Osservatore Romano e il caso Roma:
L’Osservatore Romano ha scritto:«Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende.»
Gli ha fatto eco, come sbagliarsi, il capo della CEI, cardinal Bagnasco che spera «in una soluzione adeguata perché il Giubileo è alle porte.» Certo analoghe parole e toni avrebbero potuto essere usati anche per commentare i fatti della settimana del Sinodo.
Per esempio quando s’è sparsa la voce delle lettera firmata dai 13 cardinali o l’outing tutto mediatico del teologo ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, per non dire di quella simpatica chicca sul preteso tumore di Papa Francesco. Tutti sketch scritti e messi in scena nella Città del Vaticano.
L’ultimo poi è stato particolarmente esilarante: scomodare un tumore benigno al cervello per dire che il vescovo di Roma sta andando fuori di cotenna. Se non son farse queste. Che poi tutto il pacchetto possa essere di buon viatico per il Giubileo alle porte è tutto da vedere. E magari non tutti i giaculanti fedeli hanno apprezzato i lavori del parlamentino ecclesiastico che alla fine ha visto la mozione vincente prevalere per un solo voto.
Correnti e sottocorrenti all’ombra del cupolone:
Il che fa ben intendere come correnti, sottocorrenti e camarille vivano alla grande all’ombra del cupolone e quanto a mollarsi sganassoni i cardinali non siano secondi a nessuno. Con buona pace dello spirito santo che di solito si dice aleggi su quelle berrette porporate.
Ovviamente nulla in contrario a che la stampa estera giudichi le vicende italiche ma se lo facesse con un certo gusto la cosa non guasterebbe, Ciò che invece stupisce, ma poi neanche tanto, è che la stampa nazionale non abbia rilevato la palese scortesia e non se ne sia adombrata come qualche volta, rara, ha fatto con giornali tedeschi e inglesi. Non sarà mica il timore di perdere indulgenze a bloccare le sapide penne italiche?