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Coccodrillo giornalismo

Cos’è un coccodrillo in gergo giornalistico e perchè si chiama così

13/07/2025

Il termine coccodrillo nel linguaggio giornalistico evoca immediatamente un’immagine curiosa e, per i non addetti ai lavori, e che potenzialmente può essere fraintese. Non si tratta, ovviamente del feroce rettile pronto a mordere e divorare la sua preda, ma di un articolo già scritto e pronto per la pubblicazione, spesso di carattere necrologico o commemorativo, che viene tenuto in archivio in attesa di un evento specifico che ne giustifichi l’uscita, come per l’appunto la morte del protagonista del pezzo stesso.

Ma perché si chiama coccodrillo un articolo di questo genere e qual è la sua funzione principale?

Le origini del coccodrillo

La nascita del coccodrillo è legata alla necessità di immediatezza che caratterizza il giornalismo fin dalle sue origini. Nell’era pre-digitale, quando la composizione tipografica e la stampa richiedevano tempi considerevoli, avere a disposizione articoli già pronti per eventi prevedibili (come la morte di personaggi pubblici di spicco, anniversari importanti o celebrazioni ricorrenti) era un vantaggio strategico, in quanto permetteva ai giornali di essere i primi a dare la notizia, o a fornire un resoconto completo e approfondito, non appena l’evento si verificava, evitando così ritardi nella pubblicazione e garantendo la completezza dell’informazione, specialmente in situazioni in cui il tempo per la redazione ex novo sarebbe stato insufficiente.

La pratica di scrivere con anticipo articoli per eventi futuri, soprattutto per coloro che non sono ancora morti, non era esclusiva del giornalismo italiano. In altre lingue e contesti, esistono parole analoghe che descrivono la stessa attività, sebbene il termine collegato al rettile appartenga solo alla nostra tradizione, sempre con lo stesso scopo di anticipare la cronaca, con una attenzione di pianificazione editoriale molto attenta, elemento essenziale per il successo di una testata giornalistica.

La scelta del nome

Sebbene non ci siano fonti definitive al riguardo, l’utilizzo della parola coccodrillo per questo genere di articoli trova le sue radici nell’antica espressione “lacrime di coccodrillo“. Questa locuzione, che si riferisce a un pianto falso o ipocrita, collegata metaforicamente al fatto che il rettile dopo aver mangiato la preda effettivamente lacrima dagli occhi in virtù del funzionamento fisiologico del suo apparato digerente, si lega al coccodrillo giornalistico per l’idea di qualcosa che è preparato e simulato in anticipo, in attesa del momento opportuno.

In sostanza, l’articolo non esprime un vero dolore o vicinanza per la morte di un personaggio e non nasce da un’emozione spontanea o da un’immediata reazione a un evento, ma è un pezzo attentamente pre-scritto e conservato, pronto a essere pubblicato quando la notizia si verifica, ma solo per fini giornalistici e per “battere” sul tempo la concorrenza.

La funzione del coccodrillo oggi

Se è vero che il coccodrillo è prevalentemente associato ai necrologi, la sua funzione si è evoluta nel tempo, pur mantenendo il principio fondamentale della preparazione anticipata. Oggi, un coccodrillo può essere qualsiasi pezzo giornalistico pre-redatto che attende un evento specifico per essere pubblicato. Si pensi, ad esempio, agli articoli celebrativi per anniversari di personaggi storici, ai profili di figure che potrebbero ricevere premi importanti, o anche a pezzi di analisi su eventi che, pur non essendo ancora accaduti, sono altamente probabili.

La digitalizzazione e la velocità dell’informazione hanno parzialmente modificato le dinamiche di produzione, ma non hanno eliminato la necessità di questi contenuti. Anzi, in un’epoca in cui la notizia viaggia in tempo reale, avere a disposizione contenuti approfonditi e ben strutturati già pronti permette alle testate di offrire un servizio di qualità superiore, distinguendosi dalla semplice divulgazione di fatti nudi e crudi. Avendo molto tempo a disposizione, infatti, i giornali possono approfondire e analizzare con tutta calma il personaggio o l’evento in questione, con una completezza informativa che difficilmente si potrebbero ottenere scrivendo un articolo da zero nell’informazione digitale.

Come scrivere un coccodrillo

La preparazione di un coccodrillo non è un’operazione statica, ma richiede una costante cura e un continuo aggiornamento. Specialmente nel caso dei necrologi di personaggi ancora in vita, i giornalisti devono monitorare costantemente le notizie relative alla persona, aggiornando biografie, successi, insuccessi e cambiamenti di rotta, in quanto un articolo obsoleto o inaccurato non solo sarebbe inutile, ma potrebbe anche arrecare un grave danno alla reputazione della testata.

Tale attenzione meticolosità nella preparazione e nell’aggiornamento è un aspetto fondamentale del lavoro giornalistico spesso invisibile al lettore. Dietro ogni notizia che appare puntuale e ben strutturata, c’è un lavoro di ricerca, verifica e preparazione che talvolta si estende per anni, soprattutto nel caso dei coccodrilli.

D’altra parte, nasce spesso anche il dibattito etico sullo scrivere un articolo sulla morte di un personaggio che è ancora vivo, aprendo il campo a riflessioni sulla “spietatezza” dei giornalisti.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it