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Il Parlamento italiano si dimentica del rischio Jihadismo

Una legge ferma in Parlamento, approvata alla Camera e ora in attesa di passare al Senato. Almeno sulla carta, perché con il Parlamento che si appresta a chiudere per fine legislatura, anche quella sulla prevenzione del Jihadismo rischia di diventare una legge che resterà in sospeso. O meglio, che non vedrà mai la luce.
Si parla nello specifico del testo sulla prevenzione della radicalizzazione jihadista che ha completato l’esame in commissione e che ora rischia comunque di naufragare, malgrado la buona volontà del ministro Minniti che su questo provvedimento ci ha puntato molto. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.

Il provvedimento per la prevenzione del Jihadismo

È stato approvato alla Camera lo scorso luglio il provvedimento incentrato su prevenzione, intelligence e repressione. Si tratta di misure contro la radicalizzazione dell’estremismo violento di matrice jihadista.
Il provvedimento, come si può leggere sul sito della Camera, è finalizzato a disciplinare l’adozione di misure, interventi e programmi per prevenire fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell’estremismo violento di matrice jihadista nonché a favorire la deradicalizzazione e il recupero in termini di integrazione sociale, culturale e lavorativa dei soggetti coinvolti.
Un tema piuttosto delicato se si pensa che l’Italia è stata più volte minacciata dall’Isis (non si può sapere ovviamente quanto ci sia di reale e quanto invece di semplice propaganda) e indicata come bersaglio di potenziali attentati.
Sono molti anche i provvedimenti di espulsione che negli ultimi mesi sono stati stabiliti per cittadini residenti nel nostro territorio e sospettati di progettare attentati in Italia.

Il concetto di radicalizzazione

Nella legge approvata alla Camera il concetto di radicalizzazione si rifà direttamente ai fenomeni riferiti a soggetti che simpatizzino a aderiscano materialmente ad ideologie di matrice jihadista ispirate all’uso della violenza e del terrorismo. Il che ovviamente non è facile neanche da stabilire a priori.
Sempre la proposta di legge prevedeva la nascita di un organismo, il CRAD (Centro nazionale sulla radicalizzazione), nell’ambito del ministero dell’Interno, che avrebbe dovuto supportare proprio in tal senso, andando a intercettare per tempo i rischi di radicalizzazione jihadista in Italia.
Si parlava anche di adottare iniziative e strumenti tecnologici volti a perseguire lo scopo, con la nascita di progetti pilota anche pescando dai fondi disponibili sul tema. Quindi uso di piattaforme multimediali anche in lingua straniera per favorire l’integrazione e il dialogo interculturale e interreligioso e contrastare la radicalizzazione.

Tutto rimandato: snobbato il rischio Jihadismo

Sempre nell’ambito di questa legge sarebbe dovuto nascere, in senso al Parlamento, un Comitato per il monitoraggio dei fenomeni di radicalizzazione e dell’estremismo violento di matrice jihadista il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello di monitorare i fenomeni riguardanti proprio episodi di radicalizzazione.
Previsto anche un percorso di formazione per le forze di polizia, forze armate e dell’amministrazione penitenziaria, docenti e dirigenti di scuole e università, operatori dei servizi sociali e socio-sanitari. Tutto sempre con il solito obiettivo: creare le basi per prevenire fenomeni di radicalizzazione di matrice jihadista.
Tanti punti di una legge che nasceva in un momento storico piuttosto delicato e che adesso, con ogni probabilità, rischia di finire su un binario morto; insieme, ovviamente, a tanti altri provvedimenti che non sono riusciti a scavallare la fine della legislatura.

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