Secondo il Commissario Maigret l’assassino, solitamente, è uno stupido. Perché compie un gesto stupido, spesso per ragioni stupide, ed ha la stupida convinzione di farla franca. Questa è la storia di un omicidio per ragioni più stupide di altre.
Se non fosse una storia vera, se fosse un romanzo, non sarebbe però uno dei 75 che hanno per protagonista il Commissario parigino. Sarebbe un romanzo d’amore, morte e avventura. Le componenti a tinte forti ci sono tutte. Un amore impossibile fra una minorenne e un uomo molto più grande di lei, un avventuriero che ha girato il mondo. Un amore contrastato che può essere vissuto solo fuggendo. Poi un catamarano, il Mar Mediterraneo, la Grecia, le Baleari. E l’Oceano Pacifico, la Polinesia, la Nuova Caledonia. La vita in mare, alla giornata, senza programmi, senza scadenze. E infine il sangue, la ragazzina che diventa una Lolita, l’avventuriero che fa il Rambo, un misterioso olandese con un fidato cane lupo che piomba sulla scena. La fuga a tutta vela, il naufragio, i cavalli al galoppo nel deserto. L’arresto, le accuse reciproche, la galera. L’evasione. La nuova detenzione. La fuga.
Però non è un romanzo. È la storia di una ragazza di 31 anni con un sacco di progetti che è stata ammazzata e gettata in mare da qualcuno che voleva rubarle il suo catamarano. È la storia di un uomo che per questo omicidio è stato condannato all’ergastolo, ma non lo sta scontando. Perché è scappato, poi l’hanno ripreso, allora è scappato un’altra volta e di nuovo lo hanno catturato. Però è fuggito ancora. E non l’hanno più trovato.
Quindi sarà stato anche stupido, ma l’ha fatta franca.
In questo articolo parliamo di:
- 1 Primavera 1988, Anna Rita Curina e il suo catamarano
- 2 Filippo De Cristofaro e la fidanzata olandese
- 3 C’è una persona che vuole andare alle Baleari
- 4 Il Rambo dei Mari
- 5 La versione di De Cristofaro
- 6 Ferite da machete sul corpo
- 7 Il corpo gettato in mare
- 8 I giornali si lanciano sul mistero dell’estate
- 9 La fuga dei 3 verso l’Algeria
- 10 Nessuna gelosia, volevano rubare la barca ad Anna Rita
- 11 Il processo e le sentenze
- 12 De Cristofaro in carcere e l’intervista con Franca Leosini
- 13 La due fughe dal carcere: nel 2007 e nel 2014
- 14 Arrestato con passaporto falso, scappa di nuovo
- 15 Epilogo: ad oggi non si sa nulla su dove sia De Cristofaro
Primavera 1988, Anna Rita Curina e il suo catamarano
È la tarda primavera del 1988 ed Anna Rita Curina, 31 anni, laureata in lingue, decide di dare seguito ai progetti di vita sul mare che da tempo coltiva. Nell’inverno del 1987 ha comprato un catamarano, una barca a vela a due scafi che in quel momento era ormeggiato a Corfù, in Grecia. È andata fin laggiù e lo ha portato a Pesaro da sola. Il catamarano si chiama Arx, è lungo 10 metri e non è soltanto suo. Ne è proprietaria al 50% con il suo amico Giorgio Guidi, erede della famiglia proprietaria del Cantiere Navale che ha costruito la barca. I due pensano che il business migliore da mettere in piedi sia l’organizzazione di brevi crociere alle Baleari, fra Ibiza e Formentera. Guidi rimarrà a Pesaro, il braccio operativo sarà Anna Rita. Ha però necessità di un aiuto, e pensa subito al suo amico Stefano Bersani. Avranno bisogno di qualcun altro ma, ne sono sicuri, lo troveranno facilmente. Il 10 giugno 1998 l’Arx salpa dal porto di Pesaro diretto alle Baleari.
Anna Rita è al timone per quello che definisce il viaggio della sua vita, con lei ci sono altre due persone. Stefano non c’è, perché proprio quel giorno ha un impegno di lavoro, li raggiungerà in treno appena possibile.
Il 28 giugno il peschereccio Azzurra ‘83 durante una delle sue battute a strascico al largo di Senigallia tira su insieme al pescato del giorno il cadavere di una donna che è avvolto in una coperta ed è stato zavorrato con un’ancora di 17 chilogrammi legata ad una caviglia. Quella donna è Anna Rita Curina.
Filippo De Cristofaro e la fidanzata olandese
Filippo De Cristofaro ha 34 anni, è nato a Bari ma è cresciuto a Milano. Orfano di padre, a 19 anni ha conosciuto una ragazza olandese in vacanza sulla riviera romagnola, i due si sono innamorati e lui l’ha seguita nei Paesi Bassi, dove si sono sposati ed hanno avuto una figlia. Il matrimonio è stato imposto dalle circostanze, cioè dalla gravidanza, e, per restare in tema, naufraga abbastanza presto. Non vanno meglio i primi tentativi imprenditoriali di Filippo, che tenta con una pizzeria, poi con una gelateria, ma con scarso successo. Al contrario, va alla grande la scuola di danza che apre a Rotterdam con il suo amico Pieter Groenendijk. Fra gli allievi della scuola c’è una ragazza di quattordici anni, è bionda e ha gli occhi chiari. Si chiama Diana Beyer e fra lei e Filippo nasce l’amore. La famiglia di lei non è per niente contenta, così anche se siamo nel Nord dell’Europa i due fidanzatini fanno una cosa molto da Sud Italia: la Fuitina. Che però nella tradizione meridionale è breve e finalizzata al matrimonio, mentre i due se ne vanno tre mesi in Nuova Caledonia.
Quel sogno di possedere una barca
Filippo, infatti, è un velista e da sempre ha un sogno, che forse è addirittura un’ossessione: possedere una barca e vivere tra le isole del Pacifico. Tornano a Milano e De Cristofaro si rivolge a un avvocato il quale gli consiglia di far rientrare in Olanda al più presto la ragazza, onde evitare un’incriminazione per sottrazione di minore. Diana torna a Rotterdam ma Filippo resiste poco e la raggiunge. La ragazza è strettamente controllata dalla famiglia; esce, ma solo con la sorella. Una sera le due sono in discoteca e si presenta lì anche De Cristofaro. Gli amanti ritrovati decidono di scappare ancora, subito, e si danno alla macchia. Si spostano in Belgio, tentano nuovamente una sortita nel Pacifico, infine riparano in Grecia. Lì vengono raggiunti da Pieter. Successivamente i tre faranno ritorno in Italia a bordo di una barca presa in prestito da un conoscente di Filippo. Il quale deve avere una diversa visione del concetto di prendere in prestito giacché sostiene che i tre la barca gliel’hanno più prosaicamente rubata. Per evitare guai peggiori la lasciano a Catania e, mentre Pieter torna a Rotterdam, gli altri due si spostano a Rimini, dove De Cristofaro trova lavoro come portiere di notte in un albergo.
Fra una fuga e l’altra siamo arrivati alla primavera del 1988.
C’è una persona che vuole andare alle Baleari
Giorgio Gori e De Cristofaro si erano conosciuti anni prima nel mondo della nautica e si incontrano nuovamente per caso. Com’è ovvio, attaccano a parlare di barche e Gori dice C’è una persona che vuole andare alle Baleari. Filippo si dice interessato.
All’inizio di giugno viene organizzata una cena a bordo dell’Arx.
De Cristofaro racconterà di aver trovato simpatica Anna Rita, che ricaverà invece di lui un’impressione ben diversa, parlando in seguito con Bersani dirà infatti che Filippo è uno sbruffone, ma ce ne liberiamo dopo questo viaggio. Stefano sosterrà anche che Diana, che nel frattempo ha 17 anni e non parla italiano, gli è sembrata completamente sottomessa, pendeva dalle sue labbra.
Inizialmente la partenza è prevista per il 06 giugno, poi viene spostata al 13, infine, lo abbiamo visto, si salpa il 10. Sul punto ci sono discrepanze nei racconti. Bersani, che il 10 non può partire per via di un impegno di lavoro, sostiene che sia De Cristofaro a insistere per salpare proprio nel giorno in cui lui è impossibilitato. Filippo, a Franca Leosini che nel 1994 lo intervista per il mitico Storie maledette, dichiara che la
Curina era una persona indipendente e caparbia e certo non avrebbe fatto decidere a lui quando mollare gli ormeggi. Il giorno della partenza ci sono parenti e amici che si recano in porto a salutare la spedizione. Uno zio di Anna Rita, che gira un filmino in Super8, racconterà che Filippo e Diana tentano di non farsi riprendere in volto.
Il Rambo dei Mari
Interpellato dalla Leosini su questo punto, De Cristofaro risponderà che non è assolutamente vero, tanto che entrambi vengono inquadrati più volte. L’intervista del 1994 è particolarmente interessante ai fini della comprensione della personalità di Filippo De Cristofaro. Quello che i giornali italiani ribattezzeranno Il Rambo dei Mari, nel raccontare l’accaduto a cinque anni di distanza, appare flemmatico, disincantato, sfuggente.
Lo sguardo obliquo che raramente intercetta quello dell’interlocutrice vorrebbe forse apparire misterioso, mentre lascia addosso una strana sensazione. Racconta l’omicidio, gli attimi successivi, le sue scelte seguenti e tutto ciò che ne conseguì come se la faccenda non lo riguardasse, nemmeno fosse il film visto la sera prima al cinema. Ripensando alle parole di Anna Rita, che lo aveva definito sbruffone, viene da pensare che davanti a Franca Leosini De Cristofaro stia compiendo un enorme sforzo per non apparire tale, senza riuscirci.
La versione di De Cristofaro
Il racconto dei fatti che Filippo fa in televisione è lo stesso che aveva fatto in tribunale, lo stesso che inizialmente aveva riportato Diana. Secondo questa versione dei fatti poco dopo aver lasciato il porto lui ed Anna Rita si accorgono che uno dei due timoni non risponde ai comandi, perché troppo incrostato di alghe. A quel punto la Curina si cala in acqua per pulirlo e renderlo nuovamente efficiente, mentre De Cristofaro rimane al governo della barca. Terminata l’operazione Anna Rita risale in coperta, ovviamente fradicia. Si sfila la maglietta zuppa e rimane a seno nudo. Questa scena scatena la reazione di Diana, che Filippo tenta nei suoi racconti di far passare per una specie di isterica affetta da gelosia patologica, a suo dire acuita dal fatto che, non parlando italiano, non era in grado di comprendere cosa il suo compagno e l’altra ragazza si dicevano, andando in collera se li vedeva scherzare o ridere insieme. È giusto rimarcare come tutta questa tempesta emotiva si sarebbe scatenata nel corso di forse due ore scarse.
De Cristofaro aggiunge che la Curina, in omaggio alla massima del Duca Conte Pier Matteo Barambani, Direttore Naturale in Fantozzi contro tutti, secondo cui In barca non ci sono fannulloni, avrebbe affidato delle mansioni a Diana, che le avrebbe interpretate come una volontà di allontanarla da Filippo.
Valium nella tazzina di caffè di Anna Rita
Secondo quanto dichiarato da entrambi i fidanzati al momento dell’arresto, a questo punto la Beyer prepara il caffè e versa nella tazzina di Anna Rita una significativa quantità di Valium. La skipper percepisce uno strano sapore e chiede a Filippo di assaggiare. Dopo un sorso De Cristofaro conferma e getta il liquido in mare.
Dopodiché la Curina scende in cabina per riposarsi in vista del cambio al governo della barca, De Cristofaro rimane al timone e perde di vista Diana. La nota qualche minuto dopo tornare verso di lui provenendo dallo scafo di destra, quello in cui era collocata la cabina di Anna Rita, con un coltello insanguinato in mano. Lascia il timone e si precipita di sotto, trova la Curina insanguinata ed esanime e la porta su in coperta. In preda al panico getta il coltello in mare. Sul capo di Anna Rita verranno riscontrate delle profonde lesioni inferte presumibilmente con un machete. Filippo ha una spiegazione anche per questo.
Ferite da machete sul corpo
Dopo aver adagiato il corpo in una strana posizione non lontano dal timone, era dovuto tornare al governo della barca poiché il vento si era alzato considerevolmente. In quel frangente, in un impeto di rabbia, in una sorta di crisi isterica, Diana prende il coltello che avevano portato a bordo per tagliare le cime in caso di bisogno e infierisce su Anna Rita con uno o due colpi. La successiva perizia stabilirà che le lesioni sono incompatibili con la forza di una ragazza minuta come Diana.
I due avvolgono il cadavere in una coperta, lo zavorrano e lo gettano in mare.
Il Viaggio della Vita di Anna Rita Curina non dura nemmeno due ore.
Il corpo gettato in mare
De Cristofaro a questo punto sostiene di trovarsi di fronte a un dilemma: fare rotta verso il primo porto e consegnare Diana alle autorità oppure proseguire il viaggio. Il sentimento ha il sopravvento, dice in rima. Sentimenti o meno, aggiunge che non era pensabile proseguire quel viaggio soltanto in compagnia di Diana, che in passato, al timone di barche, aveva già fatto danni.
Alle 19.00 del 10 giugno il catamarano viene ormeggiato e notato al Circolo Nautico Stamura di Ancona. Da una cabina telefonica De Cristofaro chiama il suo amico Pieter, gli chiede di raggiungerlo perché ha una barca da portare alla Baleari. Non gli spiega nulla di quanto accaduto e non lo farà fin quando non sarà inevitabile. Pieter e il suo fido cane lupo salgono a bordo il 12 giugno a Porto San Giorgio. Passano i giorni e Stefano Bersani, che da ormai troppo tempo sta aspettando la telefonata con la quale Anna Rita avrebbe dovuto comunicargli il porto in cui raggiungerli, comincia a preoccuparsi. Insieme al padre dell’amica si reca in Capitaneria di Porto e viene diramato un allarme di Ricerca e Soccorso.
La ricerca del corpo di Anna Rita
Gli amici della Curina la cercano via mare ed anche noleggiando un aereo che vola sopra l’Adriatico. C’è da dire come all’epoca il catamarano fosse un tipo di barca assai poco diffuso in Italia, eppure l’Arx non si trova. Un amico di Anna Rita lo incrocia a Santa Maria di Leuca, ma purtroppo al momento dell’incontro l’allarme non era ancora stato diramato. Racconta di aver tentato di avvicinarsi alla barca ma che tre persone a bordo gli avevano fatto cenno di allontanarsi. L’Arx viene poi avvistato a San Vito Lo Capo. Ora si chiama Fly2, il nuovo nome è scritto con lettere adesive. Viene avvistato anche nella piccola isola di Marettimo, la più occidentale delle isole Egadi. Da lì, anziché dirigersi alle Baleari, fa rotta verso la Tunisia.
I giornali si lanciano sul mistero dell’estate
Mentre i tre sono impegnati in questa traversata, il 28 giugno, il peschereccio Azzurra ‘83 issa a bordo il corpo di Anna Rita Curina e da quel momento, ovviamente, le ricerche si fanno più pressanti. I giornali cominciano a interessarsi al Mistero dell’estate: i titoli parlano di Rambo dei Mari, Lolita, Amanti Diabolici Catamarano dei Misteri. Un quotidiano olandese chiama in causa anche il traffico di droga, sostenendo che De Cristofaro abbia imbarcato 20 kg di cocaina. Filippo, Diana e Pieter arrivano nel porto di Ghar el Melh e abbandonano lì il catamarano per dirigersi a Tunisi. Nelle edicole della capitale arrivano i giornali italiani e qui i fuggitivi realizzano che le loro foto sono su tutte le prime pagine. Pieter nel vedere la moderna versione dei cartelli WANTED del Vecchio West domanda che cosa diavolo stia succedendo. A quel punto gli altri due gli raccontano la versione di Diana che accoltella la Curina in preda alla gelosia. I giudici crederanno al racconto di Pieter, che sosterrà sempre di aver scoperto dell’omicidio soltanto a Tunisi.
La fuga dei 3 verso l’Algeria
I tre non sanno bene che fare, l’unico obiettivo è allontanarsi. Noleggiano quindi dei cavalli e fuggono attraverso il deserto, nella speranza di sconfinare in Algeria. Il cane di Pieter, ovviamente, è con loro e camminando sul terreno rovente si ferisce alle zampe. Groenendijk non ha nessuna intenzione di lasciarlo, è lecito che pensi Già mi avete infilato in questo casino, ci manca solo che ci rimetto pure il cane. Si fermano quindi in un villaggio perché possa essere curato. Vengono notati perché non hanno informato le autorità sui loro spostamenti attraverso il Paese, specificando punto di partenza e di arrivo di ogni singola tappa, cosa che in Tunisia è all’epoca obbligatoria.
Vengono portati in commissariato e rilasciati, con loro sorpresa, dopo poco. In quella stazione periferica, infatti, non arrivano le segnalazioni dell’Interpol. I fuggiaschi, non volendo ripetere l’errore, comunicano alla gendarmeria in quale piccolo albergo passeranno la notte. È qui che vengono arrestati un paio d’ore dopo. I gendarmi locali, infatti, hanno trasmesso i dati dei loro documenti a Tunisi, dove gli alert dell’Interpol arrivano regolarmente. La loro fuga termina il 19 luglio.
Arrestati e riportati immediatamente in Italia
Vengono riportati immediatamente in Italia. Qui sia De Cristofaro che Diana, ascoltati dagli inquirenti, raccontano quella che diventerà la prima versione, cioè quella che abbiamo riportato finora. De Cristofaro aggiunge di aver agito per amore. Diana invece, pur raccontando la stessa storia, lascia adito a qualche dubbio, facendo riferimento al progetto di andare in Polinesia a qualunque costo, anche rubando una barca. Aggiunge inoltre che il Valium, che nel frattempo era stato rinvenuto durante la perquisizione del catamarano, lo avevano comprato loro e lo avevano travasato in una boccetta senza contagocce.
Gli inquirenti mettono in fila gli elementi e cominciano a pensare che il delitto sia stato premeditato, al fine di impossessarsi della barca.
Nessuna gelosia, volevano rubare la barca ad Anna Rita
I genitori di Diana si precipitano in Italia e ottengono un colloquio con la figlia, a seguito del quale la ragazza cambia versione. Non c’è stato nessun problema di gelosia, era tutto premeditato e l’obiettivo era rubare la barca per fuggire in Polinesia e realizzare il nostro sogno. Filippo le avrebbe suggerito di ammazzare la Curina con una massiccia dose di Valium, pur essendo consapevole che non sarebbe stato sufficiente. A quel punto le avrebbe messo in mano il coltello dicendo Uccidila tu, fallo per il nostro amore. La avrebbe accompagnata fin davanti la porta della cabina e la ragazza sarebbe poi entrata da sola. Dopo la prima coltellata Diana si sarebbe paralizzata e sarebbe fuggita di fronte alle urla della skipper. A quel punto è intervenuto De Cristofaro, finendo Anna Rita con i colpi di machete al capo.
Quando il 5 agosto gli inquirenti gli riportano quello che ha raccontato Diana, il Rambo dei Mari risponde Se lo dice Diana vuol dire che è andata così. Ritratterà, sostenendo anche qui di aver confermato le parole della ragazza per amore, ripetendo poi la prima versione. Sosterrà inoltre che a sostegno di quanto dice va considerato che pur sapendo bene che il fondale verso cui ha gettato il corpo della Curina era profondo solo 20 mt e che quella fosse una zona soggetta alla pesca a strascico aveva agito in quel modo, perché era nel panico e non sapeva cosa fare.
Il processo e le sentenze
Viene il tempo dei processi: Pieter viene creduto anche qui, si becca tre mesi per furto e torna in Olanda.
Diana viene giudicata dal Tribunale dei Minori i cui Giudici sono convinti che la ragazza sia stata in qualche maniera plagiata dal fidanzato, il quale ha chiaramente un’indole manipolatoria. Lei racconta di essere rimasta sotto shock per giorni, e di aver litigato con Filippo perché lui era indifferente e le ripeteva È il passato, dobbiamo andare avanti. Verrà condannata a 3 anni e 6 mesi per omicidio premeditato e rapina, passerà 15 mesi in carcere a Firenze e poi tornerà a Rotterdam.
Nel 1990, ad Ancona, si apre il Processo a Filippo De Cristofaro. Elegantissimo, in completo nero con tanto di panciotto a doppiopetto, prende la parola per ripetere la solita versione: Diana era gelosa eccetera eccetera. I Giudici di Ancona ritengono che entrambi gli amanti diabolici volessero uccidere e condannano De Cristofaro a 30 anni per omicidio, più sei anni per rapina e due per soppressione di cadavere.
Curiosamente non viene riconosciuta la premeditazione, nonostante alcuni elementi quali il machete e il Valium, ma non solo. Pieter infatti aveva raccontato che Filippo gli aveva telefonato chiedendogli di raggiungerlo in Italia non il 10 giugno, ma il 9, aggiungendo Abbiamo rubato una barca. Non erano ancora partiti. Inoltre Ennio Melai, titolare di un negozio di nautica a Pesaro, racconta che De Cristofaro aveva comprato da lui le lettere adesive con cui poi aveva modificato il nome del catamarano, una bussola, un conta-nodi elettronico e un pilota automatico. Prima della partenza.
In Appello gli danno l’ergastolo, confermato nel 1991 dalla Cassazione.
De Cristofaro in carcere e l’intervista con Franca Leosini
Torniamo ora all’intervista che Filippo rilascia a Franca Leosini. Come consuetudine, sul finale, la giornalista si informa su come il suo interlocutore passa il tempo in carcere, su come si trova, se pensa al futuro. Il Rambo dei Mari si racconta, spiega che sta studiando informatica nell’ambito di un esperimento voluto dal direttore per lui ed altri detenuti. Le sue giornate, dice, sono fitte: 12 – 13 ore di lavoro, studio e volontariato, nella speranza di un futuro lavorativo al di fuori del carcere. Col senno di poi, è evidente che sta recitando la parte del redento.
La due fughe dal carcere: nel 2007 e nel 2014
Nel 2007 gli viene concesso un permesso premio. Esce dal carcere di Opera e, molto semplicemente, non torna. Lo arrestano un mese dopo ad Utrecht, la città natale di Marco van Basten, dove aveva cercato di incontrare Diana. Lei si era rifiutata di vederlo. Lo portano nel carcere di Porto Azzurro sull’Isola d’Elba, forse nella speranza che la familiare aria di mare gli faccia bene. Nel 2014 gli viene concesso un permesso di tre giorni per festeggiare la Pasqua. Scompare. Va a Milano, cerca aiuto dalle sorelle che però glielo negano. Si sposta quindi in Olanda e tenta di incontrare la figlia – nel frattempo diventata una delle più famose attrici della tv olandese – che a sua volta non vuole sapere nulla di lui. Lo vedono a Marsiglia, poi sparisce.
Nel 2016 viene nuovamente arrestato. Si era nascosto a Sintra, cittadina portoghese del distretto di Lisbona, dove si manteneva facendo lavoretti. Ha un passaporto falso a nome Andrea Bertone. Gli inquirenti sono arrivati a lui perché ha mandato diverse mail a conoscenti in Italia. Lo arrestano su un treno; oltre al passaporto falso gli trovano addosso più di cinquemila euro in contanti. Prima nega di essere Filippo De Cristofaro, poi dice Non pensavo che i poliziotti di Ancona mi perseguitassero così.
Arrestato con passaporto falso, scappa di nuovo
In Italia si brinda. Il Questore di Ancona Oreste Capocasa dichiara Oggi è stato arrestato il più pericoloso latitante italiano non di Mafia. Il Ministro Alfano è lapidario: Alla Giustizia non si scappa.
A De Cristofaro non devono averlo comunicato, perché lui scappa di nuovo. Approfitta di un garbuglio giuridico. È stato infatti arrestato in Portogallo per possesso di documenti falsi e l’Italia ha fatto domanda di estradizione. In questi casi ci vuole sempre qualche mese. Qui però c’è un intoppo: in Portogallo non è prevista la pena dell’ergastolo, quindi il Ministero della Giustizia di Lisbona chiede spiegazioni a quello italiano: la Costituzione portoghese non consente l’estradizione verso Paesi che contemplino una pena massima più lunga di quella prevista dalla legge lusitana. I nostri funzionari rassicurano quelli portoghesi: in Italia l’ergastolo non è quasi mai veramente tale. Poi le comunicazioni fra i due Stati si interrompono, l’Italia attende che il Portogallo le spedisca De Cristofaro.
Epilogo: ad oggi non si sa nulla su dove sia De Cristofaro
Nel febbraio del 2017 si scopre che il Rambo dei Mari è stato scarcerato a ottobre 2016. Al giugno 2025 di Filippo De Cristofaro non si sa nulla.
Per rendere giustizia ad Anna Rita Curina, forse, sarebbe una buona idea andare a dare un’occhiata in Polinesia?