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medico di base

Medico di base: chi è, cosa fa, come sceglierlo, quanto guadagna

Il medico di medicina generale, comunemente noto come medico di base o medico di famiglia, rappresenta una figura centrale del Servizio Sanitario Nazionale italiano, il primo punto di contatto tra il cittadino e il sistema sanitario.

La sua funzione è fondamentale per la prevenzione, la diagnosi precoce, la cura delle patologie acute e croniche, e l’orientamento dei pazienti verso specialisti o strutture ospedaliere quando necessario e, proprio in quest’ottica, il suo ruolo, le responsabilità e le modalità di accesso a questa figura professionale sono essenziali per il cittadino.

Come diventare medico di medicina generale

Come tutti sappiamo, il percorso per diventare medico di base in Italia è lungo e impegnativo, richiedendo una solida formazione accademica e specialistica. Si inizia con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, della durata di sei anni. Successivamente, è necessario superare l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione medica e iscriversi all’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.

Il passo successivo e fondamentale è l’accesso al corso di formazione specifica in Medicina Generale, della durata di tre anni, nei quali i medici in formazione svolgono attività pratiche presso ambulatori di medici di medicina generale, ASL, ospedali e altre strutture sanitarie convenzionate, acquisendo le competenze cliniche e organizzative necessarie.

Al termine del corso e dopo aver superato l’esame finale, si ottiene il diploma di formazione specifica in Medicina Generale, che abilita alla professione.

Differenza tra medico di famiglia e medico di base

In realtà, non esiste alcuna differenza sostanziale tra “medico di famiglia” e “medico di base”. Le due espressioni sono sinonimi e vengono utilizzate indifferentemente per indicare la stessa figura professionale, ovvero il medico di medicina generale convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.

Entrambe le denominazioni evidenziano la relazione di fiducia e continuità che si instaura tra il medico e il paziente (e la sua famiglia) nel corso del tempo, sottolineando il ruolo del medico come punto di riferimento costante per la salute dell’individuo e del nucleo familiare.

Cosa fa il medico di base: ruolo e funzioni

Il medico di medicina generale svolge una vasta gamma di funzioni essenziali per la salute dei suoi assistiti. La sua attività principale consiste nella diagnosi e terapia delle malattie, sia acute che croniche, attraverso visite ambulatoriali e, quando necessario, domiciliari.

È inoltre, responsabile della prescrizione di farmaci, esami diagnostici e visite specialistiche, avendo un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria, attraverso la promozione di stili di vita sani, screening e vaccinazioni, e monitorando patologie croniche come ipertensione e diabete per prevenire complicanze.

In linea generale, il medico di base può essere considerato un “filtro” per l’accesso ai livelli superiori di assistenza, indirizzando il paziente allo specialista più appropriato o al pronto soccorso solo quando strettamente necessario, contribuendo così a un uso razionale delle risorse sanitarie. Infine, rilascia certificati di malattia, certificati per l’attività sportiva non agonistica e altre attestazioni di carattere medico-legale.

Cosa non può fare il medico di base

Come appena detto, il medico di base ha ampie competenze ma anche limiti ben definiti. Può diagnosticare e trattare la maggior parte delle patologie comuni, prescrivere farmaci (anche a carico del SSN), richiedere esami di laboratorio e strumentali, e proporre percorsi terapeutici. Può inoltre effettuare piccole medicazioni, iniezioni e rimozioni di punti.

Ciò che non può fare è eseguire interventi chirurgici complessi o prestazioni diagnostiche altamente specialistiche (come risonanze magnetiche o TAC interpretate da lui stesso), che richiedono l’intervento di specialisti o strutture attrezzate. Non può rifiutare l’assistenza ai propri pazienti salvo giustificati motivi e non può prescrivere farmaci o prestazioni al di fuori delle indicazioni riconosciute o per patologie non di sua competenza specifica.

Non è un medico specialistico, quindi non fornisce pareri o terapie in ambiti specifici come la cardiologia, la neurologia o la ginecologia, ma indirizza il paziente verso lo specialista di riferimento

Medico di base e visite domiciliari

Il medico di medicina generale è tenuto a effettuare visite domiciliari, ma con precise indicazioni. Le visite a domicilio sono previste quando il paziente non è in grado di recarsi presso l’ambulatorio del medico per condizioni di salute che lo impediscono, come gravi patologie, disabilità o allettamento, con alcune fattispecie che sono riconducibili alla legge 104.

La richiesta di visita domiciliare deve essere fatta entro determinate fasce orarie per consentire al medico di organizzarla. Le visite domiciliari urgenti (quelle richieste entro le ore 10 del mattino) devono essere effettuate nel corso della stessa giornata, quelle non urgenti entro il giorno successivo.

È importante sottolineare che il medico valuta l’effettiva necessità della visita domiciliare e può suggerire al paziente di recarsi in ambulatorio se la sua condizione lo permette e se ciò è più opportuno per una diagnosi più accurata, considerando la maggiore disponibilità di strumenti diagnostici nello studio medico, in quanto l’abuso di richieste di visite domiciliari per ragioni non strettamente necessarie può ostacolare il corretto svolgimento dell’attività ambulatoriale del medico.

Quanto guadagna un medico di base

Il guadagno di un medico di medicina generale in Italia non è fisso, ma dipende da diversi fattori, principalmente dal numero di assistiti iscritti al suo elenco e dalla tipologia di prestazioni erogate, in quanto sono convenzionati con il SSN e percepiscono un compenso pro capite per ogni paziente.

A questa quota base si aggiungono entrate per prestazioni aggiuntive (ad esempio, visite domiciliari urgenti, medicazioni, vaccinazioni fuori orario), indennità per zone disagiate o incarichi particolari, e incentivi legati al raggiungimento di obiettivi di salute specifici definiti dagli accordi collettivi nazionali. Generalmente, un medico con il massimale di pazienti (circa 1500) può avere un reddito lordo annuo molto rilevante, sebbene da questo debbano essere detratte le spese per l’affitto dello studio, il personale di segreteria, le utenze, le tasse e i contributi previdenziali.

La scelta del medico di base

La scelta del medico di base è un diritto e un dovere di ogni cittadino iscritto al Servizio Sanitario Nazionale. Generalmente, si sceglie un medico tra quelli disponibili nell’ambito territoriale di residenza, ovvero nel Comune o nell’area geografica di appartenenza. La scelta viene effettuata presso gli uffici anagrafe sanitaria dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di competenza, presentando un documento di identità, la tessera sanitaria e il codice fiscale.

È possibile consultare un elenco dei medici disponibili e verificare la loro disponibilità di posti. La scelta è a tempo indeterminato, ma può essere revocata in qualsiasi momento per sceglierne un altro, sempre presso l’ASL, nel rispetto delle disponibilità e dei massimali. Spesso la decisione finale è influenzata dalla vicinanza dello studio, dagli orari di apertura, e dal passaparola.

In alternativa, si può consultare il sito istituzionale regionale dedicato alla Salute, come ad esempio www.salutelazio.it , e con le proprie credenziali e dati anagrafici verificare la lista dei medici di base ancora disponibili.

Cosa fare se si resta senza medico di base

Rimanere senza medico di base può accadere per diverse ragioni: il medico può andare in pensione, trasferirsi, o raggiungere il massimale di pazienti. In questi casi, l’ASL di competenza dovrebbe avvisare gli assistiti della cessazione dell’incarico del medico. Al riguardo, è fondamentale agire tempestivamente per non interrompere l’assistenza sanitaria, e il cittadino deve recarsi agli sportelli dell’anagrafe sanitaria della propria ASL di riferimento e scegliere un nuovo medico dall’elenco dei professionisti disponibili nel proprio ambito territoriale o, come detto, seguire i passi previsti a livello digitale, precedentemente accennati.

Nel periodo di transizione, in attesa della nuova scelta, l’ASL può indicare un medico sostituto temporaneo o fornire le informazioni su come accedere ai servizi di continuità assistenziale (guardia medica) per le urgenze non differibili.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it