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Giovani ricercatori che emigrano: una politica senza cervelli

Mentre il governo italiano è preso dai molteplici problemi  relativi allla capacità d’indagine di magistratura e forze dell’ordine insieme a quelle della libera stampa, non si vedono all’orizzonte provvedimenti atti a contenere e superare la grave crisi che sta soffocando il Paese, nè si sta cercando di limitare la grave perdita economica che si espande ogni giorno di più, legata anche alla fuga all’estero dei nostri giovani, soprattutto laureati.
Secondo recentissimi dati Ocse, infatti, i lavoratori italiani altamente qualificati impiegati fuori dai confini italiani sono attualmente quasi 400.000: il 7% della popolazione italiana in possesso di laurea.
Se questi vanno a consolidare benessere e ricchezza di altri paesi, la maggior parte di tutti gli altri rimangono a casa, inseguendo aspettative e speranze che hanno ben poche possibilità di realizzarsi.

 

Ricerca scientifica: quanti giovani italiani emigrano

Il nostro Paese, a differenza di molti altri nel mondo, non mette da moltissimo tempo in atto politiche capaci di sfruttare al meglio le nuove energie che sfornano le varie università, lasciando al caso o al metodo usuale delle raccomandazioni la regolazione di tale mercato. Questo modo di procedere reca molti danni nel presente e nelle prospettive future.
Nell’ ambito della ricerca scientifica, per fare un esempio, la grande percentuale di lavoratori italiani qualificati che va all’ estero per trovare un’attività nel settore della ricerca scientifica è il sintomo più evidente del fallimento governativo, oltre a costituire la punta più alta di tale emigrazione rispetto a molti altri paesi.
Si calcola che negli Usa lavorino 9.000 ricercatori italiani, una delle comunità di scienziati europei più numerose in America, pari al 17% dei lavoratori qualificati italiani che hanno trovato impiego negli Stati Uniti. E che i ricercatori italiani che lavorano in altri paesi dell’ Europa siano in numero analogo. In totale, perciò, abbiamo circa 20.000 ricercatori italiani che lavorano all?estero: vale a dire più o meno un quarto dei ricercatori che lavorano in Italia, che sono circa 80.000.

 

All’estero cercano di attirare nuovi cervelli:

Tutto ciò mentre negli altri paesi sia ad economia avanzata sia ad economia emergente si cerca di attirare in ogni modo nuovi “cervelli” dall’ estero. Non solo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma ben 36 paesi in tutto il mondo, le principali economie del pianeta, hanno messo in atto politiche attive per attrarre tali risorse dall’ estero
Con la nota politica nostrana e le sue prassi, l’ Italia, soprattutto nell’ attuale contesto di grave crisi, non sfrutta la potenziale ricchezza rappresentata dalla parte migliore delle sue giovani generazioni. E’ chiaro che il fenomeno è molto conosciuto così come riconosciuta è la sua importanza, ma data l’incapacità notoria della nostra dirigenza e la grande corruzione da cui è contraddistinta, si assiste soltanto a chiacchiere inutili e scarico continuo di responsabilità.
E’ come se davanti ad un popolo assetato ci fosse la possibilità, essendoci l’acqua, di dissetare tutti. Ma ciò porterebbe fuori scena tutti coloro che vivono e speculano attraverso la mancanza d’acqua. Costoro sono coloro i quali impediscono al nostro Paese di progredire.

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Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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