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Storie segrete di Roma: la Valle dell’Inferno e le fornaci

Nella zona nord-ovest della Capitale facente capo al 18° Municipio, a poca distanza dal Vaticano e dal traffico caotico di Via Baldo degli Ubaldi, sorge un’ ex borgata popolare che i romani della zona ancora oggi chiamano con orgoglio “Valle dell’Inferno”: un nome che potrebbe ingannare per l’apparenza poco raccomandabile che evoca l’espressione.
In realtà essa si riferisce al ricordo delle fornaci che nel passato riempivano di fumo tutto il quartiere e che, fino agli inizi del ‘900, hanno prodotto milioni di mattoni scomparsi definitivamente insieme alle fornaci con l’avvento delle costruzioni moderne e dell’edilizia popolare degli anni’60.
Contro ogni tipo di avversità anche climatica, a pochi passi dall’omonima stazione metropolitana della linea A, resta tutt’ora in piedi la storica fornace Veschi: uno degli ultimi esempi di archeologia industriale presenti nella città.

L’ antica fornace Veschi a due passi dal centro di Roma:

Tuttavia, nonostante sia protetta da un vincolo dei Beni Culturali, questa antica fornace oggi somiglia più ad un rudere sbilenco e pericolante di quasi 30 metri piuttosto che a un prezioso resto archeologico, abbandonata com’è ad un’incuria e ad un degrado tali da averne provocato recentemente anche un piccolo, ma significativo crollo.
I Comitati di quartiere della zona hanno infatti più volte richiesto che il luogo venisse bonificato e riconsegnato agli abitanti, senza però ottenere alcuna risposta da chi di dovere: eppure Valle Aurelia rientra nel progetto di riqualificazione urbana ex Art.11 del Comune di Roma.
“Tutti credevamo che con i lavori della metro la fornace sarebbe crollata” ci spiega una residente mentre aspetta il 495 alla fermata dell’autobus di fronte al tabaccaio in Via di Valle Aurelia. Il crollo, invece, non c’è stato: ma quanto ancora potrà resistere la fornace alle vibrazioni del terreno causate dal passaggio sotterraneo dei vagoni metropolitani?
Un suo cedimento, qualora si verificasse, farebbe inoltre perdere a Roma una testimonianza piuttosto unica di quando nella Capitale, al posto dei palazzi di oggi, c’erano case umili immerse in zone di aperta campagna.

Valle Aurelia e Monte Ciocci:

A pochi metri dalla fornace Veschi, infatti, sorgeva il borgo dei fornaciai: un’insieme di case basse abitate dagli operai che lavoravano nel quartiere. I residenti ci raccontano anche che Valle Aurelia nel tempo è migliorata molto, che oggi è collegata bene con il centro ed è più sicura rispetto agli anni passati, quando si presentava con tutti i problemi e i disagi tipici delle zone di borgata.
Vicino alle case popolari c’è una biblioteca comunale molto frequentata anche dai giovani dei limitrofi quartieri Prati e Balduina, che quotidianamente vengono qui a studiare. La zona, però, andrebbe riqualificata, specialmente in prossimità di Monte Ciocci: un grande spazio verde per il quale era stata precedentemente prevista un’intera bonifica, comprensiva del recupero di un’area destinata espressamente ai bambini.
Ad oggi niente di tutto questo è stato fatto, al pari della messa in sicurezza e della ristrutturazione della fornace, dove sarebbe dovuto sorgere invece un centro socio-culturale destinato ai cittadini.

La riqualificazione della fornace storica:

Eppure il comitato di quartiere nelle sue ultime dichiarazioni ha affermato che il progetto finale era stato approvato già dal 2004. Claudio Ortale e Pio Zappaterreno avevano denunciato anche la periodica presenza di operai che, senza che fosse stata ancora sottoscritta ufficialmente la convenzione tra Comune ed impresa, imperversavano nell’area della fornace stessa intervenendo indisturbati sulle strutture presenti nel complesso, portando cioè avanti lavori presumibilmente privi di autorizzazione.
I cittadini, come riporta sempre il comitato, vorrebbero riappropriarsi di questo sito, orgogliosi anche del fatto che qui Ettore Scola girò il film “Brutti, sporchi e cattivi”, reso celebre non solo dall’interpretazione di Nino Manfredi, ma dalla storia di una famiglia di baraccati che viene raccontata attraverso le riprese originali dei luoghi in cui vivevano gli operai della Valle dell’Inferno. Motivo in più per cui sarebbe davvero un peccato se questo patrimonio della città andasse completamente perduto.

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Scritto da

Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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