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Gioco d’azzardo, Pavia: la ‘Legge no slot’ non funziona

Se ne era parlato tanto in passato, negli ultimi mesi soprattutto, da quando erano usciti i dati che certificavano come Pavia fosse la capitale italiana del gioco d’azzardo: ad evidenziarlo un articolo del quotidiano New York Times che aveva puntato la lente sul fenomeno del gioco in Italia.
Secondo quel rapporto, il nostro paese sarebbe il quarto mercato al mondo dopo Usa, Giappone e Macao per il gioco d’azzardo; primo mercato d’Europa. Dato del quale non andare certamente fieri. Così come non devono essere stati particolarmente orgogliosi nella città di Pavia ad essere apparsi in prima pagina sul prestigioso giornale di New York con l’appellativo di capitale italiana del gioco d’azzardo

 

Pavia, la Las Vegas italiana:

Si perché il comune lombardo risultava essere in cima nella classifica delle città italiane con la più alta spesa annuale pro capite nazionale per il gioco d’azzardo; 2.125 euro.
Il reportage del New York Times su Pavia aveva fatto emergere una realtà che era già sotto gli occhi di tutti. Nel comune lombardo, scriveva il Nyt, “le slot machine e video lottery varie si possono trovare nei bar, nei tabaccai, dal benzinaio, nei piccoli negozi e nei centri commerciali”.
Contingenza non particolarmente diversa dal resto del paese ma, secondo il giornale statunitense, a Pavia lo si fa in maniera eccessiva tanto che, già in passato, nel pavese si era assistito ad una marcia no slot contro l’epidemia del gioco d’azzardo (http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/05/18/pavia/233015/).

 

Il provvedimento di Pavia contro il gioco d’azzardo:

Sulla scia di quel poco edificante primato e tenendo conto della problematica del gioco d’azzardo che, in Italia, cresce in maniera esponenziale e di pari passo con la crisi, Pavia aveva reagito adottando un provvedimento di forte impatto mediatico: stanziare incentivi per convincere i gestori di pubblici esercizi a disinstallare le slot machine. Per i commercianti disposti ad operare in questa direzione, erano state stanziate somme finalizzate al pagamento di eventuali penali previste nella rescissione dei contratti con gestori e concessionari degli apparecchi.
Una legge ‘no slot’, così era stata definita la misura attuata per combattere la ludopatia, ovvero il gioco d’azzardo patologico: in data 14 febbraio 2014 dal consiglio regionale della Lombardia era stata approvata una delibera aggiuntiva che andava a prevedere un meccanismo di incentivo e di disincentivo che agisce sulla quota regionale dell’Irap prevedendo una maggiorazione per chi mantiene le slot e una riduzione per chi, viceversa, le dismette.
Regione Lombardia che si era già dotata alcuni mesi prima, nel luglio del 2013, di una legge regionale “Norme per prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico” e che con la legge ‘no slot’ si proponeva di assestare un duro colpo al fenomeno del gioco d’azzardo. Ma così non è stato.

 

Il flop della legge: gli esercenti la snobbano

Ad oggi la richiesta degli incentivi comunali per togliere le slot sarebbe arrivata solo da 5 esercenti. E a Pavia sono 140 i locali ad avere le slot. Solo 5 su 140 hanno fatto richiesta degli incentivi del comune per disattivarle. Nelle scorse ore il comune stesso e la Casa del giovane hanno realizzato un sondaggio tra i commercianti (http://www.vita.it/noslot/feder-gli-esercenti-non-vogliono-togliere-le-slot.html) per capire quanti sono a conoscenza di questi incentivi ed in quanti sarebbero disposti a farvi ricorso per disattivare le slot: ebbene di 77 esercenti che hanno accettato di rispondere, solo il 18% reputa giusto l’incentivo di 1.000 euro una tantum erogato del Comune per spegnere le slot.
Per tutti gli altri questa cifra sarebbe troppo bassa o quantomeno non adeguata al guadagno che invece entra proprio grazie alle slot. Dal comune fanno comunque sapere di non poter incrementare il budget previsto per gli incentivi.
Intanto alcuni esercenti a seguito di questo sondaggio hanno chiesto ulteriori informazioni per approfondire la questione, altri si sono detti disposti a valutare la possibilità di staccare le slot. Ma alla fine i numeri parlano chiaro; e sono quelli sopra elencati. Solo in 5 su 140 hanno fatto richiesta degli incentivi del comune per disattivare le slot. E la legge ‘no slot’ rischia di restare semplicemente una buona intenzione smentita dai fatti.

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