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Politica e tagli: tempi duri per il sociale

Tempi duri per le politiche sociali; a seguito dei tagli di spesa infatti, i servizi sociali sono stati nettamente ridimensionati quando non del tutto cancellati. Avevamo parlato negli scorsi giorni del Fondo per la non autosufficienza (Legge Stabilità: cancellato Fondo per non autosufficienze), vale a dire l’istituto preposto a garantire su tutto il territorio nazionale l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti; ebbene con la Legge di stabilità 2011 (ex Finanziaria) il finanziamento per questa voce è stato azzerato, ben 400 milioni di euro che verranno meno da quest’anno.
Discorso simile si potrebbe fare per il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS),vale a dire la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza a persone e famiglie e considerato il padre di tutti i fondi sociali.
Da quest’anno è stato ampiamente ridotto a circa un terzo rispetto a quanto era tre anni fa quando, nel 2008, gli stanziamenti del Bilancio di previsione dello Stato relativi al Fnps erano pari a 929,3 milioni.
Con quelle risorse sono state aiutate le famiglie indigenti a pagare le rette scolastiche, si sono finanziati gli asili nido e le scuole materne, ed è stata sostenuta l’assistenza domiciliare e il volontariato.

 

Tutti i fondi sociali tagliati:

Il Fondo per la famiglia poi (il nostro Paese investe per le politiche familiari meno della metà della media europea), passato dai 185 milioni dell’anno scorso a 51 e che, sempre nel 2008, poteva contare su 346,5 milioni; così come il fondo per affitti, istituito dall’art. 11 della Legge n. 431/98 per offrire un aiuto alle famiglie in affitto che per condizioni economiche disagiate non riescono a sostenere un affitto e che è in costante discesa dal 2008 ad oggi, ed il fondo nidi/infanzia.
Addirittura il Fondo nazionale per il servizio civile degli obiettori di coscienza, istituito dall’art. 19 della Legge 230 del 1998, ha subìto un drastico ridimensionamento; si va dai 299,6 milioni del 2008 ai 171,4 milioni del 2009 e 170,3 milioni del 2010. Dal 2011 le risorse per il Servizio civile nazionale (SCN) saranno diminuite a 113 milioni.
Tracciando un quadro complessivo, quindi, nel 2008 per i fondi sociali più importanti erano stati stanziati più 2 miliardi di euro, quest’anno siamo a meno di un quarto; l’ unico settore che sembra esser stato risparmiato è, al momento, quello del 5xmille, il meccanismo che prevede di devolvere una parte dell’imposta sul reddito per le persone fisiche (Irpef) favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale e che è stato in parte ripristinato dal milleproroghe; così come la social card di cui avevamo parlato negli scorsi giorni (Social Card: la lunga storia di un flop), e che il governo ha deciso di affidare agli enti caritativi presso i quali si avvierà una sperimentazione di 12 mesi.

 

Assistenza sociale a rischio:

Da segnalare che, proprio mentre stiamo scrivendo, si sta tenendo a Roma, presso il Campidoglio, una manifestazione di protesta del nome ‘Roma Social Pride’ per protestare contro lo stato delle politiche sociali nella Capitale; l’iniziativa è stata organizzata da un insieme di associazioni operanti nel settore dei servizi pubblici, della cooperazione sociale, dell’associazionismo e del volontariato.
Così come, sempre in queste ore, a Pescara i sindacati minacciano di occupare il Comune per protestare contro i tagli all’assistenza e ai servizi sociali previsti nel bilancio ancora da approvare ed una rappresentativa di 120 operatori dell’Agorà, la cooperativa addetta all’assistenza sociale che da settembre 2010 non riceve più fondi dalla Regione, è scesa in piazza davanti al Municipio pescarese.
In sostanza, una serie di tagli che hanno colpito pesantemente la spesa pubblica nel corso degli ultimi anni e che sono andati ad abbattersi soprattutto sui servizi sociali minandone da fondamenta l’importante funzione di sostegno; il tutto naturalmente tende a riversarsi principalmente sulle categorie più deboli di cittadini e contribuisce a gravare ulteriormente su altre istituzioni quali le Regioni (anch’esse già alle prese con ristrettezze economiche) che, come abbiamo documentato parlando del Fondo per le non autosufficienze, saranno costrette ad ingegnarsi per sopperire ai tagli e per trovare in autonomia le risorse adeguate.

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