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L’inciucio: cos’è, quando si fa, come si fa, chi lo fa

Quella italiana è, senz’altro, una delle lingue più generose, accoglienti e creative: generosa perché quasi ogni parola gode di almeno tre sinonimi (sedia, seggiola, sedile, seggio, posto) e accogliente perché ha la capacità di assorbire con estrema facilità parole estere sia nella loro forma originale (zapping) sia nella loro declinazione italica (download diventa daunlodare cioè scaricare da internet).
Creativa perché sa stare al passo coi tempi e con le situazioni più vivaci e immediatamente, conia vocaboli nuovi come svalvolare, per dire di uno che è fuori di testa, o divorziandi per chi lo ambisce e ancora non lo è o pensionandi per chi magari già dovrebbe, ma ancora non c’è riuscito e magari è pure a rischio di raggiungerla mai, la pensione. Ovviamente tra le nuove parole non possono mancare quelle che derivano dal gergo della politica che quindi si qualificano come di destra o di sinistra. Ahnoi.

 

Scambio di insulti tra la Carfagna e la Mussolini:

La nuova edizione del dizionario Zingarelli annata 2013 non poteva pertanto mancare dal riportarne le novità e quindi ecco emergere, da destra, ‘vaiassa’, leggiadra ed esplicativa espressione con cui l’on. Mara Carfagna ha gratificato la collega di schieramento Alessandra Mussolini, noblesse oblige. Mentre da sinistra spunta ‘inciucio’ parola che, di solito, giornalisti linguacciuti riferiscono a quanto pensa o sta per fare D’Alema Massimo, anche se non più parlamentare.
Di tanto in tanto un colpo di fortuna. Pare che lui, sempre a quanto dicono i giornali maligni, sia un grande estimatore dell’atto medesimo. Inciucio, come anche vaiassa del resto, attinge e rafforza il suo significato anche dal suono stesso del vocabolo. Vaiassa, sarà per la reirerata emissione della vocale “a” e per l’immediato raddoppio della “s” ha un che di sguaiato e di volgarmente plebeo. Che forse questa era l’intenzione. Forse.

 

Il significato di inciucio:

Inciucio, per parte sua, ha un suono grasso, untuoso e trasmette una sensazione di lubrica indecenza. Sprigiona oralità. Sarà perché nel pronunciarlo la vocale che la fa da padrona è la “u” che costringe le labbra a protendersi in avanti e a stare in quella vergognosa postura (a sedere di gallina si potrebbe dire) per tanto tempo, fino alla emissione di tutto il fiato. Modo scurrile e anche un po’ osceno.
E questo senso di volgarità coglie anche chi non ha mai incontrato il vocabolo e lo sente per la prima volta. E così è, infatti. Fare un inciucio dunque significa realizzare un compromesso di natura sconveniente e vergognosa. Qualcosa di cui è bene non raccontare in giro i dettagli. Qualcosa che avviene di nascosto anche se tutti ne sospettano o addirittura conoscono forma e sostanza ma che corre sottotraccia, non si vede. Ché non si deve vedere alla luce del sole. Sostanzialmente si fa ma non si deve dire.

 

L’inciucio in politica:

In politica l’inciucio viene praticato quando non si ha visione, strategia, posizionamento preciso, forza propositiva e capacità di sorta. È la trascrizione in chiave moderna, dato che nulla si crea e nulla si distrugge, del vecchio adagio contadino che “una mano lava l’altra”. Comportamento che i peggio sensali mettevano in pratica laddove ognuna delle due parti aveva magagne da nascondere e da farsi perdonare. Che questo in politica è invece imperdonabile.
Poiché i contadini giocano del loro mentre le poste che piazzano i politici appartengono ai loro elettori. Che poi son quelli che, di solito, ci rimettono. Manifesto iconico dell’inciucio è stato il discorso che Luciano Violante, allora presidente dei deputati Democratici di sinistra-Ulivo, tenne alla Camera il 28 febbraio 2002 (1). A otto anni di distanza svelò l’inciucio del 1994.
Chi pratica l’inciucio vien definito inciucista. L’inciucista è un animaletto antropologicamente particolare, diverso, molto diverso, da tutti gli altri che girano per i corridoi del palazzo. L’inciucista di solito sta con la testa piegata da una parte, quasi mai a sinistra. Parla facendo lunghe pause. Mediamente è ripetitivo: dice e ridice gli stessi concetti ma con con parole sempre diverse, usa noiosi intercalari.

Alleanze, intese, convergenze e mediazioni:

Mentre il suo dire fluisce dalle labbra denso e grasso come il muco dal naso dei bambini il display che ha ben disposto sulla fronte recita ”guarda come te erudisco er pupo.” È pacato, in apparenza, si definisce realista, e spesso lo è addirittura più del re, è costantemente alla ricerca del consenso universale. Quelli che sono da lui più lontani lo attraggono con la stessa forza con cui l’aspirapolvere risucchia i pezzetti di carta, vincere a maggioranza lo considera un peccato quasi mortale.
Adora le alchimie, anche le più bizzarre e le tattiche più spericolate e imbarazzanti. Si pavoneggia. Il sogno della sua vita è fatto di alleanze, intese, convergenze e mediazioni, squazza nell’ecumenismo più trito e per raggiungerlo non esita a sacrificare tutto: gli interessi della sua parte quasi sempre, mai comunque i suoi personali.
Come liberarsi dell’inciucista e dell’inciucio? Di solito l’inciucista fa tutto da solo, le diaboliche alchimie che costruisce gli si avviluppano addosso e lo soffocano. E poi l’inciucista è ammalato di oralità e l’oralità senza controllo produce sfracelli.

 

(1) http://www.youtube.com/watch?v=R1ayeOvurxE

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Scritto da

Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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