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La speranza non fa rumore: vita e difficoltà di un diversamente abile

A volte la vita è proprio bizzarra, generosa, ma anche molto crudele. Perché è proprio la vita che decide cosa deve donarci, e a noi non ci rimane altro che accettare le sue decisioni.
C’è per chi ha deciso che la mattina appena alzato può andare a correre, e c’è per chi ha scelto che la mattina per alzarsi abbia bisogno di qualcuno che lo aiuti. Già, perché per chi vive su una sedia a rotelle, nulla è tutto così semplice.
Si dice che nella vita, per essere veramente felici, bisogna iniziare ad apprezzare le piccole cose, i piccoli gesti. Senz’altro nella vita di un diversamente abile, non mancano i bei momenti come in qualsiasi altra persona normodata, ma è pur sempre vero che a volte ci si sente mancare qualcosa, e forse quel qualcosa sono proprio le azioni quotidiane.

 

Quello che le persone disabili vorrebbero poter fare:

Ci sono molti desideri che ogni ragazzo disabile sognerebbe di poter realizzare, come ad esempio correre sulla sabbia e poi tuffarsi al mare per farsi unanacapri bel bagno; giocare a calcio con gli amici di un’infanzia; aprire lo sportello della macchina alla propria fidanzata e prenderla in braccio per poterla portare a letto, dopo essersi addormentata sul divano.
Cose banali probabilmente, per chi però li vive ogni giorno e non invece per chi non le potrà mai fare. A volte, anche nel poter vedere un bel paesaggio ci si incontrano delle difficoltà, problemi a cui, se solo si volesse, ci sarebbe una soluzione immediata, perché questa volta a crearlo non è stata la vita, bensì l’uomo.

 

La storia di Christian:

A raccontarci le sue difficoltà, è Christian Durso un ragazzo disabile che vive da circa 5 anni ad Anacapri. La sua isola riserva paesaggi spettacolari, in cui lui vorrebbe potersi perdere per ore ad ammirare tanta bellezza, se solo gli fosse concesso. Per arrivare al panorama di cui stiamo parlando il giovane deve attraversare quello scivolo così ripido e pericoloso, troppo pendente perché sono stati aggiunti dei gradini. E poi una volta arrivato al Belvedere Migliera gli tocca guardare il tutto da lontano perché quei pochi gradini gli impediscono di avvicinarsi. Lui ricorda ancora quando da piccolo, con le sue poche forze, quei pochi scalini, era ancora in grado di superarli. Ed oggi vorrebbe poter rivivere quella stessa sensazione, di un bambino spensierato e felice. Dopo anni di sollecitazioni senza avere nessuna risposta, ha esporto denuncia ai Militari ma nonostante ciò il problema ancora persiste.

Voglio anche io poter arrivare sulla terrazza per vedere il mare

Nessuno dovrà più permettersi di dire che un motivo valido per cui io debba andare in quel posto in realtà non ci sia” afferma Christian.
In realtà io sostengo tutt’altro, perché penso che nessuno mi possa privare di un regalo che la natura decide di farmi. Perché anch’io voglio arrivare alanacapri2 belvedere senza dover correre nessun rischio, ed anch’io una volta arrivatoci voglio potermi affacciare sul mare. Anch’io voglio avere il diritto di poter far conoscere il Belvedere a Carmen, una mia amica che è anch’essa su una sedia a rotelle, e poter guardare insieme un tramonto. Voglio affacciarmi su quel mare e potermi perdere nell’orizzonte, quell’orizzonte che mi fa sognare, pensare e sperare. Voglio affacciarmi e vedere i gabbiani che volano lontano fino a perdersi nell’orizzonte, voglio poter sognare di essere uno di loro, immaginando il vero senso di libertà e sperando di poterlo avere anch’io un giorno.
E sì, la vita avrà anche scelto di “tagliare” l’uso delle gambe a Christian, ma nessuno potrà mai “tagliargli le ali”.

 

Carmelina Nicita, Christian Durso

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Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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