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Divieto pubblicità giochi d’azzardo: una questione etica

Il tema del gioco d’azzardo continua a far discutere molto nel nostro Paese. A rinfocolare la polemica è l’ormai prossimo approdo in Consiglio dei Ministri del cosiddetto decreto dignità, che oltre ai temi relativi all’eccessiva precarizzazione del lavoro e delle delocalizzazioni va ad affrontare anche la questione della pubblicità riguardante le tante piattaforme di betting e gaming che sono presenti sul territorio italiano e online.
In particolare, il provvedimento firmato dal Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio andrà a proibire la pubblicità, sia essa diretta o indiretta, a favore del gioco d’azzardo. Il che ha causato una levata di scudi da parte di operatori del settore oltre che di altri strati sociali, non ultimo le squadre di calcio professionistico che dalla sponsorizzazione di giochi d’azzardo traggono ormai parte dei loro introiti.

Le statistiche del gaming in Italia

Perché il nostro Paese è così sensibile al gioco d’azzardo? Il motivo risiede soprattutto nel fatto che sono sempre più gli italiani che giocano alle slot machines fisiche oppure nei casinò online proposti da una miriade di gestori.
Basti pensare al proposito come proprio all’Italia spetti un primato europeo poco lusinghiero, quello relativo alla diffusione delle cosiddette macchinette mangiasoldi. Lungo il territorio nazionale se ne può trovare una ogni 143 abitanti, quasi il doppio rispetto alla seconda, la Spagna, ove se ne trova una ogni 245, mentre il podio è completato dalla Germania, con una ogni 261.
Ad esse vanno poi aggiunti oltre 200 sale bingo, più di 1300 luoghi ove si può scommettere su eventi sportivi o anche di altro genere, più di 5mila sale per le videolotterie, 63mila punti vendita ove è possibile acquistare tagliandi per una miriade di lotterie, come i Gratta & Vinci, e migliaia di siti online che propongono giochi da casinò, di cui sono 6mila quelli che sono stati vietati dall’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), l’autorità preposta al controllo del regolare svolgimento di giochi e lotterie in Italia.

Il problema della Ludopatia

Il numero dei luoghi fisici e virtuali ove si può giocare e scommettere è molto elevato, ma è soprattutto un altro dato a far paura: quello relativo al numero dei giocatori italiani. Nel nostro Paese, infatti, ammonta a oltre 17 milioni la platea composta dalle persone che hanno giocato almeno una volta d’azzardo. Mentre sono oltre 2.5 milioni coloro che giocano e scommettono in maniera abituale.
La parola che evoca notevole paura, in particolare nelle famiglie che sono alle prese con il problema, è ludopatia. Si tratta della complessa patologia che colpisce molti giocatori, spingendoli infine a reiterare il loro comportamento sino alla vera e propria ossessione. La vita di queste persone, infatti, ruota intorno al gioco, con la logica conseguenza di una rovina non solo finanziaria, ma anche dal punto di vista delle relazioni lavorative e sociali.
Attualmente sono oltre 7mila i giocatori compulsivi che si sono rivolti alle ASL per avere una assistenza in grado di farli uscire da quella che è ormai una vera e propria spirale, ma si calcola che il loro numero sia notevolmente più alto. Ecco il motivo del grande allarme sociale e delle polemiche che hanno interessato negli anni passati anche il mondo politico.

Lo Stato paga i conto della Ludopatia ma favorisce il gioco

Da più parti, infatti, nel corso degli ultimi anni si è stigmatizzato il controsenso di uno Stato che nonostante i costi sociali della ludopatia favorisce il gioco d’azzardo. Una polemica che è diventata molto forte soprattutto quando i vari esecutivi hanno deciso di graziare le società che gestiscono il settore condonando le cifre astronomiche che pure avrebbero dovuto versare nelle casse statali.
Se da un punto di vista economico si può ben capire il motivo di questo lassismo, considerato come nelle casse statali entrino svariati miliardi di tasse, dal punto di vista etico è stato sin troppo facile per i contrari mettere in risalto come in tal modo si favorisca la rovina economica di intere famiglie.
Il provvedimento messo in cantiere da Di Maio, quindi, sembra porre un primo punto fermo, ovvero il divieto di pubblicizzare il gioco d’azzardo. Potrebbe quindi aprirsi una nuova era nei rapporti tra l’esecutivo e un settore che pure nella sua continua avanzata ha potuto contare su un atteggiamento molto morbido del mondo politico. Resta solo da vedere i prossimi passi del governo.

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