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Moneta elettronica contro l’evasione: addio contante

Ancora una volta per cercare di porre un argine all’evasione fiscale emerge la nota proposta già presentata in passato a più riprese, ovvero quella della moneta elettronica e della limitazione all’uso di denaro contante; un’ipotesi allo studio dell’attuale governo e che, ciclicamente, torna ad affacciarsi quale panacea di tutti i mali per fare la guerra agli evasori fiscali.
In queste ore il governo ci sta pensando seriamente ed entro l’estate sull’argomento potrebbe esser varato un decreto per favorire la diffusione della moneta elettronica a discapito dell’utilizzo di denaro contante. Con tutti i pro ed i contro del caso.
Quella dell’evasione fiscale è una battaglia che tutti i governi che si sono susseguiti hanno cercato di combattere ma che raramente ha portato ad esiti positivi; troppo radicato nella mentalità italiana il concetto di evasione, troppo alta (talvolta addirittura insostenibile) la tassazione per liberi professionisti ed imprenditori che spesso sono letteralmente costretti ad evadere il fisco pena la chiusura della propria attività.
Un circolo vizioso dal quale non sembra esserci uscita e che un recente studio firmato dal britannico Richard Murphy, direttore di ‘Tax Research’, ha inquadrato mostrando come il nostro paese detenga il record Ue per evasione fiscale e che questa ci costa oltre 180 miliardi di euro l’anno. Ecco allora che si pensa ad incentivare l’utilizzo di denaro elettronico per limitare quello del contante; che, come noto, può essere fonte di evasione in quanto non tracciabile.

 

Agevolare l’uso del denaro elettronico:

Ciò su cui si sta lavorando è esattamente questo; rendere più agevole (soprattutto da un punto di vista economico) l’uso del denaro elettronico, andando a limitare parallelamente la possibilità di ricorrere al denaro contante, per invogliare i cittadini a farne un maggiore utilizzo. Ecco quindi che si parla di ridurre le commissioni per l’utilizzo delle carte di credito, che ad oggi in Italia sono attestabili in una cifra che varia tra lo 0,4/0,8% sul totale della transazione, soprattutto per quel che riguarda i pagamenti il cui importo è piuttosto limitato.
Attualmente infatti non conviene effettuare pagamenti di piccola taglia utilizzando la carta di credito poiché, per quel che riguarda colui che incassa il pagamento, il margine di guadagno va ad assottigliarsi notevolmente rischiando in taluni casi di scomparire quasi del tutto. Meglio allora affidarsi al contante il cui utilizzo non prevede commissioni e che offre il ‘vantaggio’, qualora lo si voglia, di potere evitare di tracciare il pagamento incassando l’intera cifra in nero con benefici tanto per chi paga quanto per chi incassa.
Ed in effetti il punto centrale della questione sembrerebbe essere proprio questo: non è facile immaginare fino a che punto eventuali regole per limitare la circolazione del contante a vantaggio della moneta elettronica potrebbero essere applicabili a determinate categorie che ad oggi rappresentano i cosiddetti grandi evasori. Si parla ad esempio dei professionisti, spesso inclini a concedere sconti generosi sulle parcelle in cambio della non emissione della fattura; e qui l’esercito è piuttosto cospicuo. Non soltanto medici, avvocati ecc.. ma anche idraulici, elettricisti, muratori e via via tutte le altre categorie difficilmente controllabili.   

 

Come scoraggiare i pagamenti in contanti:

Per scoraggiare l’utilizzo di denaro contante a vantaggio di quello elettronico quindi, la semplice diminuzione delle commissioni per pagamenti con carte potrebbe non bastare: ciò dovrebbe essere accompagnato quantomeno da un contemporaneo aumento del numero dei Pos (provvedimento in fase di studio da parte del governo) negli esercizi commerciali. Per quel che riguarda i grandi evasori di cui sopra, non è dato sapersi come si potrebbe agire per limitarne il ricorso all’evasione.
Un recente studio basato su dati della Banca Centrale Europea ha dimostrato come un incremento di 5 milioni del numero di carte di pagamento sul nostro territorio porterebbe a recuperare 2,6 miliardi di gettito fiscale: anche solamente 1 milione di carte in più porterebbe un incremento di +0,65% del Pil italiano. Vale a dire, oltre 10 miliardi di euro.
Vantaggi che sembrerebbero essere piuttosto allettanti e che dovrebbero essere accompagnati da misure concrete per favorire l’utilizzo del denaro elettronico, oltre che da una campagna di informazione e sensibilizzazione sull’argomento.
Quando infatti si parla di utilizzo della moneta elettronica a discapito di quella contante, spesso,  vengono mosse obiezioni quali quelle relative alla sicurezza ed alla privacy; obiezioni cui si dovrebbe essere in grado di controbattere, informando il cittadino sull’effettivo funzionamento di questo meccanismo (ammesso e non concesso che esso effettivamente funzioni), sui vantaggi che questo porterebbe e, prima di tutto, stabilendo un meccanismo concreto che offra vantaggi per tutti.
Altrimenti quello del passaggio dalla moneta contante allla moneta elettronica rischia di essere una rivoluzione che resterà solo sulla carta.

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