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Gli italiani e l’arte di arrangiarsi

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori….e di gente che si arrangia. È una qualità che ci contraddistingue da sempre, quella di cavarcela durante periodi difficili che ci mettono a dura prova. Non è schierarsi solo dove soffia il vento, come gli italofobici amano semplificare, ma una radicata capacità di resistere sviluppatasi nel corso della nostra storia per necessità, per restare in piedi con dignità quando le cose si mettono male.
Il dopoguerra, gli anni di piombo, la fine della prima Repubblica e il buio di Tangentopoli, la recessione e l’entrata in Europa al cardiopalma, come quei calci di rigore che ci hanno fatto vincere un mondiale indimenticabile dopo lo scandalo di Calciopoli: gli italiani qualcosa se la inventano sempre e tirano fuori una eroica capacità di adattamento, che sì magari sconfina anche in furbizia e opportunismo, diciamolo pure senza vergogna.

L’abilità di saperci mettere una pezza

Dopo tutto queste caratteristiche che ci rendono unici al mondo sono i tributati pilastri della commedia all’italiana, come accade nel film di Luigi Zampa dove un irraggiungibile Alberto Sordi interpreta l’italiano trasformista (e voltagabbana) intitolato proprio l’arte di arrangiarsi, del ’54.
Sì perché l’arte di arrangiarsi è nel nostro DNA, ci scorre nel sangue, ed è ciò che mette in luce la nostra capacità di rinnovarci, di rispondere alle emergenze. Non è semplice istinto di sopravvivenza. No, quello ce l’hanno tutti. L’arte di arrangiarsi è una cosa diversa. È l’abilità di saperci mettere una pezza. Di dire, e dirci fra di noi, dai che ce la facciamo, ce la caveremo anche questa volta, qualche cosa ce la inventiamo.
D’altronde è quello che sentiamo ripeterci ormai da mesi: dai palazzi del potere arrivano slogan a destra e sinistra, ce la faremo, andrà tutto bene, restiamo uniti….a cavalcare perfettamente questo aspetto peculiare della nostra italianità, che all’ingegno unisce l’attaccamento alla terra e ai propri cari. Ma quando possiamo dire che l’arte di arrangiarsi sconfina nel fallimento dello Stato? Continuare a doversi arrabattare, alla lunga, può spegnere anche il più ardito degli ingegni creativi?

Se arrangiarsi è conseguenza del fallimento dello Stato

Ce lo domandiamo non solo perché a due mesi dal lockdown la cassa integrazione non è ancora arrivata a moltissimi lavoratori, così come il sussidio dell’inps o i prestiti dalle banche. È da troppo tempo che immaginare il futuro è diventato un lusso nel nostro Paese, dove si guarda sempre al passato e mai in avanti perché fare progetti, immaginare un tempo più lungo dei contratti con data di scadenza ha incenerito quella capacità di essere visionari, ha schiaffeggiato ciò che ci rende speciali, ha sciupato e scippato la voglia di sognare.
Anni di tagli alla sanità, di politiche cieche alle difficoltà lavorative dei giovani e delle donne, di un sistema scolastico che si regge sulle famiglie ci hanno condotto fin qui, sull’orlo di questo baratro. Cosa ci inventeremo questa volta?
Per citare proprio il grande Alberto durante un’intervista “l’Italia non aspetta il governo, si governa da sola. È la famosa arte di arrangiarsi. Gli italiani sono straordinari. Non funzionano gli ospedali? E loro diventano volontari, fanno i turni per assistere chi soffre…. Siamo laboriosi, intelligenti, fantasiosi. Ma non devono esagerare, i politici, perché quando l’italiano si arrabbia, quando dice basta, può diventare anche violento”… O, peggio, senza più voglia di fantasia.

Approfondimenti

Intervista ad Alberto Sordi, L’ITALIA S’ARANGIA https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/14/italia-arrangia.html

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Scritto da

Laureata in Storia dell'Arte. Blogger e viaggiatrice instancabile.

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