-lindagine/1080016/
Pubblicato in Misteri di Cronaca Nera

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: