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Cure a domicilio: una questione di civiltà

08/23/2016

Cure a domicilio

Un tema caldo del quale si dibatte da tempo e che porta con sé un indubbio valore sociale vista la delicatezza intrinseca e l’importanza di base a livello di società.
Si parla di persone affette da malattie croniche, non autosufficienti, e per le quali è stata sottoscritta una petizione nazionale con la quale circa 1 milione di famiglie ha richiesto un supporto in termini di riconoscimento di rimborso delle spese vive sostenute per consentire la permanenza al proprio domicilio di questi malati.
In data 8 giugno infatti la petizione è stata annunciata in Senato, dopo essere già passata alla Camera; vediamo di cosa tratta queste petizione e come potrebbe cambiare la norma italiana in riferimento alle cure a domicilio per malati cronici terminali.

Chi ha diritto all’assistenza sanitaria a domicilio:

La premessa dalla quale si parte è l’attuale legge in materia di assistenza domiciliare: in base alle norme sui Lea, i Livelli essenziali di assistenza in campo sanitario, hanno diritto a prestazioni socio-sanitarie residenziali senza limiti di durata:

  • tutti i soggetti anziani malati cronici non autosufficienti;
  • persone con demenza senile;
  • pazienti con rilevanti disturbi psichiatrici e limitata autonomia.

Ebbene partendo da questo, la petizione popolare ha lo scopo di ottenere dal Parlamento una legge che riconosca a tutte queste persone già incluse dalla legge il diritto prioritario a prestazioni sanitarie domiciliari; oltre che un sostegno dal punto di vista di relativi finanziamenti.
Una sorta di rimborso forfetario delle spese vive sostenute dai congiunti di queste persone malate croniche; familiari che, spesso e volentieri, sono costrette a diventare veri e propri badanti della persona malata in quanto non più autosufficiente.

L’importanza di recepire la richiesta:

Una proposta che andrebbe recepita il prima possibile vista l’importanza sostanziale che implica e partendo da un fattore di criticità: l’Italia è molto indietro rispetto al resto d’Europa in termini di assistenza domiciliare.
Nelle scorse settimane sul tema si è speso il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus (Pd), che è anche presidente del Comitato piemontese per i diritti umani, esperienza unica in Italia di associazione a tutela dei diritti umani e all’interno della quale siedono anche le associazioni che tutelano i malati cronici non autosufficienti e le loro famiglie.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso il presidente del Consiglio regionale piemontese, sarebbe ormai arrivato il momento di dar vita alla normativa visto che da poche settimane è stato dato il via libera dal ministero dell’Economia ai nuovi Lea.

I non autosufficienti in Italia:

Per comprendere la portata di questa battaglia basti pensare che i non autosufficienti nel nostro paese sono circa 2 milioni e mezzo; e le ore di assistenza sono mediamente 22 all’anno contro le 28, ad esempio, della Germania.
Carenza cui spesso suppliscono i cosiddetti caregiver familiari, persone che rinunciano a buona parte della loro vita quotidiana per stare vicino a un parente malato cronico ed accudirlo.
La questione va ovviamente oltre ogni colore politico o ideologia di partito; si parla di dare supporto a malati cronici, la cui situazione è già di per sé abbastanza critica, e ai loro familiari; che spesso spendono buona parte del loro tempo ad assisterli e curarli.
Ecco perchè quella dell’assistenza domiciliare per queste persone è più che altro una questione di civiltà; al di là di ogni aspetto.

Erik Lasiola

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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