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Elezioni, ma il Pd e letta hanno vinto veramente?

Da pochi giorni si è conclusa la prima delle due giornate elettorali amministrative. In questo breve lasso di tempo tutti, meno il Draghi Mario che di queste bagatelle se ne impippa, a sgolarsi per dire che la sinistra ha vinto. Qualcuno addirittura ha paventato di vedere i cosacchi abbeverare i cavalli a San Pietro. Non è successo e non succederà.
Anche il Letta Enrico non ha saputo resistere e s’è messo a pontificare sul fatto che “siamo tornati in sintonia con il Paese” e poi s’è lanciato a profetare future alleanze.  Evidentemente il micro successo di questo giro gli ha dato alla testa. Prima di perderla.

Letta e la voglia di alleanze

Il neo-giovane-virgulto non ha grande dimestichezza con la memoria. Ha subito dimenticato che i successi di Bologna e Napoli, quello di Milano con il Pd c’entra come i cavoli a merenda, sono stati conditi da tassi di astensionismo che solo per uno zic non sono bulgari. E se questa è la sintonia con il Paese c’è solo da sperare che la fine del mondo arrivi prima della prossima tornata elettorale.
Dopo di che il suo spirito ecumenico lo porta ad avere visioni mistiche sul futuro della sinistra. Già vagheggia l’Enrico di una macro alleanza che vada da Calenda Carlo a Conte Giuseppe passando dal Renzi Matteo. E con Calenda e Renzi viene difficile parlare di sinistra.

Da Renzi a Calenda: è corso agli alleati

E anche qui un piccolo calo di memoria: con il Renzi Matteo è già alleato, tanto è circondato da renziani e quando tornerà a Montecitorio lo toccherà con mano nel caso non si fosse accorto di chi compone la sua segreteria e capeggi i suoi gruppi parlamentari. E poi c’è la nuova grande voglia: Calenda.
Calenda Carlo che pare abbia vinto arrivando terzo. A Bersani andò peggio: arrivò primo, ma non vinse. Comunque è arrivato terzo a Roma con il 19,87 per cento e con il solito quasi 50% di astensionismo. Quindi a bocce ferme, se tutti votassero, mal contato, vale a livello locale il nove per cento. A livello nazionale invece intorno il 3, sempre con la questione dell’astensione, sempre mal contato, vale la metà: 1% e rotti e da queste basi già pone condizioni. Draconiane. E poi c’è, per l’appunto, il M5S. Un rebus.

 Se Letta vuole i voti della sinistra deve dire con chiarezza cose di sinistra

Forse Enrico Letta sogna di poter fare come Draghi, ma c’è un fatto: Draghi se ne infischia dei partiti che lo sostengono ed essendo un “nominato” se lo può permettere. Enrico invece, forse per la prima volta, ha dovuto fare i conti con i voti. E se vuole i voti della sinistra deve dire con chiarezza cose di sinistra e smettere di essere il turibolo dell’uomo della provvidenza. Difficile. E allora stai ancora sereno Enrico.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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