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C’è la crisi, gli italiani rinunciano al dentista

Gli italiani non vanno più dal dentista. Colpa della crisi che continua a mordere e fa si che la popolazione sia costretta a compiere rinunce più o meno dolorose. Il dentista sembrerebbe essere una di queste.
A renderlo noto è l’Istat in uno studio nel quale si va ad evidenziare come le cure odontoiatriche siano viste sempre più come un lusso che non tutti possono permettersi. I dati certificano come questo tipo di cure abbia subìto, negli ultimi anni, una notevole flessione: parlando del 2013, ultimo anno preso a riferimento, la percentuale di popolazione che si è rivolta al dentista è stata del 37,9%. Nel 2005 era stata quasi del 40%.
Aumenta invece il dato relativo alle persone che hanno deciso, per esigenze, di dilazionare le visite in un periodo temporale più lungo da un minino di 1 anno a un massimo addirittura di tre. Un settore in sostanziale crisi al punto che, di pari passo con questi dati, diminuiscono i dentisti che esercitano la libera professione: si è passati dal 34,7% del 2005 al 32,3% del 2013.

Motivi economici su tutti:

Il perchè di queste rinunce è dettato ovviamente dai motivi economici; almeno è stata questa la risposta che oltre l’ 85% degli intervistati ha fornito, andando a evidenziare un’incidenza maggiore al mezzogiorno.
Un altro fattore che fa la differenza è il livello sociale: il ricorso a visite dentistiche è più alto tra persone che hanno conseguito una laurea mentre scende tra coloro che hanno un titolo di studio inferiore. A fronte di ciò è tuttavia dato in salita il livello generale di salute dei denti rispetto al 2005. Si tratta qui di un dato a livello nazionale.

Dentisti: i nuovi poveri?

Questa affermazione non può essere più considerata una boutade ma una vera e propria indicazione statistica: se gli italiani a causa delle crisi trascuranocrisi-dentisti-ltaliani la salute della propria bocca, i primi a farne le spese sono proprio i dentisti.
Secondo l’Andi, Associazione Nazionale Dentisti Italiani, è una deriva che affonda le sue radici a partire dal 2008, inizio della crisi mondiale, e che nel tempo si è andata a rafforzare. Si parla di dentisti sottoccupati (soprattutto i più giovani e i più anziani), di numero insufficiente di clienti, di onorari in calo per cercare di stoppare la crisi e di tentativi di fornire un numero sempre più alto di servizi ai pazienti per fidelizzarli.
D’altra parte ad oggi la concorrenza per i dentisti è piuttosto elevata da quando sono nate iniziative, più o meno valide e affidabili, tese a combattere la crisi.

Dalle cliniche private ai viaggi all’estero:

Se da un lato il mercato di pazienti, come ha dimostrato lo studio Istat, tende a restringersi, al contempo si allarga la platea di attori in campo. Che ormai sono noti e stranoti. Si parla soprattutto di cliniche provate e dei famigerati viaggi all’estero per cure dentali.
Questi ultimi hanno per la verità perso ultimamente il loro appeal iniziale: il famoso turismo dentale, un pacchetto che prevedeva viaggio all’estero con cura dentistica annessa a prezzi favorevoli, è caduto in disgrazia. Un recente sondaggio ha addirittura evidenziato come solo 1 italiano su 2 rifarebbe questo percorso in virtù dell’incertezza legata ai materiali utilizzati, alla sicurezza del paziente, al rispetto delle norme igienico-sanitarie ecc… costo-dentista-low-cost
In sostanza i viaggi all’estero per cure dentali non vanno più per la maggiore. Differente è il discorso delle tante cliniche dentali che ormai si trovano un po’ovunque nelle grandi città italiane. Offrono cure a prezzi vantaggiosi e avrebbero, secondo molti, reso selvaggio il mercato. Una sorta di dentista low cost, come accade per altri settori quale quello alimentare o quello dei trasporti aerei.
Franchising del sorriso delle quali non tutti si fidano ma che si stanno ritagliando una buona fetta del mercato. Se poi a tutto questo si aggiunge anche l’aspetto fuorilegge, che in Italia non manca mai, legato qui ai famosi dentisti abusivi, si comprende ancor di più perchè in Italia i dentisti in regola siano in profonda crisi.
Un’eccellenza italiana che costa moltissimo allo Stato anche in termini di formazione. E che rischia di cadere in rovina.

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Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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