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Anziani sempre più poveri: non è un paese per vecchi

Parlare di settori della società più o meno colpiti dalla grave crisi che si è abbattuta sul nostro paese potrebbe risultare inutile, una sorta di guerra tra poveri per cercar di capire chi stia subendo i danni maggiori: tuttavia quando si ha notizia di una fascia particolarmente debole delle società stessa che sta pagando un forte dazio è bene darne notizia.
Che gli anziani in Italia non se la passino bene è cosa ormai nota al punto che le persone maggiormente dotate di ironia evidenziano continuamente come l’Italia non sia un paese per giovani, ma non sia nemmeno un paese per vecchi: resta la fascia media di età, chissà che non siano loro a poter vantare una discreta qualità di vita nel nostro paese. Ne dubitiamo.
Tornando agli anziani nel nostro paese, le loro condizioni starebbero peggiorando sempre più tanto che negli ultimi anni il loro reddito da pensione si sarebbe ridotto del 30% provocando un forte peggioramento  delle loro condizioni di vita e facendo crescere i fenomeni di esclusione sociale.

 

Pensioni sempre più leggere:

A fornire i dati è stata una ricerca della Auser, una associazione di volontariato e di promozione sociale impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani: secondo i loro studi la condizione degli anziani sarebbe sempre più esposta al rischio povertà a e queste persone, a causa del peso della crisi e degli effetti delle manovre correttive, “danno di più e ricevono di meno”.
Il riferimento evidente è alle pensioni, che vengono spesso prese dai vari governi come fonti cui attingere nei momenti di ristrettezze economiche. Le manovre del 2010 e del 2011 vengono al riguardo prese come fattore che ha pesato sulle fasce d’età anziane peggiorandone  le condizioni di vita e facendo crescere i fenomeni di esclusione sociale.
La riduzione del potere di acquisto degli anziani infatti porterebbe come conseguenza una drastica riduzione dei consumi, difficoltà se non impossibilità ad affrontare le spese impreviste e tante rinunce spesso legate anche alla tutela della propria salute o alla prevenzione, come ha sottolineato lo stesso presidente dell’associazione Auser, Michele Mangano. Entriamo più nel dettaglio dei numeri:
nel trimestre ottobre 2011 – gennaio 2012 si è registrato un calo sui bandi comunali per l’affidamento di servizi sociali con un maggior riscontro nei comuni con  più di  50 mila abitanti. Vengono inoltre date in crescita le liste di attesa per gli interventi domiciliari di contrasto alla non autosufficienza in alcune regioni quali Calabria, Campania, Lazio, Piemonte.

 

Diminuisce la spesa per alimenti e vestiti:

Secondo dati Istat inoltre risulta evidente che, dal 2003 al 2010, la spesa per alimentazione (-1,7%), abbigliamento (-0,8%) e sanità (-0,6%) da parte degli anziani che vivono soli è diminuita: in sostanza, per queste voci gli anziani hanno meno soldi da investire e di conseguenza sono costretti a rinunciare: spesso anche al mangiare.
Sempre per evidenziare la criticità delle persone oltre una certa età, viene mostrato come sia in aumento il fenomeno della nuda proprietà, cosa che dalle pagine del nostro giornale avevamo segnalato già in passato (Nuda Proprietà: tempo di crisi, aumentano le richieste); nel 2011 il numero delle offerte di vendita della nuda proprietà sarebbe cresciuto di quasi il 13%.
Ma quanto percepiscono gli anziani dalle loro famigerate pensioni? Secondo l’Inps nel 2011 su un totale di 5.269.493 pensioni di vecchiaia circa il 52% ha un importo inferiore ai 500 euro mensili e ben il 78% non supera i 750 euro. Per quel che riguarda le pensioni di anzianità invece, più del 30% delle prestazioni non supera la soglia dei 900 euro.
Dicevamo delle pensioni troppo basse che spesso non possono permettere di coprire nemmeno l’indispensabile per mangiare: da  un’ dell’indagine sul rapporto tra cibo e anziani realizzata nel 2011 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Padova è emerso che oltre 400 calorie giornaliere mancano all’appello e di conseguenza aumenta il rischio di ricovero.
Gli over 65 italiani mangiano troppo poco e soprattutto male a causa della crisi economica, e la malnutrizione può aumentare del 25% la possibilità di ricovero in ospedale. In particolare carne e pesce mancano all’appello dei consumi alimentari.
In ultimo, nemmeno il futuro sembrerebbe sorridere ai nonni italiani che sarebbero doppiamente colpiti dalle manovre correttive: da una parte  stanno svolgendo la funzione di ammortizzatori sociali d’emergenza al reddito dei più giovani, mentre dall’altra sono visti come  soggetti privilegiati sui quali poter applicare riduzioni della spesa pubblica da parte delle manovre governative.

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