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Bindi contro Serracchiani: il senso del paradossale

Con poche battute l’ex presidente del Pd (ex Dc) e l’autorevole esponente della segreteria Pd (ex comunista) hanno dato senso al paradossale. Con alcuni corollari. Viene difficile definire con un aggettivo il siparietto consumato dalla Bindi e dalla Serracchiani davanti alle telecamere ed ai microfoni di SkyTg24.
Forse “paradossale” è quello giusto. Paradossale vedere, l’ex presidente del Pd battagliare con parole grosse con uno dei membri più autorevoli della attuale segreteria del suo partito. Paradossale che la prima, ex democristiana, esalti la piazza, pare un milione e duecentomila manifestanti, mentre la seconda, ex comunista ex Pds, sostenga si stia meglio in compagnia di pochi, un migliaio all’incirca, dentro una vecchia stazione ferroviaria costruita nella prima metà dell’ottocento.
Paradossale che la prima sia un po’ âgée mentre la seconda, nel gerontocratico panorama italico, sia quasi una ragazzina. Paradossale che la prima, sempre da ex democristiana, si commuova per le bandiere rosse mentre la seconda, sempre da ex comunista, palpiti per la finanza alla Serra e l’imprenditoria alla Farinetti.
Per intenderci il primo è quello che considera lo sciopero un costo (forse non gli è chiaro il concetto) mentre il secondo è quello che dice che negli affari l’onestà da sola non basta e ci vuole anche la furbizia. E magari in quota maggioritaria.

Vecchia e nuova dirigenza del PD:

Paradossale che la Bindi definisca «contromanifestazione» quella organizzata dal segretario del suo partito. Paradossale che la Serracchiani non ribatta e se ne vada. Paradossale che in piazza ci siano gli epigoni (ed esegeti sotto mentite spoglie) di quelli che il Pd l’hanno distrutto rendendolo un partito di perdenti e che, quando hanno avuto la possibilità di governare, hanno fatto harakiri.
Paradossale che la nuova dirigenza sia criticata perché sta facendo quello che avrebbe voluto fare quella vecchia. Paradossale che la vecchia dirigenza non si renda conto che è stato grazie alla inanità dei sui esponenti che questi enfant terrible sono sorti e ora possono zampettare sul palcoscenico della politica e delle istituzioni.
Paradossale che l’attuale sinistra del Pd sia fatta da molti che nel partito sono sempre stati a destra. Paradossale che nel gruppo del nuovo che avanza entrino contemporaneamente un ex Sel e un ex Scelta Civica. Non è paradossale che Andrea Romano già ex dalemiano e poi ex montezemoliano voglia mettere le premesse per diventare, con il tempo, anche un ex renziano.
Paradossale che Renato Brunetta dopo aver proposto di dare a Renzi la tessera di Forza Italia abbia dichiarato che lui sarebbe andato in piazza e non alla Leopolda. Che Brunetta giochi con i paradossi non è paradossale, è un economista. Così come non è paradossale questa situazione paradossale.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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