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Censimento barboni in Italia: i 50mila senzatetto

Gli homeless o, più prosaicamente, senzatetto se non barboni; un fenomeno piuttosto diffuso nel nostro paese (e non solo) e con il quale sarebbe necessario fare i conti in maniera seria ed efficace. In Italia sono più di 50mila secondo un’indagine di notevole importanza, trattandosi  del primo censimento in assoluto su questo fenomeno, eseguita da Istat, Caritas e Fiopsd (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora) e ministero del Welfare.
Fattore importante dato che in Europa, come anche negli Stati Uniti ed in altri Paesi dell’ Occidente, si è proceduto spesso ad effettuare ricerche nel tentativo di formulare stime anche approssimative della presenza degli homeless, ma i dati raccolti hanno sempre fornito diversi problemi di interpretazione.
Anche per quanto riguarda il nostro paese si è più volte tentato di ricostruire il microcosmo invisibile dei senzatetto non arrivando comunque a dati certi.
Tornando alla rilevazione degli homeless in Italia da poco resa nota, dai dati emerge un quadro molto dettagliato della problematica in generale oltre che dei singoli profili degli individui costretti a vivere questa condizione; il numero esatto sarebbe di 47.648 homeless censiti ma è basato sulla stima dei senza fissa dimora che nei mesi di novembre e dicembre 2011 hanno utilizzato almeno uno dei 3.125 servizi (mense, accoglienza notturna ecc.) garantiti da 727 associazioni nei 158 comuni italiani più importanti.
Per questo quindi, la cifra risulta incompleta (resterebbero fuori coloro che non si rivolgono mai ai servizi o che vivono in comuni molto piccoli) e soggetta ad un margine di errore tale da far optare per un numero finale attestabile a 51.800 persone che vivono la condizione di homeless.

 

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Numeri sui senzatetto in Italia:

Entrando nello specifico di questi numeri, sul totale dei senzatetto presenti in Italia circa 6 su 10 (il 59,4%) sono stranieri: le cittadinanze più rappresentate sono la rumena (11,5%), la marocchina (9,1%) e la tunisina (5,7%). Di questi 50 mila senzatetto in Italia, la maggior parte vive al Nord (58,5%), il 90% circa è di sesso maschile, il 57,9% ha meno di 45 anni, i due terzi hanno la licenza media inferiore e il 72,9% ha dichiarato di vivere da solo.
Solo il 28,3% lavora (occupazioni per lo più a bassa qualifica, a termine o saltuario) e lo fa, mediamente, 13 giorni al mese per poco meno di 350 euro. La maggior parte viceversa (il 53,4%) non lavora e riceve aiuti in denaro da parenti, amici e volontariato.
Venendo alla condizione di homeless ed a come questa si palesa, il 61,9% delle persone senza dimora è finito in strada dopo aver perso un lavoro stabile, mentre il 59,5% dopo essersi separato dal coniuge o dai figli; mediamente le persone senza fissa dimora censite dichiarano di trovarsi in questa condizione da 2,5 anni. Due terzi circa degli intervistati prima di finire per strada vivevano nella propria casa, mentre solo il 7,5% non ne ha mai avuta una.
Da segnalare come quello della mensa sia il servizio più utilizzato: l’89,4% delle persone intervistate ha utilizzato una mensa nell’ultimo anno, il 71,2% l’accoglienza notturna, il 63,1% il servizio docce e igiene personale. Il 45% si è rivolto ai servizi per l’impiego. Fenomeno, quello delle mense, cui avevamo dato ampio spazio dalle pagine del nostro giornale girando nelle mense Caritas di Roma.

 

L’ Unione Europea non vuole più i senzatetto nelle strade:

Ultimo dato interessante e da sottolineare in riferimento all’indagine presentata, è quello relativo alle difficoltà riscontrate da alcuni degli intervistati: circa il 10% delle persone senza dimora ha infatti avuto difficoltà ad interagire con i rilevatori e non è stato in grado di rispondere all’intervista. I motivi sono legati a limitazioni fisiche o disabilità e problemi di dipendenza (76% dei casi); e nel restante numero (1/4 degli intervistati) a difficoltà dovute alla ridotta conoscenza della lingua.
Questi i dati relativi al fenomeno degli homeless (o senzatetto) in Italia: uno dei più degradanti esempi di esclusione sociale e povertà causato spesso da una combinazione di molteplici fattori sociali, personali ed economici e che porta a disagi altrettanto molteplici, da quelli materiali a quelli psicologici e fisici (Isolamento sociale: la mia vita da clochard).
Ricordiamo che nel 2008 il Parlamento Europeo aveva approvato una dichiarazione scritta nella quale si auspicava la fine dell’homelessness (fenomeno dell’ homeless) per le strade d’Europa entro il 2015: per raggiungere tale obiettivo si invitava a sviluppare strategie comprendenti il supporto finanziario, la creazione e il buon funzionamento dei servizi sociali, occupazione, salute e welfare. Il 2015 non è poi così lontano ed il raggiungimento dell’obiettivo sembra ancora utopistico.

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