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Salario minimo garantito, cos’è e quando nasce in Italia

Il salario minimo rappresenta la retribuzione minima che dovrebbe essere garantita ai lavoratori per una determinata quantità di lavoro, secondo una nozione condivisa. Questa definizione è rinvenibile nei documenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, in particolare nella “General Survey of the reports on the Minimum Wage Fixing Convention, 1970 (No.131)” e nella “Minimum Wage Fixing Recommendation, 1970 (No. 135)”.
È importante distinguere l’istituto del salario minimo dal reddito minimo, che ha lo scopo di garantire un livello minimo di sostentamento a tutti i cittadini, inclusi quelli non occupati, in situazioni di bisogno accertato. Inoltre, il salario minimo non deve essere confuso con il reddito di cittadinanza, che dovrebbe essere un beneficio selettivo, senza considerare le condizioni economiche del beneficiario.

Finalità del Salario minimo garantito

La principale finalità del salario minimo è contrastare la povertà attraverso la garanzia di una retribuzione proporzionata al lavoro svolto. Lo Stato interviene nella contrattazione collettiva per limitare la libera determinazione dei salari da parte del mercato, al fine di aumentare le retribuzioni per coloro che si trovano nella fascia più bassa della scala salariale. Ciò può essere realizzato attraverso tre modalità:

  1. Aumentare il salario al di sopra della soglia di sussistenza, garantendo un livello minimo di sostentamento.
  2. Istituire un salario “living wage”, ovvero una retribuzione che consenta al lavoratore di godere di una qualità di vita superiore alla semplice sussistenza.
  3. Sollevare i lavoratori più poveri verso il limite inferiore della classe media.

Differenza con Reddito di cittadinanza

Il termine “salario minimo” in sostanza si riferisce alla retribuzione più bassa che, per legge, può essere pagata ai lavoratori. Può essere stabilito in base all’ora, al giorno, alla settimana o all’anno. In Italia, al momento, non è previsto un salario minimo, anche se l’articolo 36 della Costituzione sancisce il diritto del lavoratore a una retribuzione adeguata, fornendo un fondamento costituzionale per una legge sul salario minimo.
Spesso si fa un collegamento tra il reddito di cittadinanza e il salario minimo, tuttavia, sono due concetti distinti. Il reddito di cittadinanza è una forma di assistenza che prevede il pagamento di una somma a lavoratori e disoccupati in modo indiscriminato; al contrario, il salario minimo è rivolto esclusivamente ai lavoratori e mira a tutelare coloro che, nonostante abbiano un’occupazione, si trovano vicini alla soglia di povertà.

Salario minimo in Europa

A livello mensile, i paesi dell’area del centro Europa presentano i salari minimi più elevati: in particolare, il Lussemburgo registra il salario minimo più alto (2.387,40 euro), seguito dalla Germania (1.987,00 euro) e dal Belgio (1.955,04 euro). Al contrario, nelle zone più orientali dell’Unione Europea si osservano importi inferiori: la Romania (606,12 euro), l’Ungheria (578,74 euro) e la Bulgaria (398,81 euro).
In 6 paesi dell’UE, il salario minimo mensile supera i 1.500 euro, mentre in 2 paesi la retribuzione si colloca tra 1.000 e 1.500 euro. Vi sono invece 14 stati che presentano un salario minimo inferiore ai 1.000 euro. Cinque paesi dell’UE non hanno una misura di salario minimo: Danimarca, Svezia, Finlandia, Austria e Italia (fonte: https://www.openpolis.it/parole/che-cose-il-salario-minimo/)

Perché la legge sul salario minimo in Italia è meno urgente?

In questa fase storica il tema del salario minimo sta tenendo banco vista la prossima approvazione di una Direttiva anticipata dall’accordo politico raggiunto recentemente presso le istituzioni comunitarie. Una volta approvata dal Parlamento europeo e ratificata dal Consiglio UE, la proposta di Direttiva avrà un forte impatto politico.
La proposta vincola infatti all’adozione di meccanismi che garantiscono un salario minimo solo nei paesi dove non esiste una legge in materia o una copertura adeguata attraverso contratti collettivi: in questo senso l’Italia, pur non avendo una legge sul salario minimo, ha una diffusa pratica di contrattazione collettiva, e quindi non è obbligata ad attuare la Direttiva Comunitaria.
Per il legislatore infatti, una legge sul salario minimo è necessaria solo in situazioni in cui manca una copertura solida e diffusa attraverso la contrattazione collettiva. Invece, in una situazione come quella dell’Italia, in cui nessun datore di lavoro ha la libertà di determinare autonomamente il valore orario del salario, tale legge è meno urgente.

La raccolta firme dell’opposizione

A fronte di questo è partita una raccolta di firme promossa dall’opposizione, composta da Pd, M5s, Azione, Avs e Più Europa, a sostegno della proposta di legge sul salario minimo; è stata creata anche una piattaforma online unitaria, www.salariominimosubito.it. Attraverso i canali social delle forze politiche che appoggiano la legge, si invita la cittadinanza a firmare.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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