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I sindacati in Italia: storia e funzioni

I sindacati rappresentano una delle istituzioni più importanti e radicate nel panorama sociale ed economico italiano. Nati per tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori, hanno attraversato più di un secolo di storia, adattandosi ai mutamenti sociali, economici e politici del Paese.

Nel corso del tempo hanno subito un’evoluzione costante e, per questo, è fondamentale conoscere la loro storia e le loro molteplici funzioni, così da comprendere anche le dinamiche delle relazioni industriali in Italia e il ruolo che queste organizzazioni svolgono ancora oggi nella definizione delle politiche del lavoro e del benessere sociale.

Le origini del sindacalismo

La nascita del sindacalismo in Italia è strettamente legata all’industrializzazione e alla “Questione Sociale” che emerse alla fine del XIX secolo. Le condizioni di lavoro precarie, i bassi salari, gli orari estenuanti e l’assenza di tutele spinsero i lavoratori a organizzarsi. Le prime forme associative furono le Società di Mutuo Soccorso, embrioni di solidarietà che offrivano un primo aiuto in caso di malattia o infortunio.

Parallelamente, si svilupparono le prime Camere del Lavoro, organizzazioni territoriali che riunivano operai di diverse categorie professionali, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e promuovere l’istruzione popolare, la prima delle quali fu fondata a Milano nel 1891.

A livello nazionale, la svolta arrivò con la fondazione della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) nel 1906, su ispirazione socialista, che segnò l’inizio di un sindacalismo moderno, capace di organizzare scioperi su larga scala e di negoziare con gli industriali e il governo. In questo periodo emersero anche le prime organizzazioni di categoria.

La soppressione nel periodo fascista

L’avvento del fascismo segnò un brusco arresto per la libertà sindacale. Il regime di Mussolini, attraverso la legge Rocco del 1926, sciolse i sindacati liberi e proibì lo sciopero e la serrata, sostituendoli con un sistema corporativo, che prevedeva la creazione di corporazioni che riunivano lavoratori e datori di lavoro sotto il controllo dello Stato, con l’obiettivo di far incontrare i rispettivi interessi e prevenire i conflitti sociali.

Di fatto, i sindacati fascisti erano strumenti di controllo e inquadramento della forza lavoro, privi di autonomia negoziale e di rappresentanza reale degli interessi dei lavoratori e, non è un caso, che molti dirigenti sindacali furono perseguitati o costretti all’esilio.

La ricostruzione nel secondo Dopoguerra

Con la caduta del fascismo, il sindacalismo rifiorì e nel 1944, a Roma, venne siglato il Patto di Roma tra le principali forze politiche antifasciste (Comunisti, Socialisti, Democristiani) che portò alla nascita della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), con l’obiettivo di riunire tutti i lavoratori italiani, indipendentemente dalla loro affiliazione politica o religiosa. Un periodo fu caratterizzato da una forte unità sindacale, fondamentale per la ricostruzione del Paese e la tutela dei diritti dei lavoratori nella nascente Repubblica.

Tuttavia, le crescenti tensioni della Guerra Fredda e le diverse visioni ideologiche portarono alla rottura dell’unità sindacale. Nel 1948, la componente cattolica si separò, dando vita alla Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL). Nel 1950, la componente socialdemocratica e repubblicana fondò l’Unione Italiana del Lavoro (UIL). Da quel momento e ancora oggi, il panorama sindacale italiano è caratterizzato dalla presenza di queste tre grandi confederazioni, definite le “Confederazioni Maggiori“.

Le conquiste sociali degli Anni ’60 e ’70

Gli anni ’60 e ’70 rappresentano un’età d’oro per il sindacalismo italiano. Il “miracolo economico” portò a profonde trasformazioni sociali e a un’accresciuta consapevolezza dei lavoratori. Le lotte operaie, culminate nell’Autunno Caldo del 1969, portarono a conquiste storiche.

Venne istituito lo Statuto dei Lavoratori, un fondamento nella legislazione sociale italiana, che ha garantito diritti fondamentali ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro (come libertà di opinione, divieto di indagini sulle opinioni politiche, sindacali e religiose, diritto di assemblea, tutela contro i licenziamenti illegittimi).

I sindacati ottennero un ruolo centrale nella negoziazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che stabiliscono salari minimi, orari di lavoro, ferie, malattia e altre condizioni per intere categorie professionali.

Sempre in quegli anni nacquero i Consigli di Fabbrica e poi delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), organi elettivi che rappresentano tutti i lavoratori di un’azienda, indipendentemente dall’iscrizione al sindacato, e il ruolo di quest’ultimo andò oltre la sola tutela economica, estendendosi alla promozione di riforme sociali (sanità, pensioni, scuola) e alla partecipazione alla vita democratica del Paese.

I sindacati nell’era moderna

Dagli anni 80 fino ai nostri giorni, i sindacati si sono dovuti evolvere e aggiornare alla luce di un contesto in continuo cambiamento e delle dinamiche del mercato del lavoro e del settore industriale.

Una delle prime grandi prove è arrivata dalle ristrutturazioni industriali e dalla crisi economica. Il declino di settori storici e l’avanzare della globalizzazione hanno messo queste organizzazioni di fronte a questioni spinose come la disoccupazione, la delocalizzazione delle aziende e la crescente richiesta di flessibilità nel lavoro.

Parallelamente, come detto, si è assistito a una profonda trasformazione del mercato del lavoro, con l’aumento del lavoro precario, autonomo e atipico che hanno reso molto più difficile per i sindacati organizzare e rappresentare efficacemente ampie fasce di lavoratori, che spesso non rientrano nei modelli tradizionali di impiego.

Un’altra questione importante riguarda l’invecchiamento della forza lavoro e l’arrivo delle nuove generazioni, dovendo riuscire a rappresentare sia i lavoratori più anziani, con le loro esigenze consolidate, sia le nuove leve, che spesso hanno aspettative e priorità diverse riguardo al lavoro e al welfare.

Infine, come noto, la digitalizzazione e l’automazione stanno rivoluzionando il mondo del lavoro, imponendo ai sindacati di acquisire nuove competenze e di negoziare su temi essenziali come la formazione continua, la riqualificazione professionale e la protezione dei dati dei lavoratori, per garantire che il progresso tecnologico sia anche un progresso sociale.

Le funzioni dei sindacati

La loro attività principale è senza dubbio la contrattazione collettiva. È qui che i sindacati si siedono al tavolo con le associazioni dei datori di lavoro, come Confindustria, per negoziare i succitati Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, accordi che definiscono aspetti fondamentali della vita lavorativa, dai salari agli orari, dalle ferie alla malattia, dalla previdenza complementare a molte altre condizioni. A un livello più dettagliato, seguono poi le contrattazioni di secondo livello, che possono essere aziendali o territoriali, e che servono a stabilire condizioni ancora più specifiche.

Oltre a queste negoziazioni, offrono anche rappresentanza e tutela individuale, il che significa che un singolo lavoratore può rivolgersi a loro in caso di problemi come licenziamenti ingiusti, demansionamenti, mobbing o infortuni sul lavoro. Attraverso i loro sportelli e patronati (come INCA CGIL, INAS CISL, ITAL UIL), forniscono un supporto essenziale in ambito previdenziale, fiscale e legale.

Un’altra funzione centrale è la vigilanza e il controllo, assicurandosi che i datori di lavoro rispettino le leggi e i CCNL, intervenendo per segnalare eventuali irregolarità o abusi, partecipando anche attivamente nell’ambito sociale e politico. Non si limitano a intervenire nel dibattito pubblico, ma contribuiscono fattivamente alla definizione delle politiche economiche e sociali del Paese e partecipano a importanti tavoli di concertazione con il governo e le associazioni datoriali, discutendo temi vitali come le riforme del mercato del lavoro, le pensioni, il fisco e le politiche industriali.

Infine, si dedicano alla promozione del benessere sociale, su un’ampia gamma di temi, dalla salute e sicurezza sul lavoro alle pari opportunità, dalla conciliazione tra vita professionale e vita privata all’immigrazione e all’inclusione sociale.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it