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Populismo: cosa vuol dire realmente questo termine?

Si parla sempre più di populismo all’interno del dibattito politico scaturito negli ultimi anni dalla decisa affermazione di movimenti e partiti che non sono riconducibili alle tradizionali categorie politiche.
L’affermazione tra gli altri del Movimento 5 Stelle in Italia e di Podemos in Spagna, ha costretto il mondo politico ad interrogarsi sulla natura di questi movimenti, catalogati forse in maniera troppo sbrigativa come populisti.
Se però l’intento di chi usa questo termine alla stregua di una clava è quello di sminuire il fenomeno, andrebbe ricordato come in effetti il populismo non sia un termine nuovo, ma affondi anzi le sue radici in un passato non troppo lontano, tanto da poter essere considerato come una sorta di fiume carsico, pronto a scomparire per lunghi periodi, per poi riapparire all’improvviso in superficie.
L’accezione ‘populista’ in sostanza oggi viene attribuita spesso con un significato negativo, per arrecare un’offesa all’interessato. Evidentemente non tutti coloro la utilizzano conoscono il significato reale della parola populismo.

Significato ed etimologia della parola ‘Populismo’

Il significato originario della parola populismo era legato al fatto di andare incontro al popolo assecondandone i desideri. In sostanza, far passare l’idea che il popolo avesse sempre ragione. Cosa si intende più nel concreto? Possiamo capirlo meglio pensando ai cosiddetti discorsi che quotidianamente vengono portati avanti da persone comuni nei bar, sul luogo di lavoro e in altre sedi.
Accostato spesso a torto con la demagogia, il populismo è una forma di attrazione del consenso popolare che si basa su una semplificazione della realtà estremamente cruda. In sostanza fare del populismo vuol dire cercare di arrivare alla pancia della gente con discorsi semplici, legati a problematiche molto avvertite, condendo spesso il tutto con indignazione e sensazionalismo.
I temi cari al popolo trattati esattamente come il popolo vorrebbe che fossero affrontati: ecco in parole semplici il significato politico di populismo. Per alcuni è l’ideologia della democrazia, che è la forma di governo che prevede che sia il popolo, tramite rappresentanti, ad esercitare il potere.

La nascita del populismo e i suoi sviluppi

Il populismo storicamente è nato in Russia, nella seconda metà del XIX secolo, all’interno del movimento socialista e il suo programma mirava in particolare al miglioramento delle condizioni di vita delle classi rurali, ponendo il mondo agricolo come antitesi alla nascente società industriale.
Alla fine del secolo un forte movimento populista si è invece sviluppato negli Stati Uniti grazie all’affermazione del Partito del Popolo, movimento che riprendeva una parte delle idee nate in Russia, adattandole alla specifica situazione statunitense.
E’ però con Juan Domingo Peron, presidente dell’Argentina tra il 1946 e il 1955, che il termine ha assunto una importanza rilevante. Peron, infatti, seppe riunire una serie di elementi tipici del pensiero socialista e fascista, riuscendo a calamitare intorno alla sua persona (e a quella della moglie Eva) un vero e proprio movimento popolare, i descamisados, che gli consentì di dominare la vita pubblica del suo paese prima di essere rovesciato da un colpo di stato militare. La sua importanza a livello ideologico non è però mai venuta meno, se solo si pensa che proprio al peronismo si richiamano i principali politici argentini, ancora oggi.
In Europa fu invece il francese Pierre Poujade a fare del populismo un’arma molto affilata, che gli consentì di assumere un ruolo centrale nel dibattito politico degli anni ’50. La sua dottrina era rivolta in particolare contro l’inefficienza dei lavori parlamentari, visti come un freno nei confronti della potenzialità di categorie come artigiani e commercianti.

Il populismo oggi

Dopo un lungo periodo di oblio, il populismo è tornato a caratterizzare il dibattito politico europeo nel corso degli ultimi anni. A renderlo di nuovo popolare sono stati una serie di fattori, tra cui il più importante può essere considerato il progressivo impoverimento del ceto medio e il rapido scivolamento delle classi popolari verso la povertà.
Al quadro economico si sono poi aggiunti altri fattori non meno importanti, partendo dal discredito sempre più evidente della politica e dal modo in cui si è realizzata la costruzione dell’Unione Europea.
La scelta di privilegiare i bilanci statali alle politiche sociali, ha infatti spinto una fetta sempre più consistente di cittadini ad abbandonare i partiti tradizionali, in particolare quelli che fanno riferimento al socialismo e al pensiero cattolico, e a rivolgere la propria attenzione a chi promette di dare un taglio netto con politiche giudicate sbagliate e spesso punitive.
Non a caso oggi il termine populista è abusato in riferimento a tutti quei partiti o movimenti che propongono una soluzione alternativa all’esistenza dell’unione Europea teorizzando, magari, un’uscita da questa organizzazione internazionale per riprendersi la propria sovranità.
Con il termine populismo sono quindi state bollate realtà molto diverse tra di loro e fondamentalmente anti sistema: come il Movimento 5 Stelle in Italia; Podemos in Spagna; Syriza in Grecia; UKIP in Inghilterra e il Front National di Marine Le Pen in Francia, tanto per citare le più note.
Un vero e proprio calderone che però mette insieme partiti e movimenti che pure hanno poco da spartire tra di loro.

Il fenomeno M5S

In Italia è stato il Movimento 5 Stelle ad essere indicato come populista da osservatori e politologi. Nato nel 2009, ad opera del comico Beppe Grillo, il M5S è ormai considerato il maggior soggetto politico italiano, almeno sulla base dei più recenti sondaggi.
Il pensiero politico del movimento raccoglie elementi di destra e di sinistra, cercando di portarli ad una sintesi in grado di calamitare consensi trasversali. Molto spesso i leader del M5S fanno riferimento alla Questione Morale di Enrico Berlinguer, denunciando in particolare il malaffare ormai imperante e una corruzione endemica.
Altro elemento ideologico che può essere considerato tradizionalmente di sinistra è il reddito di cittadinanza, una forma di assistenza tesa a dare sostegno economico a chi non abbia fonti di sostentamento, in modo da restituirgli non solo dignità, ma anche una certa capacità di consumo che potrebbe dare un decisivo impulso alla crescita economica.
Mentre alla destra tradizionale può essere ricondotto l’atteggiamento di chiusura verso l’immigrazione clandestina, che si è manifestata soprattutto nel corso delle ultime settimane con la polemica contro le ONG.
Posizione questa comune alla Lega Nord di Salvini; altro movimento politico cui, negli ultimi anni, si finisce sempre con l’accostare l’appellativo di ‘populista’ ogni volta che viene nominato.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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