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Dentisti italiani e cliniche odontoiatriche: i perchè della guerra

La discussione relativa al decreto legge sulla concorrenza apre un vero fronte di guerra tra dentisti e cliniche dentali. Nel dibattito sul provvedimento è andata a inserirsi nelle ultime ore una modifica promossa dall’Andi, il maggiore sindacato dei dentisti italiani, che prevede l’imposizione alle società di capitale che erogano prestazioni odontoiatriche di avere almeno due terzi delle quote societarie intestate a odontoiatri.
Per effetto di questo provvedimento, i dentisti abilitati vedrebbero aumentare in maniera esponenziale il loro peso nella gestione delle grandi strutture odontoiatriche a differenza di quanto accade attualmente.
Il fatto che un gruppo di senatori abbia deciso di accogliere queste proposte, che l’Andi aveva presentato lo scorso novembre nel corso di una audizione in Senato, è stata ovviamente salutata con estrema soddisfazione dall’ Andi stessa e dall’ Aio, le due principali sigle sindacali della categoria.
In questo modo si andrebbe a mettere un freno alla pratica attualmente in uso che consente anche ad un non iscritto all’Albo degli odontoiatri di essere incaricato in qualità di direttore sanitario di un Centro odontoiatrico.

La realtà delle cliniche odontoiatriche in Italia:

Molto meno sereno il clima sul fronte opposto, in quanto l’approvazione del provvedimento porterebbe ad uno stravolgimento del quadro normativo esistente.
Va peraltro puntualizzato come la possibile retroattività della norma avrebbe quale conseguenza la necessità di riorganizzare gli assetti societari esistenti.
Il provvedimento andrebbe a mettere mano ad un settore che vede oltre 500 cliniche odontoiatriche dislocate attualmente lungo l’intero territorio nazionale. Gli operatori italiani e stranieri che si dividono il mercato sono circa una ventina, con un indotto occupazionale che ammonta a quasi 7mila lavoratori divisi tra medici odontoiatri e personale amministrativo.
Proprio il lato occupazionale è quello che desta maggiore preoccupazione perché, in base alle stime formulate, il decreto legge potrebbe portare ad una contrazione del mercato tale da mandare in fumo una parte di posti non proprio trascurabile.

Quote societarie ai dentisti per tutelare i pazienti:

I sostenitori del decreto affermano che grazie ad esso si andrebbe a tutelare maggiormente il paziente; verrebbe ridimensionata la figura del cosiddetto financial manager, ovvero quella che attualmente ha maggior potere decisionale nelle cliniche dentali sulla base non della qualità prestazionale e terapeutica, ma esclusivamente delle necessità di bilancio.
Un potere smisurato, tra i motivi principali che hanno spinto i dentisti a richiedere la presenza di odontoiatri all’interno del management delle cliniche odontoiatriche.
“Con i nostri emendamenti – ha commentato il Presidente Andi Gianfranco Prada – cerchiamo di mettere un freno alla possibilità per un non iscritto all’Albo degli odontoiatri di essere nominato come direttore sanitario in un centro odontoiatrico.”

Esercizio abusivo della professione:

In riferimento a questo, l’Andi ha presentato un altro punto da inserire nell’emendamento al ddl sulla concorrenza che va a riguardare la creazione di un nuovo articolo, il 47bis, teso a prevedere disposizioni contro l’esercizio abusivo della professione.
Si parla quindi di apportare modifiche al codice penale, che già prevede la sanzione per chiunque abusivamente eserciti una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato e l’iscrizione all’Albo.
Sempre secondo il presidente Andi, “le società di capitali, e addirittura fondi mobiliari di investimento, stanno tentando di invadere il mondo odontoiatrico italiano con l’obiettivo di lucrare in questo ambito.”
E il rischio sarebbe quello che “i piani di trattamento siano stabiliti non da medici ma da direttori commerciali, che il paziente sia considerato un mezzo per fare più prestazioni possibili e quindi più guadagno, dove le scelte sulle terapie sono indirizzate non a preservare la salute ma a trovare quelle cure che più rendono in termini economici.”

La risposta delle maggiori cliniche odontoiatriche italiane:

Le tesi dei dentisti sono decisamente avversate, come logico, dalle società di capitali che gestiscono le cliniche dentali. Proprio nelle ultime ore alcune di esse hanno deciso di pubblicare una lettera a pagamento sui maggiori quotidiani italiani, appellandosi ai senatori affinché il decreto in questione venga lasciato come è stato concepito in origine, senza alcuna modifica.
La lettera è stata firmata da Michel J. Cohen, Chicco Reggiani, Angelo Gottardo, Maurizio Magnolato, Gabriele Colla, e Gabriele Intini, in rappresentanza di sei dei maggiori gruppi del settore.
In sostanza la missiva denuncia quello che viene visto come un atto messo in campo ad opera delle lobby protezionistiche del settore odontoiatrico al fine di limitare il principio di libera concorrenza.
Un atto che avrebbe come naturale conseguenza un freno allo sviluppo avviato, tale da riflettersi anche sugli investimenti futuri. Secondo i firmatari la modifica in questione andrebbe ad introdurre un vincolo non giustificato dalla tutela della salute pubblica e che non avrebbe alcun fondamento economico.

Stesse tutele per i pazienti: nelle cliniche o dal libero professionista

Il dibattito non si è ovviamente chiuso qui; l’Andi ha replicato a queste accuse sostenendo che l’obiettivo della sua battaglia è esclusivamente quello di dare ai pazienti che si recano presso una clinica odontoiatrica le medesime tutele che hanno quando si rivolgono ai dentisti liberi professionisti o agli studi odontoiatrici organizzati in studi associati.
“L’odontoiatria – si legge sempre nella nota emanata dall’ Andi – è forse l’unica branca della medicina per cui i problemi clinici dovuti ad errate cure si manifestano dopo molti anni, non a caso il dentista libero professionista è responsabile per 10 anni dalla cura effettuata. Per questo abbiamo chiesto ai Senatori di accogliere il nostro appello di garantire ai pazienti che si rivolgono alle società odontoiatriche di rispondere di quanto fatto per lo stesso tempo previsto per i dentisti iscritti all’Albo”.
In sostanza la guerra è appena iniziata. Vedremo a breve cosa succederà, anche in fase decisionale e di dibattito parlamentare.

Pubblicato in Focus

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