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Intervista a Pino Rinaldi: “perchè cresce l’interesse per i casi irrisolti”

Giuseppe – Pino Rinaldi – ha rimesso la cronaca nera al centro del villaggio televisivo. Dal 15 settembre il suo “Ignoto X: dentro e oltre le storie di cronaca” accompagna lo spettatore in un viaggio immersivo nella pura cronaca nera. Il regista, documentarista e  autore del  libro  “La verità nascosta” sul mostro di Firenze” ogni giorno alle 18.30 su La7,  torna sui  grandi casi di cronaca e  ripropone storie di casi irrisolti e dimenticati. 

Pino Rinaldi e Ignoto X

Come nasce l’idea di Ignoto X?

“Da un’idea di  Enrico Mentana che, bontà sua, mi ha scelto per la conduzione. Ignoto X è un programma che fa capo alla testata, non alla rete. Siamo un nutrito gruppo di persone che lavora cercando di affrontare i casi entrandoci dentro e  come cita del resto il sottotitolo, andando oltre.”

Sta conquistano il pubblico senza attuare il meccanismo del contrasto o  dell’uno contro l’altro.  Era stato pianificato oppure è merito della sua postura giornalistica per niente saccente?

“E’ stato Mentana a dirmi da subito: ‘Non voglio liti da cortile’. Per quanto mi riguarda quando  incontro una persona voglio parlarci, voglio capire e voglio confrontarmi. Alla base di tutto c’è il tempo e  il dialogo la cui assenza totale, dal mio punto di vistaè anche la causa di tanti mali. La mancanza di ascolto e dialogo. In questo mestiere ti trovi davanti a persone che  hanno subito un’ ingiustizia, una  sofferenza che si portano addosso da tanti anni. La cronaca nera è  dolore. Bisogna averne rispetto.”

La crescita di interesse per la cronaca nera

Come spiega il ritorno dell’interesse del pubblico per i casi irrisolti, i cosiddetti “cold cases?”.

“Faccio cronaca da più di 40 anni e tante volte ho sentito persone dire che tutto sommato chi si interessava e se ne occupava faceva il racconto del fattaccio per un pubblico curioso e morboso. Negli ultimi anni mi sono accorto invece  che l’interesse per la cronaca nera è aumentato a dismisura. Non concordo nella lettura molto snob di chi considerava il cronista di categoria minore perché, ad esempio, il caso Garlasco è la punta di un iceberg in altezza e profondità del fatto che questi eventi toccano nel profondo le persone. E a questo punto bisogna chiedersi il perché.”

Non solo quindi attrazione per il macabro? 

“Assolutamente no. Quando dico eventi che toccano nel profondo le persone mi riferisco al senso di giustizia e verità che è iscritto nel nostro Dna e ipotizzare che qualcuno possa tradire il compito che la stessa comunità ha affidato colpisce nel privato.  Più chiaramente: tutto ciò che di losco e opaco che sta emergendo nel caso Garlasco sembra distolga dall’unico scopo che è fare giustizia e raggiungere la verità. E’ questo, oggi a mio avviso, il motivo di tanto interesse. Perizia e contro perizia ma alla fine se non portano alle verità le persone  si chiedono: ‘E poi che succederebbe se accadesse  a me che  non ho i soldi?’. E’ quindi l’aspetto umano che mi  spaventa,  oltre alla colpevolezza.”

Cronaca nera non più cenerentola dell’informazione?

“No per due motivi ben precisi: il primo perché se fatta bene è una cartina al tornasole di chi siamo come società, chi siamo come valori  lasciati alle spalle e disvalori che stanno occupando gli spazi lasciati liberi. Il secondo è che non ci devono  essere caste intoccabili; persone al di sopra degli altri che, per organizzazione sociale, abbiamo costruito noi stessi dando un ruolo ben preciso che non va tradito. E qui si torna al caso Garlasco e alla domanda se chi era stato incaricato di stabilire la verità non avesse, al contrario, più a cuore  il proprio privato.”

Leggere i fatti attraverso l’intelletto

Ha dichiarato che il suo approccio alla cronaca è quello di ricostruire tutto per evitare una lettura degli eventi attraverso la  ragione ma, piuttosto, attraverso l’intelletto. Cosa significa esattamente? 

“Parto dal  pittore Francisco Goya e la sua opera intitolata  il ‘Sonno della ragione genere mostri’ che trasfiguro affermando che  il ‘sogno della ragione genera mostri’ perché entra nell’immaginario e diventa collettivo. Questo lo suggerisco  a tanti poliziotti, carabinieri e magistrati: al ruolo che ricoprono certe figure che,  tutto sommato,  non si distacca da chi scrive una sceneggiatura.  Il magistrato deve unire dei fili partendo da alcuni punti fissi che determinano una indagine. Emerge così lo storytelling che alla fine diventa l’architettura accusatoria nei confronti dell’indiziato. Usare la ragione è come usare un telescopio, usare l’intelletto, al contrario, un microscopio. Perché l’immaginazione di qualcuno può indurre a mille forzature senza logiche se non quello di condurre a una conclusione attraverso i tanto temuti mezzi indizi.”

Un esempio? 

“Nel mio libro ‘Il mostro di Firenze. La verità nascosta’ scritto con Nunziato Torrisi (edizioni Mursia) è contenuto tutto quello che si sono  inventati i magistrati inquirenti per la favola usata per colpevolizzare, incolpare e condannare con sentenza definitiva i compagni di merende. Se si ascoltano le udienze emerge come sia stata fatta una costruzione completamente improbabile del mostro di Firenze. Non c’è una prova, un indizio ma solo la strumentalizzazione di un demente come Giancarlo Lotti al quale vengono messe in bocca parole su cui viene costruita l’accusa. Ecco quindi come l’immaginazione di qualcuno entra nei meccanismi per costruire o meglio ricostruire la vicenda. La categoria della ragionamento ha la pretesa di spiegare  una storia, mentre quella l’intelletto obbliga a rimanere legati al dato oggettivo. Sono certo che se si usasse questo metodo molti errori non sarebbero stati commessi.”

Il caso di Garlasco secondo Rinaldi

Come non pensare al caso Garlasco

“Il giudice Stefano Vitelli rispetto a tutti gli eventi e i dati di quel delitto si pose con un interrogativo e il ragionevole dubbio e quanto sta emergendo conferma il suo giudizio nella responsabilità del ruolo che ricopre.  Una Corte d’ Appello ha assolto, l’altra ha condannato. Qualcosa è evidentemente andato storto. Nello specifico: Vitelli utilizzò il microscopio, e assolse, altri preferirono il telescopio, condannarono, e da così lontano è stato facile – a mio giudizio -, comporre una narrazione che dopo tanti anni ha lasciato aperti innumerevoli  interrogativi per cui oggi siamo ancora qua a parlarne.”

Andrea Sempio ha cambiato avvocato revocando il mandato a Massimo Lovati e assumendo Liborio Cataliotti – suo ospite proprio  in questi giorni – dal suo punto di vista cosa comporta questo cambio “in corsa” per un caso cosi complesso? 

“Garlasco sta mettendo a nudo tante cose: l’azione degli inquirenti,  il modo nel quale vengono utilizzati alcuni dati come nel caso delle intercettazioni in cui il contenuto dei brogliacci non corrisponde agli  audio originale. I possibili tentativi di manipolazione; nello stesso tempo oltre a comprendere e capire il  meccanismo di indagine di carabinieri e magistrati abbiamo sottocchio la strategia difensiva degli avvocati. Se Lovati seguiva un certo disegno, il  nuovo legale –  in maniera più prudente dal mio punto di vista – cerca di anticipare le mosse dell’avversario.”

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