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AI e giornalismo

Codice deontologico giornalisti, l’articolo 19 che disciplina l’uso dell’AI

Il nuovo codice deontologico dei giornalisti, entrato in vigore nel giugno 2025, rappresenta una svolta fondamentale per la professione, introducendo regole chiare per affrontare le sfide poste dall’era digitale e, in particolare, dall’Intelligenza Artificiale.

L’approvazione di questo nuovo testo da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) ha sancito un processo di revisione necessario per storicizzare le precedenti carte deontologiche e fornire un riferimento normativo agile e aggiornato.

Tra le innovazioni più significative spicca l’articolo 19, interamente dedicato a normare l’utilizzo dell’AI nel contesto della produzione e diffusione delle notizie.

La rivoluzione dell’articolo 19

L’articolo 19 del nuovo codice deontologico si posiziona come un paletto etico, stabilendo un principio chiaro e non negoziabile: l’Intelligenza Artificiale non può in alcun modo sostituire l’attività giornalistica nella sua essenza.

L’AI viene riconosciuta come un potente strumento di supporto, un assistente che può ottimizzare processi come la generazione di titoli, il fact-checking automatizzato su grandi volumi di dati o la personalizzazione dei contenuti, ma non come un sostituto del pensiero critico, della responsabilità editoriale e della mediazione intellettuale che sono proprie del giornalista professionista.

Questa norma non mira a vietare l’uso della tecnologia, ma a disciplinarlo, impedendo derive che possano compromettere la qualità dell’informazione, l’autonomia del professionista e la verità sostanziale dei fatti, che resta l’obbligo inderogabile del giornalista come sancito dalla Legge 69/1963. L’obiettivo è duplice: integrare l’innovazione tecnologica mantenendo saldi i valori fondanti della professione e tutelare il diritto del pubblico a un’informazione trasparente e verificata.

Gli obblighi di trasparenza e responsabilità editoriale

Uno degli obblighi fondamentali introdotti dall’articolo 19 riguarda la trasparenza nell’uso dell’AI. Il giornalista ha il dovere esplicito di segnalare in modo chiaro e comprensibile al lettore, all’ascoltatore o allo spettatore quando l’Intelligenza Artificiale è stata utilizzata per produrre o modificare contenuti. La dichiarazione esplicita non è una mera formalità, ma un atto di lealtà nei confronti del pubblico, permettendo al cittadino di comprendere la genesi dell’informazione che sta ricevendo e di valutarne criticamente l’origine.

Oltre all’obbligo di segnalazione, l’articolo 19 rafforza il concetto di responsabilità. Anche quando i contenuti sono generati, analizzati o assistiti da sistemi di AI, la responsabilità editoriale e deontologica rimane interamente in capo al giornalista e, in ultima analisi, all’editore, il che significa che l’utilizzo di un algoritmo come fonte o strumento non solleva il professionista dal suo dovere di verifica delle fonti e della veridicità dei dati. Il contenuto prodotto dall’AI è un punto di partenza che deve necessariamente passare attraverso il filtro della competenza, dell’esperienza e della sensibilità umana. Il giornalista deve assicurarsi che i dati utilizzati dall’AI siano corretti e che il contenuto finale rispetti tutti gli altri precetti deontologici, come la tutela della dignità della persona, la non discriminazione e la tutela dei soggetti vulnerabili.

Necessità di verifica e ruolo insostituibile dell’uomo

La rapida evoluzione dell’AI generativa solleva il rischio di una proliferazione incontrollata di contenuti non verificati o, peggio, di vere e proprie fake news generate in modo automatico. L’articolo 19 risponde a questa minaccia ribadendo con forza la centralità del lavoro di verifica. La norma sottolinea che l’uso dell’AI, non deve diminuire gli sforzi del giornalista, ma anzi impone a un livello di controllo ancora più rigoroso sulle informazioni.

Il giornalista è chiamato a monitorare l’input fornito all’AI, le metodologie di elaborazione e l’output generato. I sistemi algoritmici, infatti, possono ereditare e amplificare bias o pregiudizi presenti nei dati di addestramento, portando alla produzione involontaria di contenuti distorti o discriminatori. È solo l’intervento umano, fondato sui principi etici e sulla coscienza professionale, che può individuare e correggere queste défaillance algoritmiche.

In questo senso, il nuovo codice non è solo una regola sull’AI, ma una riaffermazione della missione del giornalismo nell’era digitale: essere un custode di verità e un filtro contro la disinformazione. Il giornalismo deve infatti essere un’attività che richiede giudizio, contesto e sensibilità, elementi che l’Intelligenza Artificiale, per quanto sofisticata, non può replicare completamente.

Il contesto normativo

L’introduzione di regole specifiche sull’AI nel codice deontologico italiano si inserisce in un contesto normativo internazionale in rapida evoluzione, che include anche l’AI Act dell’Unione Europea. Il codice italiano, tuttavia, agisce sul piano dell’etica professionale, stabilendo standard che vanno oltre le pure prescrizioni legali e che sono soggetti al giudizio dei Consigli di Disciplina territoriali.

La violazione dell’articolo 19 può quindi portare a sanzioni disciplinari (avvertimento, censura, sospensione, radiazione) e la sua introduzione, è sempre bene sottolinearlo, non è volta a frenare l’innovazione, ma a stabilire un quadro etico essenziale per garantire che l’adozione dell’AI nel giornalismo avvenga in modo responsabile, trasparente e deontologicamente corretto.

Esso garantisce infatti che il giornalista rimanga l’unica figura garante della qualità, dell’integrità e della veridicità dell’informazione, proteggendo così la fiducia del pubblico e la funzione democratica della stampa, abbracciando questi nuovi strumenti, ma mantenendo la propria responsabilità e il proprio insostituibile intelletto umano.

Pierfrancesco Palattella

Giornalista, Web Writer, Seo copy, fondatore di La Vera Cronaca