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L ‘Aquila: gli artisti raccontano la città distrutta

A 18 mesi dal sisma abruzzese, nelle scorse ora da tutta Italia sono giunti a L’Aquila gli “urban sketchers”, espressione che si traduce a fatica con ‘disegnatori metropolitani’ e che indica artisti muniti di caschetto, taccuino, matita e qualche colore per raccontare la città e i segni del terremoto, descrivendo con le immagini il centro storico della città.
A spiegarlo è Marco Preziosi, il portavoce di questo progetto intitolato ‘una carriola di disegni’: “vogliamo raccontare L’Aquila come nessuno ha mai fatto, con matita e taccuino, disegnando dal vero e attraversando le strade e le piazze di questa città silenziosa ma non ancora ridotta al silenzio”.
A gruppi di venti e accompagnati dai vigili del fuoco i disegnatori si sono fermati nelle aree più caratteristiche del centro: Costa Masciarelli, San Marciano, Santa Maria Paganica e San Pietro.
Antonio Di Giandomenico ha spiegato ieri ai partecipanti come “l’ottanta per cento degli edifici residenziali del quartiere di San Pietro dovrà essere abbattuto. Ci auguriamo che ci sia una legge che permetta a questa città di rinascere”.

 

Riflettere sul futuro de l’Aquila:

Anche per questo gli urban sketchers disegnando sul posto, descrivendo la realtà sociale, artistica ed architettonica della città. L’iniziativa ha raccolto inoltre l’adesione del Wwf, con il vicepresidente Raniero Maggini che ha commentato il progetto definendolo “un’occasione per tornare a riflettere, per interrogarsi sul futuro della città, ormai ad un anno e mezzo dall’evento sismico” e che non ha mancato anche di sottolineare come “ad oggi a L’Aquila non si è ancora ricostruito nulla. Si è scelto di costruire qualcosa di nuovo completamente slegato dalla storia e dal tessuto urbanistico cittadino.
E’ ora di avviare una vera ricostruzione attenta al rischio sismico dell’area, ma anche agli aspetti ambientali, efficienza energetica in primis, senza stravolgere l’assetto architettonico di una delle più belle città d’Italia”.
Molte recenti fotografie scattate sul posto mostrano infatti luoghi dove sembra che il terremoto sia successo la notte prima, con il centro chiuso ai cittadini e i cancelli che delimitano la zona rossa dal resto della città o ancora con l’erba e le piante che crescendo in alcune strade restituiscono de L’Aquila l’aspetto di una città ancora sofferente.
Di parecchi edifici restano poi solo le fondamenta, mentre diverse case rimaste in piedi sono ancora “a nudo”, piene di lesioni da cui si scorgono i segni di un tempo interrotto in un momento preciso.
Tutte le iniziative riguardanti quindi la città, come disegnare o fotografare dal vivo i luoghi del terremoto ad un anno e mezzo dal sisma, inevitabilmente riportano alla luce le dichiarazioni politiche a pochi giorni dal sisma, fatte di promesse relative alla ricostruzione e alla risoluzione dei problemi e disagi dei cittadini rimaste però in sospeso o, peggio, cadute nel vuoto.

Pubblicato in Archivio Notizie

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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