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Stragi italiane: via il segreto di Stato

Il governo Renzi è intenzionato a togliere il segreto di Stato sulle stragi; o forse, si potrebbe dire invertendo le parole, togliere il segreto sulle stragi di Stato.
Si perché i fatti di cronaca in questione sono passati alla storia come tali: stragi di Stato. Dall’Italicus fino alla stazione di Bologna passando per la strage di Ustica, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la strage di Piazza Fontana e le stragi mafiose degli anni ‘90: sono questi alcuni dei casi i cui atti dovrebbero essere desecretati se quanto affermato da  Matteo Renzi andrà effettivamente in porto.
Utilizziamo il condizionale perché ad oggi non vi è ancora molto di concreto a livello di pianificazione; la proposta del premier prevede di declassificare tutti i documenti ed atti relativi a queste stragi. Documenti processuali ed atti ad oggi nelle mani dello Stato diventeranno quindi di pubblico dominio, consultabili da tutti i cittadini che vorranno approfondirne gli aspetti.
Un’operazione importante, almeno sulla carta: perché è parere di molti che il tutto potrebbe rilevarsi non utile allo scopo. Che naturalmente è quello di fare un po’ di luce su alcuni fatti che, è strano dirlo, a distanza di anni di luce ne hanno vista ancora poca.

Cosa cambia per le stragi italiane del passato

Le perplessità più evidenti riguardano le resistenze che Renzi potrebbe incontrare in questa operazione, oltre al fatto che quanto verrebbe desecretato potrebbe essere del tutto inutile se è vero che per alcuni casi, come ad esempio quello relativo a Piazza della Loggia, determinate informazioni anche rilevanti non sono nemmeno mai giunte nelle mani della magistratura. Sparite chissà dove o occultate scientemente in una fase precedente. Documenti rilevanti che non sono mai arrivate nelle mani della magistratura per essere vagliate.
Si parla in questi casi dei tanti documenti riservati e rinchiusi nei vati archivi militari, oltre che (se non soprattutto) negli armadi degli uffici dei Servizi segreti.

Il segreto di Stato

E allora ecco che, si obietta, pur togliendo il segreto di Stato dai documenti relativi a quelle stragi si potrebbe far comunque un buco nell’acqua. Certo è che, per amore di chiarezza, il desecretamento sarebbe comunque un passaggio importante. Ancor di più, dovuto. Anzi nemmeno si dovrebbe parlare ancora, a distanza di tutti questi anni, di togliere o meno il segreto. L’errore è stato naturalmente a monte. Ovvero nell’apposizione del segreto di Stato.
Con l’espressione segreto di Stato si intende un vincolo posto per stabilire il divieto di divulgare una notizia, di pubblicare determinati fatti o di prendere visione di documenti ritenuti particolarmente importanti: un obbligo che prevede sanzioni in caso di violazioni. Si tratta di un atto politico che può essere disposto esclusivamente dal Presidente del Consiglio dei ministri in quanto vertice del potere esecutivo e il segreto di Stato impedisce all’Autorità giudiziaria l’acquisizione e l’utilizzazione delle notizie sulle quali è apposto.
In Italia è stato disciplinato per la prima volta nel 1997 con la legge n. 801 del 24 ottobre 1977 ed il provvedimento ha naturalmente fatto spesso discutere creando malumori.

Casi coperti da segreto di Stato

In Italia i casi coperti da segreto di Stato non sono esattamente quantificabili; alcuni di questi sono infatti ancora sconosciuti all’opinione pubblica. Un decreto del 2011 che ha in parte rivisto la disciplina relativa al segreto di Stato stabilisce l’istituzione di un inventario degli omissis di Stato presso l’Ufficio centrale per la segretezza: lì sono contenuti i fascicoli top secret della storia della Repubblica italiana.
I casi noti coperti ancora da segreto di Stato sono ad oggi: la strage di Piazza Fontana, la strage del treno Italicus e quella della stazione di Bologna. Solo per elencare quelli presenti nella lista Renzi.
Vi sono poi i casi del progetto militare Piano Solo del1964; il sequestro dell’imam di Milano Abu Omar, avvenuto nel 2003; il golpe Edgardo Sogno del 1974; il caso della tangente Eni – Petronim datata 1979; la scomparsa di due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, in Libano nel 1980; la vicenda del terrorista nero Augusto Cauchi, le cui tracce si perdono nel 1985; la vicenda dell’Argo 16, aereo precipitato a Porto Marghera nel 1973 e su cui viene apposto il segreto in data 1988 fermando le indagini; la vicenda relativa alla presunta trattativa da parte di alcuni dipendenti Olivetti per vendere ad agenti Kgb un documento Nato ritenuto scottante in quanto contenente informazioni circa un sistema di protezione delle comunicazioni.
Questo per citare i casi noti. Vi sono infatti molti altri documenti ‘classificati’ presso archivi storici di Stato e che sono ancora sconosciuti.

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Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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