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Trattamento Sanitario Obbligatorio: la storia di Andrea Soldi

Dal 7 agosto 2015 la panchina di piazzale Umbria a Torino è piena di fiori e di biglietti. Sono i tanti messaggi lasciati in memoria di Andrea Soldi, 45enne malato di schizofrenia morto durante un trattamento sanitario obbligatorio (Tso).
Trascorreva spesso lì il suo tempo. Gli abitanti del quartiere lo conoscevano molto bene e hanno raccontato più volte di non aver mai avuto problemi con quell’omone di 120 chili, che faceva giocare e ridere i bambini con il verso del lupo.
Quel giorno però qualcosa non è andato nel verso giusto. Il 45enne in preda a una crisi nervosa sembrava un altro e a chiedere l’intervento medico sono stati proprio i suoi familiari.

La richiesta di Tso per Andrea Soldi:

Non era la prima volta che ricorrevano al Tso e secondo le perizie mediche è stata usata troppa forza nei confronti di Andrea, tanto da portarlo alla morte.
Era disteso a terra, scuro in volto e con lividi attorno al collo, almeno così lo ha trovato la sorella Maria Cristina quando ha saputo della notizia. Ogni tanto smetteva di prendere i farmaci e bisognava costringerlo a ricominciare.
Quel caldo giorno di agosto sono intervenuti lo psichiatra, un infermiere e tre agenti di polizia municipale. Dovevano solo portarlo in ospedale ma vedendo quel ragazzone opporsi, hanno portato una lettiga lo hanno trascinato di peso e tenuto a faccia in giù con le mani legate dietro la schiena.
La manovra di immobilizzazione, secondo il perito della procura, avrebbe interrotto l’afflusso di sangue al cervello e avviato un processo di soffocamento.
Il Pm Raffaele Guariniello ha chiuso l’indagine, l’ultima prima di andare in pensione, con il rinvio a giudizio di quattro imputati, i tre agenti della polizia municipale e lo psichiatra curante di Andrea Soldi che aveva predisposto il tso, l’ipotesi di reato è omicidio colposo.

Che cosa è il Tso?

Il trattamento sanitario obbligatorio è una pratica medica alla quale viene sottoposta una persona contro la sua volontà. A parte eccezioni si praticatso per malati psichiatrici attraverso il ricovero forzato negli ospedali pubblici.
Il Tso viene praticato quando una persona è pericolosa per sé o per gli altri, in soggetti che manifestano tendenze suicide, che non prendono i medicinali o rifiutano cibo e acqua.
In questo caso sono i familiari che richiedono il Tso, che viene disposto con provvedimento dal sindaco del comune di residenza o del comune dove la persona si trova momentaneamente, che emana l’ordinanza solo una volta ricevute le certificazioni mediche che prevedono il ricovero forzato.

Casi di Tso descritti dalle cronache e finiti male:

Franco Mastrogiovanni era un insegnante di 58 anni morto nel 2009 dopo essere stato ricoverato presso il Centro di salute mentale dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Salerno) per un trattamento sanitario obbligatorio.
La storia di Franco Mastrogiovanni ha suscitato scalpore dopo le immagini pubblicate dal settimanale L’Espresso. Dal 31 luglio al 4 agosto 2009 si perdono le tracce del professore, in Cilento per una vacanza. Viene lasciato legato al letto senza cibo né acqua e viene vietata la visita dei familiari.
Il 4 agosto viene dichiarato morto, ritrovato dagli infermieri esanime. Mastrogiovanni insegnava alle elementari da una ventina d’anni. Per un lungo periodo aveva vissuto nel Nord Italia per lavoro, poi era tornato nella provincia di Salerno per insegnare in una scuola del suo paese a Castelnuovo Cilento. giuseppe-uva
Non era un uomo tranquillo: la sua vita era stata segnata da una serie di eventi traumatici che hanno acuito la sua sensibilità, rafforzando in lui delle paure violente, tanto da essere definito un anarchico.
Giuseppe Uva è stata un’altra vittima del Tso. Sono state scritte pagine e pagine di cronache su di lui. La sua storia la conosciamo soprattutto grazie alla sorella Lucia.
Giuseppe era un artigiano di 43 anni, morto la mattina del 14 giugno 2008 nell’Ospedale Di Circolo di Varese. Una reazione fatale tra lo stato di ubriachezza e i tranquillanti somministratagli in ospedale hanno portato al decesso. Arresto cardiaco.

La mente di un malato psichiatrico:

La malattia mentale è forse la più brutta. È difficile da comprendere e impossibile da tenere sotto controllo. È la legge del più forte e i matti sono i deboli. Andrebbero protetti e difesi, ma spesso non succede.
Proviamo per un attimo a pensare cosa si scatena nella mente di un malato psichiatrico. I meccanismi che uniscono quel fragile e delicato insieme sono molto vulnerabili e quando vengono scossi possono anche dar vita a meccanismi di autodifesa e autolesionismo. Perché bisogna sempre piangere un morto per farsi qualche domanda? Ai posteri l’ardua sentenza.

Pubblicato in Misteri di Cronaca Nera

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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