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Spread

Spread, significato e utilità in finanza

Il termine spread, in ambito finanziario, è un vocabolo di origine inglese che letteralmente significa “differenziale” o “scarto“. Sebbene il concetto indichi in generale una differenza tra due valori, due prezzi, due tassi di interesse o due rendimenti di strumenti finanziari analoghi, nell’accezione più comune in Italia, e quella che cattura costantemente l’attenzione dell’opinione pubblica, si riferisce in modo specifico allo scarto di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (i BTP, Buoni del Tesoro Poliennali) e i titoli di Stato decennali tedeschi (i Bund, Bundesanleihe).

Questo indicatore non è un mero dato contabile, ma un vero e proprio termometro della fiducia che i mercati nutrono verso la stabilità economica e la solvibilità del nostro Paese.

In linea generale, lo spread è considerabile come un indicatore di sintesi essenziale che riflette il giudizio dei mercati finanziari sulla sostenibilità del debito e sulla salute economica di un Paese. Un suo livello moderato è sintomo di stabilità e fiducia, mentre un aumento rilevante rappresenta un segnale d’allarme, come ai tempi dell’arrivo del governo tecnico Monti che si traduce in un costo maggiore per tutti gli attori economici, dallo Stato al singolo cittadino.

La definizione finanziaria e il calcolo

Lo spread BTP-Bund si calcola, come detto, misurando la differenza tra il tasso di rendimento del BTP a 10 anni e quello del Bund tedesco di pari scadenza. Il risultato viene espresso in punti base (bp), dove 100 punti base equivalgono all’1% di differenza di rendimento. Ad esempio, se il BTP decennale rende il 4,5% e il Bund rende il 2,5%, lo spread sarà di 2 punti percentuali, ovvero 200 punti base (4,5 – 2,5 = 2,0; 2,0 x 100 = 200).

La scelta del Bund tedesco come benchmark non è casuale: la Germania è universalmente considerata, all’interno dell’Eurozona, l’economia più solida e affidabile. Di conseguenza, i suoi titoli di Stato sono percepiti dagli investitori come un asset privo di rischio (o con il minor rischio possibile) e, di norma, offrono un rendimento inferiore rispetto a quelli degli altri Paesi membri. Un rendimento più elevato di un titolo è infatti inversamente proporzionale alla sua sicurezza percepita: più alto è il rendimento richiesto dagli investitori, maggiore è il rischio che si ritenga di correre nell’acquistarlo.

Lo spread come misura del rischio Paese

L’utilità principale dello spread BTP-Bund risiede nel suo ruolo di indicatore del “rischio Paese” (o Credit Risk) dell’Italia rispetto al benchmark tedesco.

Quando lo spread è positivo (cioè quando il BTP rende di più del Bund), significa che gli investitori richiedono un premio al rischio maggiore per prestare denaro allo Stato italiano rispetto alla Germania. Il premio al rischio è la remunerazione aggiuntiva che l’Italia deve offrire per invogliare gli investitori a comprare il suo debito, percepito come più rischioso.

Un aumento dello spread segnala quindi un aumento della percezione di rischio, spesso legato a fattori come l’elevato debito pubblico, l’incertezza politica, la lentezza delle riforme strutturali o un andamento economico negativo. Viceversa, una compressione dello spread riflette un miglioramento della fiducia nei confronti della capacità dell’Italia di onorare i propri impegni finanziari o, talvolta, un aumento della rischiosità percepita nel Paese benchmark (la Germania), che quindi richiede un premio più alto anche sul Bund.

L’impatto sui conti pubblici e il costo del debito

Un’altra funzione centrale dello spread è il suo impatto diretto sulla finanza pubblica e sull’economia nazionale.

Un aumento dello spread si traduce immediatamente in un maggiore costo di finanziamento per lo Stato italiano. Quando il Governo emette nuovi BTP, deve farlo offrendo rendimenti più alti per competere con l’interesse percepito dai mercati. Se, ad esempio, lo spread aumenta di 100 punti base (l’1%), lo Stato deve pagare l’1% di interesse in più su tutto il debito che viene rinnovato o emesso ex novo.

Data la mole del debito pubblico italiano, anche un piccolo aumento dello spread si traduce in miliardi di euro di spesa aggiuntiva per interessi. Queste risorse sottratte al bilancio pubblico potrebbero altrimenti essere impiegate in investimenti produttivi, sanità o istruzione, incidendo così negativamente sulla crescita potenziale del Paese.

Le ripercussioni sull’economia reale e sul credito

L’influenza dello spread non si ferma alla tesoreria dello Stato, ma si propaga a cascata sull’intera economia reale.

Il tasso di rendimento dei BTP, in quanto risk-free del Paese, funge da tasso base di riferimento per l’intero sistema creditizio. Quando il costo del finanziamento dello Stato aumenta, anche le banche e le imprese private subiscono un innalzamento dei loro costi di raccolta. Le banche, che detengono spesso grandi quantità di titoli di Stato nei loro portafogli, vedono diminuire il valore di mercato di questi asset (a parità di rendimento offerto sui nuovi BTP, i titoli vecchi perdono valore), riducendo il loro patrimonio e la loro capacità creditizia.

Di conseguenza, in presenza di uno spread elevato, gli istituti di credito tendono ad aumentare i tassi di interesse su mutui, prestiti e finanziamenti erogati a famiglie e imprese. Ciò provoca un rallentamento degli investimenti e dei consumi, agendo come un freno per la crescita economica.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it