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Minimarket: le grandi città invase da attività al limite della legge

Recentemente, a causa di alcuni problemi di sovraffollamento del centro storico di Roma, si è tornato a parlare in Italia di minimarket e delle relative licenze necessarie ad un commerciante per aprire un’attività del genere.
Da alcuni anni a questa parte, sfruttando una legislazione non propriamente rigida su questo settore commerciale, in molti hanno messo le mani su un business importante come quello di un minimarket in luoghi strategici.
Attività commerciali che, così come sono nelle grandi città soprattutto a Roma, non vanno in alcun modo ad essere di giovamento al turismo e alla valorizzazione urbana delle aree dove sorgono.

I minimarket che non rispettano i requisiti:

Di recente proprio nella Capitale, a seguito di controlli della polizia locale, sono emersi una serie di minimarket, gestiti soprattutto da extracomunitari, che non rispettavano neanche i requisiti igienici di base.
Il tutto in contesti di un certo rilievo come il centro storico di Roma: in sostanza si va a creare un danno a tutta la città oltre che a chi porta avanti, a fatica, attività commerciali di più alto valore dando risalto magari a prodotti tipici e di qualità.
Ecco perché negli ultimi periodi si è fatta più pressante la necessità, soprattutto nelle aree maggiormente interessate come quella della Capitale, di una rilettura delle leggi che regolano l’apertura dei minimarket.

Come aprire ad oggi un minimarket:

Proviamo a vedere cosa implica, al momento, l’apertura di un’attività di questo tipo e quali licenze sono necessarie.
Il primo passo consiste ovviamente nella scelta del locale idoneo, per spazio, collocazione e forma, a collocare i prodotti in vendita. Dal punto di vista tecnico, se la superficie scelta risulta essere inferiore a 250 metri quadri (e così dovrebbe essere dato che si parla di ‘minimarket’), è sufficiente mandare una richiesta di apertura al comune; ed iniziare ad operare entro e non oltre 30 giorni dalla richiesta.
Si passa poi per la presentazione di una serie di domande per autorizzazioni varie; ovviamente si fa riferimento qui all’apertura di un minimarket che rispetti a pieno la norma vigente. Cosa che, come abbiamo visto, non sempre capita.

La comunicazione unica per l’apertura:

Tutti questi passaggi burocratici, come è stato già anticipato in precedenza, possono essere racchiusi in un unico modulo da richiedere al comune, il quale viene definito Comunicazione Unica, da inviare al registro delle imprese.
La comunicazione unica ha rimpiazzato dal 2010 il vecchio procedimento, secondo cui era necessario utilizzare diverse procedure per ogni ente coinvolto.
L’introduzione dei processi telematici, infatti, ha facilitato notevolmente la comunicazione fra i vari enti della pubblica amministrazione e le imprese; difatti oggi si può effettuare il processo di apertura interamente per via telematica, e la comunicazione unica può essere spedita direttamente al sito del Registro delle Imprese.

Le licenze per aprire un minimarket:

Fatta questa necessaria digressione tecnica, torniamo al discorso licenze che riguarda l’apertura di un minimarket.
Come abbiamo visto, e ciò riguarda l’apertura di qualsivoglia attività commerciale in Italia, è necessario aprire le proprie posizione contributive e fiscali, oltre che pensare alla previdenza degli infortuni sul lavoro.
Con le recenti modifiche al sistema delle licenze, tuttavia, l’esercente di un minimarket deve inviare un’ulteriore richiesta, che prende il nome di modulo SCIA (segnalazione certificata di inizio attività).
In questo modulo, l’imprenditore si assume la responsabilità di descrivere in maniera fedele e compiuta l’attività da svolgere tramite la compilazione dei campi pre-indicati sul modulo e l’eventuale aggiunta di allegati e planimetrie.

Le verifiche da parte degli enti territoriali:

Dopo aver presentato il modulo al SUAP (lo sportello unico attività produttive del comune di appartenenza), gli ispettori verranno inviati dal comune entro 60 giorni a verificare che l’esercente abbia rispettato le norme sanitarie, edilizie ecc., che l’esercente aveva precedentemente auto-certificato nella presentazione dello SCIA.
In caso di mancato adempimento ai requisiti descritti nel modulo, gli ispettori provvederanno alle necessarie sanzioni o al blocco dell’attività produttiva.
E’ inutile precisare che l’adempimento alle norme igienico-sanitarie è sicuramente il primo passo verso l’apertura di un minimarket a norma; così come il rispetto delle norme edilizie ed urbanistiche evita all’esercente problemi con la giustizia e con i periodici controlli dell’amministrazione.
Requisiti che purtroppo non sempre vengono rispettati. E che portano alla proliferazione di attività ai limiti dell’indecenza soprattutto nelle grandi città turistiche, Roma su tutte.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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