Seguici su:

Archivio Notizie

Letto 4408 Volte
Condividi

Il re degli zingari e il funerale da film americano

Roma, giovedì 20 agosto Parrocchia San Giovanni Bosco. Un feretro arriva a bordo di una carrozza del 1910 con cerchi d’oro trainata da 3 file di cavalli neri. A precederla sfilate di Suv con dentro fiori e petali di rosa.
Un funerale in pieno stile hollywoodiano, una vera e propria coreografia da film che ha accompagnato il feretro di Vittorio Casamonica, 65 anni, boss dell’omonima famiglia. Una cerimonia che ha letteralmente bloccato il quartiere in un giovedì caldo di fine agosto in cui la città si spopola, sotto lo sguardo attonito e sgomento dei pochi romani rimasti in città convinti, forse, di assistere alle riprese di un film.
All’esterno della chiesa una gigantografia del boss con la scritta “Vittorio Casamonica Re di Roma” e sullo sfondo un discutibile fotomontaggio che raffigura il Boss con crocefisso e papalina, accanto al Colosseo e San Pietro, rigorosamente vestito di bianco. Come la purezza.
Una folla orgogliosa applaude alla banda che accompagna il boss sulle note de “Il Padrino” e per l’occasione anche il figlio di Casamonica, attualmente ai domiciliari, ha avuto chissà come il permesso di uscire. Una persona comune avrebbe potuto farlo? O meglio, gli sarebbe stato concesso? Forse no.

Chiesa Don Bosco: tra funerali concessi e negati

Fiori dal cielo, cavalli, carrozze e Rolls Royce hanno accompagnato il feretro in quella stessa chiesa che nel dicembre 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby malato di Sla, che decise volontariamente di morire.
La risposta della chiesa e in particolare del cardinal Ruini alla moglie di Welbi fu lapidaria “l’atteggiamento e la scelta dell’uomo di morire era in contrasto con la chiesa”. Per quale motivo si celebra una funzione religiosa per un boss?
Ricordiamo che nella stessa chiesa nel 1990 fu officiato il rito funebre del Boss della Magliana Renato De Pedis, poi sepolto nella chiesa di Santa Apollinare. Come è potuto accadere? Davvero nessuno era al corrente? Il Re degli Zingari. Così era chiamato Vittorio Casamonica il Padrino della Capitale con un patrimonio di oltre 90 milioni di euro. Ma di chi stiamo parlando esattamente?piergiorgio-welby

Il clan Casamonica

Originari dell’Abruzzo, i Casamonica sono una famiglia di origine Sinti, trasformatasi poi in gruppo comprendente migliaai di affiliati, comparsi anche nell’inchiesta che ha sconvolto Roma “Mondo di Mezzo”. Sotto il loro controllo le zone del Tuscolano e Roma Est.
Il nome di Vittorio Casamonica è stato legato anche alla Banda della Magliana per cui si sarebbe occupato di recupero crediti.
Secondo fonti del Vicariato è stato del tutto normale celebrare un funerale, nonostante qualche mese fa Papa Francesco ha ammonito e ripreso i mafiosi per le loro attività, confermando che questi mali vanno allontanati dalla chiesa. Ma forse a Roma è successo qualcos’altro.

Don Antonio Raspanti e i funerali vietati ai boss:

Il prete si è comportato come doveva, senza sapere chi fosse realmente quel boss. Questa la versione ufficiale. Don Antonio Raspanti vescovo 54enne della diocesi di Acireale (Catania) ha però provato nel 2013 a fare qualcosa contro i mafiosi. Ha firmato infatti un decreto senza precedenti: per i mafiosi condannati in via definitiva che non abbiano mostrato segni di pentimento, il funerale è vietato.
Un plauso venne dall’allora Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, ma di fatto il decreto canonico è rimasto fermo, senza sviluppi. Nel frattempo, dopo le critiche del mondo politico, destra sinistra e centro, ci sono i primi provvedimenti: il pilota dell’aereo che ha lanciato i petali si è visto sospendere la patente, mentre il parroco che ha celebrato l’omelia ha detto che rifarebbe tutto.
Cosa succederà? Forse l’unica cosa chiara è che Roma è sotto lo scacco della mafia e l’inchiesta “Mondo di Mezzo” ne è la prova.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: