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Loghi e certificazioni alimentari, come orientarsi per una spesa consapevole

Nell’era dell’informazione e della crescente attenzione verso la sostenibilità, la salute e la trasparenza della filiera alimentare, le etichette dei prodotti che acquistiamo al supermercato sono diventate veri e propri punti di riferimento, ricche di simboli e diciture che spesso celano un mondo di significati.

La spesa consapevole non è più solo una tendenza, ma una necessità per i consumatori che desiderano fare scelte informate, tutelare la propria salute, supportare pratiche produttive etiche e rispettose dell’ambiente. Al centro di questa consapevolezza vi sono i loghi e le certificazioni alimentari, strumenti fondamentali che garantiscono alle persone l’adesione a specifici standard di qualità, origine, produzione o etica.

L’importanza delle certificazioni

Le certificazioni alimentari non sono semplici “bollinidecorativi, ma il risultato di complessi processi di verifica e controllo condotti da organismi terzi indipendenti. Essi attestano che un prodotto o un processo produttivo rispetta determinati requisiti stabiliti da normative nazionali o europee, o da disciplinari privati.

Un sistema di garanzia fondamentale in quanto tutela il consumatore, offrendo una rassicurazione sulla qualità del prodotto, sulla sua origine e sulle modalità con cui è stato ottenuto, proteggendo da frodi e pratiche ingannevoli.

Inoltre, le certificazioni garantiscono la tracciabilità e la sicurezza, permettendo di risalire la filiera produttiva, dal campo alla tavola, assicurando un controllo costante sulla sicurezza alimentare e, allo stesso tempo, valorizzando le eccellenze, distinguendo i prodotti che si caratterizzando per elementi di unicità, come il territorio e l’applicazione di metodi di produzione tradizionali.

In un’epoca in cui, come detto, la sostenibilità e l’etica sono fattori determinanti, un sistema del genere promuove pratiche agricole e zootecniche più rispettose dell’ambiente, del benessere animale e dei diritti dei lavoratori.

Certificazioni di origine e qualità: DOP, IGP, STG

Saper leggere e interpretare questi loghi permette al consumatore di andare oltre il marketing, scegliendo prodotti che rispecchiano i propri valori e le proprie esigenze.

Al riguardo, l’Unione Europea ha sviluppato un sistema rigoroso per la protezione e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari legati a un territorio specifico e ai processi produttivi, attraverso l’introduzione di marchi di qualità, fondamentali per tutelare l’eccellenza e prevenire le imitazioni.

La certificazione DOP

Partiamo dalla DOP (Denominazione di Origine Protetta), in inglese PDO (Protected Designation of Origin), un logo, riconoscibile per il suo design rosso e giallo con una stella, che indica che un prodotto è originario di un luogo, Regione o, in casi eccezionali, di un determinato paese. La qualità o le caratteristiche di questo prodotto devono essere dovute essenzialmente o esclusivamente a un particolare ambiente geografico e ai suoi intrinseci fattori naturali e umani. Ogni fase del processo di produzione, trasformazione e preparazione deve avvenire nella Regione specifica. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari DOP, a testimonianza della ricchezza della sua tradizione enogastronomica. Esempi famosi sono il Parmigiano Reggiano, l’olio extra vergine di oliva e il prosciutto di Parma.

Le certificazioni IGP

L’IGP (Indicazione Geografica Protetta), in inglese PGI (Protected Geographical Indication), contraddistinto dal logo di colore blu e giallo, identifica un prodotto originario di un determinato luogo, rRgione o paese, alla cui origine geografica sono essenzialmente attribuibili una data qualità, la reputazione o altre caratteristiche. A differenza della DOP, per l’IGP è sufficiente che almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione avvenga nel territorio in oggetto. Questo permette una maggiore flessibilità, pur mantenendo un forte legame con il territorio. Tra gli esempi italiani più noti troviamo la mortadella di Bologna e l’aceto balsamico di Modena.

La certificazione STG

L’STG (Specialità Tradizionale Garantita), in inglese TSG (Traditional Speciality Guaranteed), con il logo anch’esso blu e giallo, tutela le produzioni legate a una ricetta o a metodi di produzione tradizionali specifici, senza essere necessariamente vincolate a un’area geografica. L’enfasi è posta sulla tradizione della preparazione o della produzione, che deve essere comprovata da almeno 25 anni. L’obiettivo è salvaguardare le ricette e le tecniche di produzione consolidate nel tempo, come la mozzarella STG e la pizza napoletana STG.

Questi sistemi di denominazione non solo promuovono il sistema produttivo e l’economia del territorio, ma tutelano anche l’ambiente e la biodiversità, poiché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli ecosistemi.

L’agricoltura biologica

Il logo dell’agricoltura biologica dell’Unione Europea, raffigurante una foglia stilizzata su sfondo verde formata da stelle, è uno dei simboli più riconosciuti e ricercati dai consumatori attenti. Un marchio che garantisce che il prodotto è stato coltivato o allevato secondo i rigorosi standard dell’agricoltura biologica dell’UE, definiti dal Regolamento (UE) 2018/848 (che ha sostituito il precedente Reg. CE 834/2007).

Le norme biologiche prevedono il divieto di utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi, sostituiti da metodi naturali per la difesa delle colture e la fertilità del suolo, nonché l’esclusione di organismi geneticamente modificati (OGM) e loro derivati.

Inoltre, viene stabilita la rotazione delle colture e pratiche di gestione sostenibile del suolo per preservarne la fertilità e la biodiversità ed un elevato standard per quel che concerne il benessere degli animali, che devono vivere in condizioni che rispettano le loro esigenze fisiologiche e comportamentali, con spazi adeguati e accesso all’aperto.

Ovviamente è previsto un sistema completo e rigoroso di tracciabilità e l’intera filiera produttiva è sottoposta a controlli costanti da parte di organismi di certificazione riconosciuti.

Ogni prodotto biologico certificato UE deve riportare sull’etichetta, oltre al logo, il codice dell’organismo di controllo e l’indicazione del luogo di provenienza delle materie prime, fornendo un ulteriore livello di trasparenza e fiducia per il consumatore che cerca prodotti sani e sostenibili.

Altre certificazioni rilevanti per la spesa consapevole

Oltre ai marchi di origine e al biologico, esistono numerose altre certificazioni che guidano il consumatore verso scelte specifiche.

Tra queste possiamo citare il Nutri-Score che, sebbene non sia un logo di certificazione obbligatorio in Italia, è un sistema di etichettatura nutrizionale adottato volontariamente in diversi paesi europei. Utilizza una scala di colori e lettere (da A verde a E rossa) per indicare la qualità nutrizionale complessiva di un alimento, aiutando i consumatori a confrontare rapidamente prodotti simili.

La crescente sensibilità verso le condizioni degli animali negli allevamenti ha portato allo sviluppo anche di schemi di certificazione specifici. In Italia, sta prendendo piede il Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA), una certificazione che attesta il rispetto di standard superiori rispetto alla normativa vigente. Questi schemi si basano su principi quali la libertà dalla fame e sete, dal disagio fisico e termico, dal dolore, dalle ferite e dalle malattie, la libertà di esprimere un comportamento normale e la libertà dalla paura e dall’angoscia. Le aziende certificate SQNBA si impegnano ad implementare buone pratiche e sono sottoposte a controlli e ispezioni regolari da parte di organismi di certificazione.

Per le persone celiache o intolleranti al glutine, il simbolo della spiga barrata (riconosciuto dall’Associazione Italiana Celiachia – AIC) è una garanzia fondamentale e indica che il prodotto è sicuro per il consumo da parte di persone con celiachia, in quanto rispetta requisiti tecnici specifici e le aziende produttrici sono sottoposte a controlli periodici da parte delle associazioni di settore.

Infine, troviamo il Fairtrade, una certificazione che non riguarda direttamente la qualità del prodotto, ma l’equità delle condizioni commerciali per i produttori nei paesi in via di sviluppo, il rispetto dell’ambiente e il divieto del lavoro minorile, sostenendo un commercio più giusto e sostenibile.

Il ruolo degli organismi di controllo

Dietro ogni logo e certificazione vi è un organismo di controllo indipendente e accreditato, che ha il compito di verificare la conformità dei prodotti e dei processi ai disciplinari di riferimento.

Gli enti hanno la responsabilità di effettuare ispezioni regolari, sia annunciate che non annunciate, e prelievi di campioni per analisi e l’affidabilità di una certificazione dipende in larga parte dalla serietà e soprattutto dall’indipendenza dell’organismo di controllo.

Pierfrancesco Palattella

Giornalista, Web Writer, Seo copy, fondatore di La Vera Cronaca