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Carceri: la nuova emergenza suicidi

Prosegue l’emergenza nelle carceri italiane che più volte abbiamo denunciato dalle pagine del nostro giornale: per parlare solo degli ultimi giorni, a Milano Opera e Cremona due detenuti hanno deciso di togliersi la vita portando ad otto i suicidi dall’inizio del 2012.
Quella che si è chiuso è stata una settimana hooribilis come da definizione della Uil Penitenziari che ricorda come “La settimana si chiude con un bilancio davvero tragico: due suicidi di nostri colleghi, in meno di 48 ore (Formia e Sessa Aurunca),  non possono non essere oggetto di quella necessaria e doverosa attenzione che si dovrebbe avere  verso il malessere del personale.”
Il riferimento è rivolto a due casi di suicidi, oltre ai due citati che riguardano detenuti, che hanno visto protagonisti un ispettore e un assistente capo della Polizia Penitenziaria rispettivamente a Caserta e a Roma; il 16 febbraio un Assistente Capo in servizio al Reparto G9 di Roma Rebibbia, 43 anni, sposato e con due figli, si e’ tolto la vita a Formia mentre due giorni dopo, nel casertano, un uomo di 41 anni appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria si e’ tolto la vita nella sua abitazione impiccandosi.

 

Suicidi: non solo detenuti ma anche agenti penitenziari

Va detto per verità di cronaca che, in entrambi i casi, non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto gli uomini a compiere il gesto estremo e quindi non si può ancora stabilire se queste possano essere accostate direttamente alla professione svolta: tuttavia i due casi di suicidi si collocano all’interno di una settimana particolarmente sfavorevole visto anche la decisione di togliersi la vita da parte di due detenuti. Gli ennesimi.
Da un rapporto stilato proprio da Uil Penitenziari che prefissa l’obiettivo di ricostruire tutti i casi critici cui si è assistito da inizio 2012 ad oggi, emergono dati piuttosto allarmanti: 9 detenuti si sono suicidati, 5 sono deceduti per varie cause e a questo vanno aggiunti molti casi di tentati suicidi, aggressioni e ferimenti.  A questi casi documentati ne va purtroppo aggiunto un altro emerso proprio poche ore fa nel carcere di San Vittore di Milano dove un giovane detenuto si è tolto la vita impiccandosi. Numeri e dati che sono lo specchio di un’emergenza molto sentita nel nostro paese e che si cerca di combattere ormai da tempo.
Intanto nelle scorse ore la Camera ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto sulle carceri con 385 voti favorevoli, 105 contrari e 26 astenuti che apporta alcune modifiche al sistema carcerario italiano: prima di tutto il decreto stanzia più di 57 milioni di euro per  potenziare e mettere a norma le infrastrutture penitenziarie.

 

Decreto carceri: quali novità

Viene inoltre aumentato da 12 a 18mesi la pena detentiva che può essere scontata presso il domicilio anziché in carcere (detenzione presso il domicilio non applicabile ai soggetti condannati per delitti gravi quali terrorismo, mafia, traffico di stupefacenti, omicidio, violenza sessuale di gruppo ai delinquenti abituali, ai detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare, e nei casi di concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga).
Viene stabilito inoltre che nei casi di arresto in flagranza il giudizio per direttissima debba essere tenuto entro 48 ore dall’arresto, anziché 96, e che le persone arrestate per reati minori siano custodite nelle camere giudiziarie anziché nei penitenziari.
Provvedimenti con i quali il nuovo governo tecnico vorrebbe mettere un argine all’emergenza carceri che continua ad abbattersi sul paese. I numeri che sono stati divulgati in riferimento ai suicidi nelle strutture detentive sono piuttosto esplicativi e sono destinati a non fermarsi qui: per questo si rendono necessari provvedimenti atti a fornire alla detenzione una dimensione che più le si addice, di recupero oltre che di punizione dell’ individuo; il tutto finalizzato al reinserimento del detenuto stesso, una volta scontata la pena, in società.
Per come è strutturato oggi infatti il sistema carcerario appare inutile quando non dannoso per l’individuo stesso, oltre che per la società che si vede spesso restituire un soggetto non recuperato e portato a delinquere nuovamente. Un sistema carcerario che andrebbe quindi modificato dalla radice perché, così come è, fa acqua da tutte le parti.

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