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I giovani e l’alcol: quando la sete non c’entra

Il dilagante fenomeno di abuso di alcolici da parte dei giovani e giovanissimi ha dato il la a numerose strategie di contrasto a livello europeo per la tutela della salute pubblica (Strategia europea per la riduzione dei danni correlati all’alcol del 2006), accompagnate da iniziative volte a promuovere stili di vita salutari che possano contrastare la diffusione del consumo alcolico (Programma europeo “Guadagnare salute” 2007).
In Italia il Piano Nazionale Alcol e Salute PNAS 2007-2009 promosso dal Ministero della Salute si propone di coordinare le attività di prevenzione per ridurre i danni causati dall’alcol. Già, ridurre i danni, perchè lo scenario davanti al quale ci si trova presenta dati allarmanti ai quali porre rimedio. Negli ultimi dieci anni il consumo di bevande alcoliche fuori pasto è leggermente diminuito tra i soggetti ultra venticinquenni mentre tra i giovani di età compresa tra i 17 e i 25 anni è aumentato del 25% e addirittura del 50% tra i giovanissimi (14-17 anni) (dati Istat 2009).
E allora ecco giungere dall’alto provvedimenti repressivi quali il divieto di consumare alcolici per strada o nei locali pubblici dopo un determinato orario.

Cosa spinge i giovani a bere tanto:

Ma quali sono i motivi che spingono soggetti appena adolescenti ad approcciarsi all’alcol in maniera tanto diffusa (Salute psicologica: i giovani, l’ alcol e le emozioni)? Innanzitutto non può nascondersi la cultura popolare che ha sempre associato il consumo di bevande alcoliche a piacevoli momenti di simposio. Si continua a discutere degli effetti benefici che può portare all’organismo un consumo – assai – moderato di vino, cosa che di certo non può riconoscersi al consumo seppur saltuario di tabacco o di droghe, ma da qui a nascondere i potenziali danni derivanti ai giovani da un incosciente approccio all’alcol ce ne passa.
Quanti giovanissimi provano effettivamente piacere nella degustazione di un buon rosso d’annata o nel sorseggiare un brandy nel corso di sporadiche occasioni speciali? Probabilmente nessuno, perchè i nuovi fruitori del mercato dell’alcol sono bevitori occasionali e compulsivi, che si approcciano a bacco fuori dai pasti e con il solo intento di ottenerne lo sballo. Un simile fenomeno è certamente frutto della difficoltà di molti ragazzi a relazionarsi con la propria famiglia e a sfidare la vergogna di consumare occasionalmente una birra davanti ai propri genitori.
C’è vergogna nel dimostrarsi interessati alla bevanda e così la sbronza si cerca al di fuori delle mura domestiche, trangugiando liquori e superalcolici magari trattenendo l’istinto del vomito, per uniformarsi al gruppo e per sentirsi adeguati ad un modello “vincente”.
Tra gli over 30 il modello del bevitore un pò confuso, perso nei propri pensieri, ottiene sicuramente scarso consenso, ma tra i giovanissimi tira eccome. Mettiamoci poi il fatto che nessun ragazzino teme davvero le conseguenze di una seria ubriacata. Se si ha superato un pò il limite si passerà una giornata un pò intontiti e poi di nuovo pronti a ricominciare.

Bevute compulsive e finalizzate all’ubriacatura:

Anche chi non proverebbe alcuna droga neanche sotto tortura difficilmente si tira indietro davanti ad una “sana” bevuta di gruppo. Niente di più sbagliato. Le conseguenze di simili comportamenti nel lungo periodo sono pressochè sconosciute, ma certamente poco incoraggianti per la salute, oltre a rappresentare un pericoloso rischio di consolidamento di un pessimo rapporto con la bevanda alcolica.
È vero quindi che i più giovani difficilmente bevono davanti ai propri genitori e raramente frequentano ristoranti – dove tra l’altro la somministrazione di bevande alcoliche dovrebbe essere loro impedita – ma è pur sempre possibile acquistare alcolici a prezzi più che accessibili nei supermercati e nei bar, nonostante l’Italia resti uno dei paesi europei in cui il prezzo degli alcolici è piu alto. Colpisce anche un ulteriore dato: il calo del consumo di birra tra i più giovani, maggiormente attratti da bevande a gradazione alcolica superiore.
Questo trend è ulteriormente avvalorato dalla sempre maggior diffusione del fenomeno del cosiddetto “binge drinking”, definito dall’enciclopedia Treccani come l’ubriacarsi fino allo stordimento non come pratica quotidiana, ma in occasione di feste di fine settimana o singole serate trascorse in locali, insieme ad altre persone.
A questo fenomeno se ne sono accompagnati altri, quali il “pub crawling” (più o meno traducibile come “gattonare per pub”: chiaro il riferimento allo stato fisico in cui si ridurranno i partecipanti al tour). Pub crawling consiste nel portare a termine un tour di pub dove poter bere liberamente, previo pagamento di un ticket il cui costo si aggira orientativamente sui 20/30 euro.

Pub crawling e altre tendenze alcoliche:

Inutile sottolineare come l’offerta a gruppi di giovani di quantità illimitate di alcolici senza il minimo raziocinio da parte di alcuni locali pubblici più attenti al proprio tornaconto economico che alla salute dei clienti possa in alcuni casi sfociare in tragedia. È il caso di un giovane morto a Roma lo scorso agosto, caduto nel Tevere dopo una notte di pub crawling, all’esito della quale non è stato probabilmente neanche in grado di rendersi conto di come la sua stessa esistenza stesse per giungere al termine.
Proprio per evitare l’indiscriminata diffusione di pericolose tendenze alcoliche, le autorità della capitale hanno recentemente operato un giro di vite, denunciando 13 persone ed ordinando la chiusura di 33 locali per violazione delle norme su vendita e consumo di alcolici, dopo la scoperta della costituzione di società che, attraverso internet, riuscivano a gestire un flusso considerevole di giovani da coinvolgere nel pub crawling, guadagnando oltre 5 mila euro a sera, ovviamente in nero.

Educare i giovani a un consumo armonioso di alcol:

L’alcol rappresenta inoltre da sempre un richiamo per i giovanissimi anche in virtù degli esempi offerti dalla società e idolatrati anche e nonostante i loro eccessi. Attori e cantanti che contribuiscono a diffondere un modello secondo cui bere fa tendenza. Ed ecco scattare lo spirito di emulazione. E così si punta spesso a coinvolgere i giovani attraverso accattivanti occasioni d’incontro quali gli happy hour, dove si beve a metà prezzo.
Si paga, si beve e si dà il via ad’un’altra serata di eccessi. Alle volte poi può capitare che a quella serata non ne seguiranno altre, perchè mettersi alla guida dopo aver bevuto non è certo decisione saggia. E così il giovane da tutti conosciuto come il classico bravo ragazzo rischierà perfino di rimetterci la pelle, per aver giocato una sera a fare la star. Quando i genitori capiranno che invece di demonizzarne la funzione, dovrebbero illustrare ai propri figli il significato del consumo armonioso dell’alcol, sarà sempre troppo tardi.

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Scritto da

Scrittore tagliente ed ironico; avvocato e romanziere.

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