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Il Partito Pirata Italiano: nuove realtà politiche avanzano

Navigando nel mondo dell’informazione capita spesso di sentir nominare il Partito Pirata, soprattutto in riferimento a quanto avviene all’estero; nato in Svezia, dove ha riscosso un grande successo arrivando ad ottenere il risultato del 7,1 % dei voti alle elezioni europee del 2009, si è poi diffuso in varie parti del mondo affermando la sua presenza in Spagna, Austria, Germania, USA, Australia, Brasile e molti altri paesi tra i quali l’Italia e facendo di libertà d’ informazione e libera circolazione delle notizie un cavallo di battaglia.
Ma cos’ è concretamente il Partito Pirata e quali scopi ha? A spiegarcelo è il rappresentante del Partito Pirata Italiano, Athos Gualazzi.

Storia e finalità del Partito Pirata:

Cos’è e come nasce il Partito Pirata in Italia?
“Nel 2006 è stato reso noto che stava per essere immessa sul mercato la tecnologia trusted, una tecnologia che il gruppo no1984.org riteneva e ritiene invasiva ed estremamente restrittiva per la divulgazione libera della cultura, è di quel periodo che in un tempo brevissimo in Svezia è nato il Piratpartiet in difesa del noto tracker ThePirateBay che favoriva la condivisione di contenuti, che sapevamo essere in parte in violazione del copyright, ma in buona parte per la diffusione delle opere in pubblico dominio e delle numerose distribuzioni di materiali opensource. Abbiamo sentito la necessità di uscire dal web per informare della situazione coloro che sarebbero stati coinvolti a loro insaputa in una riduzione della libertà e delle opportunità che offre la Rete e così abbiamo costituito con tutti i crismi della legalità l’Associazione libera fra cittadini Partito Pirata.”
Quale finalità si prefigge il Partito Pirata?
“Lo scopo principale è di diffondere le notizie riguardanti i tentativi di stravolgere la Rete e chiedere un più libero accesso alla cultura, riteniamo abnorme ed obsoleta la protezione di 70 anni solari oltre la morte dell’autore dei suoi diritti quando non di 90, come nel settore musicale, in un epoca in cui la musica si perde da un’estate alla successiva una simile protezione semplicemente la rende indisponibile al pubblico e certamente non ne avvantaggia l’autore che in ogni caso non raccoglie che le briciole.”

Differenze con i partiti pirata degli altri paesi:

Qual è la considerazione di cui gode il Partito Pirata in Italia e quali differenze con altri paesi, vedi Svezia dove è nato?
“Apparteniamo ad una Nazione che per storia e tradizioni trabocca di cultura ciononostante non riusciamo a limitare i tentativi di specularci, se riteniamo giusto che sia retribuito l’autore, l’editore, la tipografia ecc… per un volume cartaceo al quale ciascuna delle figure menzionate danno un valore aggiunto, non riteniamo si debba a tutti i costi far sopravvivere una videoteca che non aggiunge nulla all’opera o una casa discografica il cui unico merito è di aver imposto al mercato suoi autori investendo più in pubblicità che in contenuti. La voce cultura da noi non è molto considerata, vedasi i tagli alla scuola e alla ricerca, tanto meno riferita alla democrazia. Di conseguenza troviamo seguito solo in quei cittadini che sentono la cultura come supporto insostituibile della libertà.”
Come si sta diffondendo il Partito Pirata in Europa e nel mondo?
“Ci sono Partiti Pirata negli U.S.A, Australia, Brasile, Francia, Nuova Zelanda, Germania… sparsi su tutto il globo, è un nuovo modo di fare politica, aliena dalla ricerca della gestione del  potere, ma insistente nella ricerca dei risultati, non impaurita dal dover affrontare argomenti gestiti con accordi mondiali come il WTO o l’accordo ACTA.”

Internet e copyright:

Quale è la vostra posizione in materia di copyright?
“Come si sarà capito il Partito Pirata non è contro gli autori, quindi non rinneghiamo il copyright, riteniamo giusto che l’autore riceva un equo compenso per il suo lavoro ma sosteniamo che ora non è affatto equo, sosteniamo che troppo vada agli intermediari che alla fine risultano essere solo dei parassiti e molto poco all’autore, riteniamo che il regime del copyright vada profondamente rivoluzionato e riportato al suo spirito originale che prevedeva un compenso rivolto allo sviluppo e non alla speculazione.”
Parliamo di internet: quanto è grande la rivoluzione che ha rappresentato?
“Una rivoluzione grande come lo è stata a suo tempo la stampa su carta che ha permesso una diffusione prima impensabile della cultura, altrettanto lo è la Rete delle reti.”
Come dovrebbe avvenire la diffusione delle notizie in rete? Internet è destinato a crescere ancora?
“La posizione di Murdoch e di chi vuole far pagare in Rete le informazioni è la posizione di chi vuol speculare sulla cultura e non ha capito nulla di Internet, far pagare un giornale d’informazione in Rete vuol dire eliminare i propri lettori digitali che verranno a conoscenza della stessa informazione dal primo blogger informato. Se Gutenberg ha impiegato secoli per portarci a questo livello di diffusione culturale è facile profezia prevedere che la Rete non impiegherà nemmeno molti lustri per farci fare un salto qualitativo anche maggiore.”

Decreto Romani e libertà della rete:

Cos’ è esattamente il decreto Romani al quale il Partito Pirata Italiano si oppone?
“La furbata di un fan della televisione tradizionale. Il cosiddetto decreto Romani avrebbe dovuto implementare in Italia la Direttiva 2007/65/CE concernente l’esercizio delle attività televisive. In fase di trasposizione sono stati inseriti una serie di articoli che vanno oltre la portata della direttiva, anzi ne violano lo spirito, e violano la Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE. Il decreto stabilisce che i servizi ‘anche veicolati mediante siti internet, che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate, sonore o non, nei quali il contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente incidentale’ (art. 4.1 (a) ) devono richiedere un’autorizzazione al governo.”
Dove è la contraddizione?
“Con lo spirito della direttiva da implementare, che al considerando 16 dichiara che NON dovrebbero essere considerati servizi audiovisivi ‘i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio nell’ambito di comunità di interesse'”.
Si tratterebbe, secondo voi, di una norma che tutelerebbe interessi ben precisi?
“Si tratta di una normativa che è eufemistico pensare sia fatta senza voler tutelare gli interessi di qualcuno a notevole danno delle libertà in Rete; facile immaginare che se il 4 febbraio dovesse essere approvato il decreto quasi tutti i blogger che scambiano filmati dovrebbero chiudere, compreso il nostro sito partito-pirata.it.”

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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